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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 29 - 1 Dicembre 2007 | 0 commenti

In Emilia-Romagna rimane la progressività per classi sull'addizionale regionale all'Irpef

L'Emilia-Romagna non fa marcia indietro sull'addizionale regionale all'Irpef 2007: rimane il criterio di progressività per classi di reddito che consentirà un introito aggiuntivo per l'amministrazione regionale, quantificabile in qualche decina di milioni di euro su 180 milioni di euro previsti dall'aumento dell'addizionale. Non viene dunque applicata la progressività per scaglioni, attuata invece dall'impianto nazionale dell'Irpef (oggi Ire), e neppure un correttivo d'imposta per arginare i cosiddetti “salti di imposizione” che si verificano per tutti i contribuenti che si trovano al margine delle classi di reddito stabilite.

Grazie al principio dell'autonomia finanziaria di entrata e di spesa (art. 119 della Costituzione), l'Emilia-Romagna con legge regionale n. 116 del 15 novembre 2006 ha previsto per tutti i redditi generati a decorrere dal 2007 e dichiarati nel 2008 un passaggio dalla cedolare secca dello 0,9% a quattro aliquote differenziate per livello di reddito: 1,1% per i contribuenti con reddito imponibile non superiore a 15.000 euro; 1,2% per i contribuenti con reddito imponibile compreso fra 15.001 e 20.000 euro; 1,3% per i contribuenti con reddito imponibile compreso fra 20.001 e 25.000 euro; ed infine 1,4% per i contribuenti con reddito imponibile superiore ai 25.000 euro. Il criterio di progressività per classi, su cui è improntata la manovra regionale, prevede che una volta individuata la fascia di reddito di appartenenza, l'aliquota corrispondente si applica sull'intero reddito imponibile e non per scaglioni come l'Irpef. Ad esempio un contribuente con un imponibile di 22.000 euro dovrà pagare 1,3% sull'intero reddito e non 1,1% sui primi 15.000, più l'1,2% sugli ulteriori 5.000 e 1,3% sugli ultimi 2.000 euro così come previsto dall'Irpef a livello nazionale. Questo metodo applicato dall'Emilia-Romagna, e ancora prima dal Piemonte e dal Veneto, pur essendo progressivo, poiché l'imposta aumenta in modo più che proporzionale all'aumentare dell'imponibile, determina fenomeni di incoerenza nella tassazione. «Per la teoria economica il metodo della progressività per classi è puramente irrazionale e non dovrebbe trovare applicazione anche a livello regionale», afferma Paolo Bosi, docente di scienza delle finanze dell'Università di Modena. Chi dichiarerà, infatti, un reddito di 20.001 euro superando di un solo euro la seconda classe di reddito, si vedrà applicata l'aliquota addizionale dell'1,3% su tutto l'imponibile per un totale debito di imposta pari a 260 euro. Con il criterio di progressività per scaglioni il debito di imposta ammonterebbe a 225 euro. Gioenzo Renzi, consigliere regionale di Alleanza Nazionale, ritiene che «questa applicazione dell'addizionale all'Irpef sia ingiusta e distorta perché colpisce in maniera ancora più pesante i contribuenti oltre all'aumento dall'unica aliquota dello 0,9% per tutti i redditi». Flavio Delbono, vicepresidente e assessore alle finanze della Regione Emilia-Romagna, ha fatto sapere invece che «non saranno applicati correttivi d'imposta in quanto il criterio di progressività adottato nel disegno dell'addizionale all'Irpef serve proprio ad avere un gettito fiscale maggiore di qualche decina di milioni di euro».

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