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Scritto da nel Numero 29 - 1 Dicembre 2007, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Un albero per aula – 17/09/2005

17/09/2005 Beni pubblici e norme sociale

I beni pubblici sono beni caratterizzati da due principi: a)la non rivalità nel consumo: se una o più persone usano un tale bene, questo non preclude che altre persone possano utilizzarlo (questo a meno di congestione); b) la non escludibilità nel consumo: non è possibile, se non sostenendo un costo che può essere anche molto elevato, vietare ad una persona di utilizzare il bene.

Esempio di scuola: la difesa di un paese da attacchi militari o, più semplicemente, (ok ok, esempio non perfetto per gli economisti che leggono…) un parco, o una sorgente d'acqua. Uno dei problemi di questo tipo di beni è che se un gruppo di persone ampio deve provvedere alla costruzione di uno di essi, tutti avranno, in un'ottica puramente economica, l'incentivo a non contribuire, per poi utilizzare il bene, insomma saranno portati a fare gli gnorri (problema del free riding). Nel caso di piccole comunità, tale problema può essere risolto grazie al ruolo di norme sociali che sussistono tra i membri del gruppo (si pensi ad esempio ai problemi di reputazione).

Ovvero…

Il sabato mattina è in genere un momento di relax, quando restiamo a Busia e non andiamo a visitare qualche luogo nei dintorni. Si trova il tempo di leggere e di rispondere alle mail in arretrato. Ma stamattina, arriva la telefonata di Polycarp, il coordinatore del “Rural Water Project”: ci hanno appena comunicato che stanotte qualcuno ha distrutto una delle sorgenti che avevamo protetto (il bene pubblico). Che diamine, avevamo finito i lavori solo il mese scorso. E quindi stamattina si va sul campo. Arriviamo dopo poco e tutte le persone che vivono nei paraggi sono sul posto; un'aria un po' spaventata, il timore che l'episodio possa compromettere futuri interventi dell'ICS, credo. Ma si sa chi è stato: il free rider me lo immagino con la faccia un po' furbetta, rassicurato dal fatto che il suo gesto è sancito come razionale dai manuali di microeconomia… In questo caso la causa remota sta nel dieci per cento che l'ICS chiede alla comunità per contribuire alla protezione delle sorgenti: in genere non chiediamo soldi ma materiali da costruzione o lavoro. In un'ottica di sviluppo, tale contributo ha soprattutto il compito di indurre, nei membri della comunità, un senso di appartenenza, di far sì che il bene venga sentito come proprio e che quindi ci sia un incentivo alla cura dello stesso bene nel lungo periodo, la famosa “sostenibilità”. Per organizzare tale “sforzo”, viene istituito un comitato che si occupa di raccogliere i contributi individuali. L'aspirante free rider ha tentato di eludere, ma, in un contesto nel quale si conoscono tutti. non ci riesce: la norma sociale recita “Tu non contribuisci?…e allora te lo sogni che poi ti facciamo utilizzare la sorgente”.

E allora il free-rider, che rivendica la sua razionalità da homo oeconomicus, si sente frustrato e in una notte, con alcuni amici, va alla sorgente e sfascia il recinto e il cancello, rimuove il PVC (il materiale per non far ossidare i tubi) e ostruisce il flusso d'acqua, causando un piccolo straripamento a monte. Dopodiché la comunità defraudata – al sabato mattino- chiama l'ICS. Fortunatamente Polycarp rassicura tutti: il danno non è eccessivo; il PVC ce lo rimettiamo noi, per il flusso basta rimuovere un po' di materiale dai tubi e il recinto la comunità può ricostruirlo con un po' di filo spinato.

Norma sociale vuole anche che la comunità, ferma nei suoi propositi e pronta nella reazione, si sia già organizzata per il linciaggio notturno del free rider. Ma Polycarp invita a non esagerare con le sanzioni comunitarie e ad appellarsi all'autorità costituita (rientra in gioco il diritto formale): il liguru – l'anziano del villaggio.

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