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Scritto da nel Numero 32 - 1 Febbraio 2008, Politica | 0 commenti

il feudalesimo moderno

C'era una volta un feudo in terra irpina. Il nome fortemente evocativo di codesto appezzamento, e il suffisso accrescitivo in -oni, suggeriscono al lettore l'abbundantia di terreni, animali da bestiame, et vassalli contenuta in questo feudo. Gli abitanti di Ceppaloni e il loro re, vivevano amorevolmente in un rapporto simbiotico dove il do ut des regolava in modo armonico gli scambi commerciali e personali. Poniamo ad esempio, che la carestia strappasse ad un famiglia la propria fonte di reddito, sia essa una capra da cui i membri del clan traevano latte e sostentamento, o una qualsiasi bottega artigianale abbandonata per malattia, a quei tempi di felicità e abbondanza era sufficiente che il pater familias si recasse con una delegazione di paria al cospetto di O're di Ceppaloni ed il problema era risolto: il dominus concedeva in beneficio al vassus un terreno o un mestiere, in cambio della fedeltà di quest'ultimo. Tale investitura, scevra di ogni fine economico e materialistico, prendeva le mosse da un arcadica consuetudine: la fedeltà personale del vassus si palesava infatti attraverso l'antico rituale dell'homagium. Tuttavia, questo rapporto di armonia, felicità ed abbondanza, era destinato ad incrinarsi irrimediabilmente: l'animo umano, al cospetto della felicità altrui, è da sempre propenso rifugiarsi nel veleno dell'invidia. Alcune guardie, mosse da questo sentimento tutt'altro che nobile, scrissero al podestà che le indagini da loro condotte, avrebbero consentito di far luce su un tessuto di illecito radicato nell'area politica, amministrativa e giudiziaria della Campania. Per rispondere a questo attacco pretestuoso ed infondato, venne convocata dai principi del Sacro Romano Impero la dieta di Worms, assemblea che godeva dell'avvallo papale, e che pretese giustamente la ritrattazione di queste tesi eretiche. I principi Elettori, non potevano permettere impunemente che si attaccasse in modo esplicito un eminente membro del loro nobile consesso: pochi anni prima, un emerito studioso dal patronimico latino, era stato per motivi analoghi allontanato da Catanzaro, dove svolgeva il proprio magistero, e spedito a pascolare capre sull'Aspromonte. Fortunatamente per il povero re di Ceppaloni, i principi cattolici e protestanti, messe da parte le dispute dottrinarie capaci di dividerli, raggiunsero per una volta quel accordo unanime destinato a pedurare nei secoli: chi emana le leggi è per definizione, o meglio per prassi, legibus solutus. Sarebbe infatti un non-senso logico l'errore comportamentale del legislatore, infatti le leggi, non sono che un'emanazione imperfetta dell' intelletto infallibile di quest'ultimo, e laddove esiste errore, questo è imputabile unicamente all'ignoranza o alla malafede di chi queste leggi ha il dovere di applicarle. Quello descritto non è altro che un fedele resoconto del processo iniziato nel 1521 a Worms e terminato con la Restaurazione del 1815. Ogni riferimento a fatti precedenti o successivi, e puramente casuale.

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