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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 30 - 16 Dicembre 2007 | 0 commenti

Il riformismo nel calcio italiano – Appendice Statistica

Il riformismo nel calcio italiano – Appendice Statistica

Nel nostro caro nuovo mondo post-ideologico tutto è azienda e tutto è mercato. Lo Stato si deve comportare come un’azienda (finché non ci si accorge che anche così non ci piace) e l’analisi economica può così liberarsi dei vecchi fardelli industrialisti e veleggiare verso nuovi obiettivi. Le parole tornano verso il proprio significato etimologico originario: azienda dal latino ‘le cose da fare’, mentre mercato diventa ogni luogo dove esistono flussi tra persone (più o meno monetizzabili).

Il nostro caro vecchio calcio è all’avanguardia. Le squadre sono aziende e, quello dei diritti tv istituiti e subito liberalizzati negli anni Novanta (anni di privatizzazione e post-ideologismo selvaggio), un vero e proprio mercato. Nella precedente puntata di questo breve excursus sul riformismo nel calcio abbiamo osservato alcuni miglioramenti apportati dalla nuova regolamentazione di distribuzione dei proventi.

Misuriamoli con gli strumenti della statistica. Un indice di concentrazione viene usato in statistica per misurare in che modo un bene condivisibile è diviso tra la popolazione (in questo caso la nostra popolazione da esaminare sono le società). Si tratta di statistica descrittiva. La cosiddetta curva di Lorenz, sviluppata da Max O. Lorenz nel 1905 come strumento grafico per l'analisi della distribuzione del reddito, rappresenta sul piano cartesiano le frequenze cumulate relative sulle ascisse e, sull'ordinata (asse delle y), le quantità cumulate relative.

Pertanto la distribuzione del reddito sarà tanto più equa quanto più la nostra curva si avvicinerà alla bisettrice del primo quadrante dell’asse cartesiano. Osserviamo che nel nostro caso la curva calcolata con i dati ipotizzati per la nuova distribuzione (fonte Tuttosport) sta sempre sopra alla precedente: l’evidenza statistica conferma come sia stata promossa l’uguaglianza delle condizioni economiche fra le squadre di Serie A.

Insomma: chi ci guadagna? Per un verso ci guadagnano tutte e 20: la torta cresce (valorizzata dall’inflazione e dalla vendita collettiva). Il totale degli euro (in base alle simulazioni al 2010) aumenta da 652.500 a 794.634 (+142.134 euro pari a circa un 20%). La società che aumenta maggiormente l’introito è la Sampdoria di Garrone (+11.972 euro, circa il 54% in più), seguita a ruota dall’Udinese (+11.063 pari ad un incremento del 50,29%); dal punto di vista percentuale guida questa classifica il Catania (+56,6%) seguito dal Livorno (+55,71%) e dalla Sampdoria. Chi guadagna meno di tutti vince invece la palme per essere stato più bravo a valorizzarsi i propri diritti al di fuori dei nuovi parametri oggettivi. Il premio è della Fiorentina (penalizzata con il nuovo calcolo probabilmente dalle stagioni scontate nelle serie minori), seguita dalle grandi: Inter, Milan, Palermo, Juve, Roma, Lazio che percentualmente incrementano gli introiti meno dell’aumento medio. Tra le piccole chi guadagna meno della media in termini assoluti sono Siena e Cagliari, mentre la Juve e la Lazio riescono ad incassare qualche migliaio di euro in più dell’aumento medio. Infine l’ultima constatazione è che – comunque – le uniche squadre ad incassare più della media in entrambe le distribuzioni sono le grandi (Juve, Inter, Milan, Roma, Lazio, Napoli), mentre la Fiorentina scende sotto la media con il nuovo metodo di calcolo.

Gioca con la tabella excel.

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