Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 30 - 16 Dicembre 2007 | 0 commenti

Capitolo 5 – Istruzioni per l'uso – Parte Sesta

2002. Il 5 Maggio la Lazio conquista l’ingresso in UEFA sconfiggendo all’Olimpico i sogni dell’Inter che viene scavalcata dalla Juventus, che inaspettatamente è ancora Campione.
Il Presidente allenatore saluta la squadra in partenza.per i Mondiali di Giappone e Corea del Sud. Vinciamo la prima partita stupiti dalle magie di Totti e Vieri, le altre grandi non convincono quanto noi. Purtroppo questo campionato verrà ricordato per il peggior arbitraggio possibile: è un incubo. I nostri gol vengono annullati in un’atmosfera farsesca, mentre la Francia viene eliminata ed il Brasile favorito.
Agli ottavi incontriamo i Diavoli rossi padroni di casa. La partita è comicamente storia: dopo pochi minuti Buffon para un rigore, andiamo in vantaggio ma siamo raggiunti allo scadere dei minuti regolamentari. Ancora il Golden Goal ci condanna: segna un panchinaro del Perugia, si abbatte di nuovo su di noi la maledizione della Corea. Ma il vero protagonista si chiama Byron Moreno: è lui l’arbitro che espelle Totti, annulla il gol regolare di Tommasi e guida lo stadio verso la conquista della immeritata vittoria. La Corea, nello stesso modo, riuscirà ad abbattere anche la Spagna e solo in semifinale sarà abbandonata dagli Dei del calcio.
Ma per noi non c’è Giustizia. La finale è vinta da Ronaldo, che supera due volte l’eroico portiere tedesco Kahn.
A Luglio si dimette il Ministro dell’Interno Claudio Scajola, dopo una delle solite dichiarazioni volgari e offensive cui ormai ci stavamo abituando. In Settembre Gerhard Schroder, Cancelliere socialdemocratico tedesco, riottiene il consenso del Paese, sconfiggendo in extremis l’arrembante ascesa dei conservatori cristianodemocratici. In Brasile vince ancora la Sinistra: Lula, ex operaio e sindacalista, viene eletto plebiscitariamente a ritmo di samba Presidente. Il Brasile sogna anche fuori dagli stadi.

2003. La Repubblica Democratica fondata sul lavoro è sempre più in pericolo e rischia di cedere il passo ad una Monarchia dittocratica fondata su calcio e televisione. Il berlusconesimo vive il suo periodo di massimo splendore.
Cirami, amici e compari, riforme costituzionali, falso in bilancio, barzellette, guerre, conviviali, terroristi islamici, colbacchi, hamburgers, esilii ed esuli, pacche sulle spalle o carezze e contentini. E allora utili, profitti, condanne, cavalli, rinvii, prescrizioni, immunità parlamentare. Crolli annunciati, bond falsificati, vigilanti addormentati, latte scaduto.
Spiacenti ma la decenza l’avevamo finita. E con quella né si rimane fuori di galera, né si rivincono le elezioni. Poi il Milano sul tetto d’Europa, a spese dei tanto invidiati Agnelli, alla vigilia della Presidenza di turno europea, Silvio Berlusconi ueber alles, contro tutti, con il sostegno di tutti, sorriso stampato e doppiopetto blu. Peccato solo per quello scudetto che va a cucirsi sulle maglie bianconere per ricordare al paese la scomparsa dell’Avvocato, la cui indiscutibile superiorità tormenta e incombe su Re Silvio I di Arcore anche dall’Aldilà.

2004. L’anno degli Europei. E delle Europee. L’anno della disfatta, l’anno della resa dei conti, l’anno che non tornano i conti, l’anno che Totti sputa in faccia ad un avversario danese, l’anno che siamo la squadra da battere, l’anno i cui siamo i più forti e i più belli. L’anno in cui i comunisti nordici ordiscono un piano sovversivo e ci buttano fuori dagli Europei. L’anno che a dieci giorni da tutto questo Forza Italia perde 5 punti percentuali alle Europee, l’anno in cui il plebiscito in favore di Citizen Berluskane si risolve in un terremoto politico.
E c’è ancora chi parla di coincidenze.
L’anno del tramonto di Tremonti, l’anno del declassamento dei conti da parte dell’azienda di rating S&P, di note simpatie comuniste e già ratificatrice dei bond Parmalat. L’anno in cui all’Ecofin se ne vedranno delle belle, l’anno dell’interim economico. L’anno in cui il Cav. Banana perde la provincia di Milano, l’anno in cui la nostra città, Bologna, torna ai suoi soliti amministratori. L’anno della schiera di professionisti al servizio della sinistra che rubano i voti al partito del PresdelCons. L’anno del delirio, l’anno in cui i deliri di onnipresenza e di potere del nostro sovrano si manifestano senza ulteriori equivoci. L’anno del Presidente economista e del ritorno alla Reaganomics. Se fa lui il Ministro dell’Economia, vi assicuro che possiamo farlo pure noi. E faremmo anche una discreta figura. Non al livello del Ministro Moratti, ma… L’anno dello Scudetto al Milan, quello dei sogni questa volta. Fossimo stati in Lui, quella sera dal buon Vespa, il contratto con gli italiani lo avremmo stilato buttandola sul calcio. Almeno a quest’ora potremmo esibire un paio di successi. L’anno del taglio delle tasse ad ogni costo, l’anno della retrocessione di Gaucci, l’anno della Fiorentina in A, l’anno della Serie B a 37 squadre, l’anno in cui, seriamente parlando, l’Inter lotterà per lo scudetto e Moratti avrà smesso di sperperare denaro alla faccia di tutti. E di Totti. L’anno in cui Follini fa la voce grossa e in cui tutto sembra tornare all’ordine precedente. L’anno in cui l’Italia si appresta a svegliarsi, l’anno i cui apriremo gli occhi e ci diremo: “Stanotte ho fatto un incubo terribile: pensa, Berlusconi era Presidente del Consiglio, primo azionista RAI, presidente di Lega, Presidente di Mediaset, Ministro dell’Economia e chi più ne ha più ne metta.”
L’anno in cui guarderemo a tutto questo come ad un brutto sogno, l’anno in cui Berlusconi si sarà distrutto con le sue stesse mani, l’anno in cui i comunisti saranno stati a guardare questo spettacolo indegno incapaci anche solo di raggiungere un accordo su un nome, un simbolo per il bene di quelli di quelli che pagano il conto a fine mese. L’anno in cui moriremo tutti democristiani, l’anno in cui capiremo che la tossicodipendenza da calcio in Italia la possiamo curare soltanto con un nuovo sistema calcistico.

L’anno in cui noi, con un certo sorriso sotto i baffi, potremmo concludere il nostro delirante racconto con un meritato e tanto atteso C.V.D.

Forse. Forse perchè come i peggiori virus, certe abitudini sono dure a morire, il lupo perde il pelo e non il vizio e, ugualmente, anche quando sembra ormai spacciato, il sistema calcio riesce in qualche modo a resuscitare ed a tirare a campare fino alla prossima stagione, fino al prossimo scandalo, fino alle prossime dimissioni. Vedete voi, se come e quanto negli anni successivi la Storia ci abbia più o meno dato ragione.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>