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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 32 - 1 Febbraio 2008 | 0 commenti

Da “Le Terre Esteme” a “Into the wild” Il lungo viaggio di Chris McCandless

Ispirato al romanzo di Jon Krakauer Le terre estreme (Corbaccio, 2008) Into the wild, è l'ultimo lavoro di Sean Penn. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film scritto e diretto dal regista americano, narra la storia vera di Christopher McCandless che agli inizi degli anni 90, poco più che ventenne, decise di abbandonare la tranquillità della vita borghese per inseguire quel sogno di libertà e purezza che si riallaccia al mito della vita on the road.

Messa da parte la prestigiosa laurea appena conseguita, Chris diede tutto ciò che possedeva in beneficenza, bruciò i suoi documenti e si diede un nuovo nome: Alexander Supertramp (Supervagabondo). Da un lato l'ancestrale desiderio di libertà, la pulsione dell'anarchia, dall'altro il rifiuto della famiglia d'origine emblema di una vita “normale”, questi i motori che spinsero Chris ad iniziare il lungo viaggio fuori e dentro di sé. Tra il Nuovo Mexico e il Sud Dakota, l'Arizona e l'Alaska, si snoda un percorso segnato da incontri importanti: una coppia di hippies, un ricercato, una giovane cantante folk, un vecchio eremita che vorrebbe adottarlo, tutte conoscenze che influiscono profondamente sull'animo del protagonista, facendo assomigliare l'opera di Penn ad un moderno “film di formazione”.

In Into the wild il personaggio di Cristopher, al pari di una cavaliere errante, si destreggia fra eroismo e fragilità, certezze e paure, fa della tanto temuta solitudine un valore da perseguire, riscoprendo il mito originario del contatto diretto con la natura, in un viaggio a ritroso che si prefigge lo scopo di recuperare l'innocenza perduta. Non a caso una delle scene topiche del film è rappresentata dall'incontro fra Chris e un orso bruno, entrambe sono stremati dalle privazioni, entrambe sono affamati, ma nessuno dei due rappresenta una minaccia per altro, volti diversi di una stessa medaglia, creature appartenenti al medesimo Paradiso perduto. Questa scena in qualche modo rappresenta l'emblema della condizione esistenziale che Chris perseguì ed infine raggiunse, un immersione totale in una natura che da un lato significa libertà, dall'altra minaccia continua. Alexander Supertramp morì all'età di 23 anni, ritrovato da un cacciatore in un pulmino abbandonato fra i ghiacci d'Alaska.

L'avventura di Christopher McCandless ha appassionato Sean Penn al pari di quanto aveva fatto dieci anni prima con Jon Krakauer, alpinista e scrittore che prima in un articolo e poi in un libro tentò di ricostruirne la storia partendo dalle pagine del diario ritrovato accanto al cadavere nell'agosto del '92. Penn ha dovuto attendere dieci anni prima di iniziare le riprese del suo film, questo infatti il tempo impiegato dai genitori di Chris, inizialmente contrari ai molti progetti, per dare il loro consenso. L'indubbio merito del regista, che ha girato anche di persona con camera a mano, oltre a quello di aver ripercorso fedelmente il viaggio, i pensieri e le emozioni di Christopher McCandless , è quello di essere riuscito a riportarne alla luce, imprigionandola sullo schermo, l'enorme e contagiosa voglia di vivere.

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