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Scritto da nel Il Mondo nel Pallone, Numero 32 - 1 Febbraio 2008 | 0 commenti

L'America nel Pallone

Come se fossimo in un film di fantascienza, tipo quelli che durante il Novecento fantasticavano sul Duemila, dove vediamo che su un altro pianeta esiste una popolazione antropomorfa.che fa le nostre stesse cose ma con qualche piccola differenza. Non abbiamo ancora incontrato i marziani, ma abbiamo già attraversato l’Oceano Atlantico. 

Il Mondo qui si ferma la prima domenica di febbraio per la maggiore ricorrenza civile annuale, il SuperBowl, la ‘grande Insalatiera’, che premia i Campioni del Mondo di football americano. 

Il football americano si chiama football ma soprattutto è americano: invece dei piedi si usano le mani, invece della sfera la palla è ovale, invece della rete ci sono solo i pali alti alti e invece delle camiciole si usano le corazze. Sono diverse le regole, il numero degli arbitri, i colori delle bandierine. Ma in realtà è tutto uguale.  

Domenica, giorno del rito civile, domenica e dintorni per via delle esigenze televisive che qui sono quelle originali, le prime al mondo quelle dei Campioni del Mondo. La prima partita di football americano fu trasmessa alla televisione nel 1939 e già dal 1970 va in onda il Monday Night e oggi il SuperBowl incolla ai teleschermi 80-90 milioni di spettatori. E’ la principale vetrina per lanciare nuovi e innovativi prodotti, a partire dal famoso spot della Apple Computer in stile 1984 di Orwell, diretto da Ridley Scott, che annunciava l'uscita del Macintosh , oltre ad essere un evento che insieme allo sport realizza (nell’intervallo) un vero e proprio concerto con palco montato e smontato a tempo di record.

Quest’anno il palcoscenico si allestisce domenica prossima a Phoenix, Arizona, per i Patrioti del New England che sfidano la leggenda: se sconfiggeranno i Giganti di New York avranno terminato la perfect season, senza sconfitte dopo 16 partite di stagione regolare e 3 di playoff. Il record precedente è dei Delfini di Miami, che nel 1972 vinsero tutte le gare (anche se solo 14 in regular season) ma crollarono nella partita finale. 

Non sappiamo la vittoria di quale squadra possa favorire la vittoria dei Democrats e quale dei Repubblicani o la nomination tra Barack e Hillary e non sappiamo neppure, a dire la verità, se in effetti le rigide politiche mercato-centriche degli States non rendano effettivamente impossibile tale relazione, ma siamo sicuri che la fama di John Fitzgerald Kennedy è passata attraverso la National Football League. Nel 1962 minacciò azioni legali contro i club (le franchigie) che continuavano la politica di discriminazione razziale contro i giocatori di colore, riuscendo una volta per tutte a stabilire la parità tra bianchi e neri almeno nelle regole dello sport.

Particolarmente interessante per gli sport nostrani è la politica salariale: i salari minimi sono stabiliti in base agli anni di anzianità e il totale massimo spendibile è calcolato in base a dei parametri applicati sugli introiti complessivi della stagione precedente. Con grande gioia degli economisti non liberisti, non c'è mercato che funzioni senza regole.

Il gioco di per sè è piuttosto è semplice, e in questo aspetto ricorda il nostro football. Bisogna raggiungere la meta avversaria. Il più grosso e il più veloce reciteranno la lotta tra Davide e Golia, il più astuto cercherà di beffare il più forte. Le folle si assieperanno sugli spalti e davanti ai teleschermi, invece che sventolare bandiere si uniranno nell’alzare cori solitari mangiando hot dog e bevendo birre e coca cola. La radiolina non potremo ascoltarla, ma ci attendiamo che sul sito www.nfl.com potremo seguire una diretta disegnata e scritta, azione dopo azione, primo down dopo primo down, finchè non ci coglieranno il sonno ed il sole che per arrivare a svegliarci non deve attraversare l’Oceano. Sarà già lunedì, e anche se i nostri giornali non ne avranno ancora scritto, noi sapremo davvero già chi, dal'altra parte del mondo, sarà il Campione del Mondo.

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