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Scritto da nel Numero 30 - 16 Dicembre 2007, Scienza | 0 commenti

Dal mare allo spazio

Dal mare allo spazio

Quando scrisse Dalla Terra alla Luna probabilmente Giulio Verne aveva già intuito che non ci sarebbe voluto troppo tempo perché gli uomini riuscissero effettivamente nell’ impresa. Quello che forse nemmeno la fervida fantasia dello scrittore francese poteva immaginare sono le circostanze che hanno condotto addirittura delle navi dal mare terrestre allo spazio.
La vicenda ebbe inizio alla fine della Prima guerra mondiale, più precisamente nel 1919, in una località della Scozia denominata Scapa Flow, sede di una base della marina inglese. Qui era ormeggiata la flotta imperiale tedesca, composta da corazzate e incrociatori, che dopo la resa della Germania, si era consegnata all’ Inghilterra. L’ ammiraglio tedesco, dopo alcuni mesi di attesa carica di tensione, fu assalito dal dubbio che la Royal Navy intendesse impadronirsi delle sue navi. Era una preoccupazione infondata ma fu sufficiente per segnare il destino della flotta, che, a un segnale convenuto, fu affondata deliberatamente dagli equipaggi. I fondali di Scapa Flow non sono molto profondi, così gli scafi si trovarono sommersi a qualche decina di metri di profondità.
Con molto senso pratico gli inglesi pensarono che fosse un vero spreco lasciare quelle migliaia di tonnellate di ottimo acciaio a giacere in fondo al mare. Fra gli anni venti e trenta vennero avviate le operazioni di recupero di alcune navi che, una volta riemerse furono rimorchiate fino a Rosspith sul Firth of Forth. Per una serie di motivi, non ultimo il fatto che si rivelò economicamente più vantaggioso produrre nuovo acciaio invece di riciclarlo, quei giganti del mare vennero lasciati a galleggiare malinconicamente dimenticati da tutti.
Dopo le esplosioni delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki l’ atmosfera terrestre presentava tracce di radioattività. Una caratteristica che si riscontrava anche nell’ acciaio prodotto successivamente a quei terribili eventi, trattandosi di un materiale il cui processo di produzione richiede molta aria, mentre quello realizzato prima ne era privo. Questa radioattività presente nell’ acciaio in genere non crea problemi nei manufatti che lo utilizzano ma, per quanto bassa, poteva compromettere il funzionamento dei sempre più sensibili strumenti montati sulle sonde spaziali. Il cosmo richiedeva un acciaio purissimo di prima qualità, senza la minima traccia di radiazione, ma dove trovarlo ?
La soluzione venne proprio dalle navi tedesche recuperate a Scapa Flow, che si prestarono egregiamente allo scopo. Così parte di quei giganti del mare è finita progressivamente nello spazio. Prima sulla Luna, con gli aparati lasciati sul satellite dalle missioni Apollo, poi verso Giove, con la sonda Galileo, infine oltre i confini del sistema solare con le sonde Pioneer.

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