Il silenzio dell'innocenza
Somaly Mam – Corbaccio – 2006 – pagg. 186
Nel 1996, grazie ai contributi dell'Unione Europea e dell'Unicef, ha fondato l'AFESIP (“Agir pour le femmes en situation précaire). Nel 1998 è stata insignita del Premio Principe delle Asturie per la cooperazione internazionale, su segnalazione di Emma Bonino. Il 17 febbraio del 2006 ha portato la bandiera olimpica alle Olimpiadi invernali di Torino assieme alla keniota Wangari Maathai (Nobel per la Pace 2004), alla scrittrice cilena Isabel Allende e all'attrice e ambasciatrice dell'Unicef Susan Sarandon. Candidata al Premio Nobel per la Pace dalla Regina di Spagna, da anni le televisioni e la stampa di tutto il mondo si occupano di lei. Oggi, Somaly Mam vive vicino a Phnom Penh, la capitale della Cambogia, con i suoi tre figli. Un'infanzia da orfanella affamata in un villaggio di capanne di bambù, l'adolescenza al servizio di un vecchio commerciante che la vende, quindicenne, a un bordello di Phnom Penh, una prima fuga terminata con la carcerazione e finalmente, otto anni più tardi, l'affrancazione dalla schiavitù grazie all'incontro col biologo francese Pierre Legros, il quale sposerà nel 1993. Somaly Mam violenza e povertà le ha conosciute davvero; prima come vittima, poi come testimone diretta, impegnata a strappare dalle stesse migliaia di oppressi. Soprattutto, tante giovani oppresse, ragazzine che hanno trascorso la propria adolescenza – e la loro infanzia – nei bordelli di Cambogia, Vietnam e Tailandia, ricettacoli di infamia tristemente noti anche dalle nostre parti come mete predilette del turismo pedofilo. Ne Il silenzio dell'innocenza, la sua struggente e cruda testimonianza autobiografica, Somaly Mam ripercorre a cuore aperto le tappe fondamentali di un'esistenza in cui la vergogna si è dovuta piegare al coraggio, il dolore al riscatto, la rassegnazione alla voglia di vivere. Uno straordinario attestato di tenacia, un omaggio alla vita da cui non si può non rimanere toccati. E che, non da ultimo, e nonostante le minacce subite a seguito della sua pubblicazione, sgombra il campo da ogni vigliaccheria: “Le ragazze non sono mai consenzienti, soprattutto le più giovani. Piangono tutti i giorni di vergogna e di orrore per essere costrette a eseguire quel che i clienti, uno più orribile dell'altro, pretendono da loro”.