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Scritto da nel Bologna, Numero 29 - 1 Dicembre 2007 | 0 commenti

Mettiamo le mutande al nettuno

Erano più o meno le dieci. Stavo camminando per la vasca olimpica invernale all'aperto di Bologna, il Pratello, immerso in un silenzio assoluto, interrotto solo da “Gooood niiiiight ladiiiies, ladiieess goood niight”[1] intonata da un vecchio ubriacone in fondo alla via, probabilmente dedicata alla stessa Bologna.

Ero sorpreso da questa quiete, quand'ecco, che alzando gli occhi al celo, vidi una polverina luminosa scendere dal cielo. “Ma che ca…” non feci in tempo a finire la frase che mi comparve davanti una fatina. “Andreino, ma cos'è questa faccia. Non mi dire che anche stasera hai avuto uno dei tuoi vuoti di memoria, smemoratello!” Mi disse con fare bonario.

“Fata Bigotta, che piacere vederti! Scusa ma lo sai che sono un po' rinc…ehm rimast…”

“Non starai mica dicendo una parolaccia?”

“No no, volevo dire..sai il vino…un po' quaion”

“Cosa????” rispose facendosi rossa in viso.

“Noooo, cos'hai capito, quaion, nel senso di grossa quaglia. Ma dimmi un po', come stai?”

“Bene bene, solo un po' stanca. Sai, questa città mi da tanto da fare. Non ho fatto in tempo a fare l'incantesimo su quei ragazzacci che avevano fatto la manifestazione con quel nome orribile…”.

Capendo dalla mia faccia che non afferravo il nome proseguì “dai quello con la Madonna che piangeva in maniera brutta”, zero assoluto nella mia memoria, “si insomma quello dove la Madonna…ma non starai esagerando con sto vino?”

“No, è che mi tocca studiare”.

“Aah ecco. E poi quella cioccolataia, che ha fatto la cioccolata a forma di…di ecco…”

“DI PEZZOLONE” dissi contento tutto di un fiato per dimostrare che il vino faceva bene.

Gioia tramutatasi un istante dopo in panico quando vidi l'espressione che si era disegnata sul volto di Fata Bigotta.

“Ti prego, no mi è scappata”

“Che non capiti mai più!Lo sai cosa succede dopo, vero?! comunque, fortuna che è intervenuta Fata Santandrea a fermarla con un incantesimo. Sapessi in cosa l'ha tramutata?” e inizio a ridere tutta compiaciuta”

“No in cosa?”

“In una suora” continuando a ridere soddisfatta.

“Socmél!”

La sua espressione si fece nera.

“Vabbè, ma almeno questa esclamazione potrò ancora dirla?”

“Si, ma assicurati che non ti senta nessuno! Ciao Andretto, ti saluto che c'è un ubriacone da fermare”

“No ma perché? canta una bella canzone” borbottai a bassa voce.

“Cosa?”

“Niente niente, booon dai, ciao!”

E Fata Bigotta scomparve, riportando dopo pochi istanti il silenzio più assoluto nella vasca olimpica invernale all'aperto di Bologna.

Proseguii a camminare verso il centro della città, nel silenzio e solitudine più totale.

Nel frattempo la memoria mi era tornata.

Fata Bigotta venne a salvare Bologna venne poco tempo addietro, nel periodo in cui Bologna era l'Amsterdam d'Italia.

Era piena di studenti provenienti da tutta Italia e anche dall'estero, che venivano a far finta di studiare a Bologna, attirati da questa fama di perdizione che accompagnava la città delle tue torri.

Arrivavano, ed era come salire su un ottovolante, dal quale era impossibile scendere.
Al che, una setta segreta, la “Congrega di Strazamaron”, assistendo impotente a tutta questa dissolutezza e perdizione, evocò Fata Bigotta dal Regno del Torpore, la quale intraprese una furibonda lotta contro i demoni che regnavano in città, coadiuvata da figure mitologiche: i Papa Boys, metà uomini e metà porciellini.

Ora la città vive come dentro una palla di vetro, con una polverina magica che scende dal cielo a mettere tutto a riposo: cani e gatti, ladri e puttane (che nel frattempo sono magicamente scomparsi), insomma tutte le persone, cattivi pensieri compresi.


[1] Versi tratti da” Goodnight Ladies” di Lou Reed, album Transformer.

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