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Scritto da nel Numero 32 - 1 Febbraio 2008, Politica | 0 commenti

Torti e ragioni

La poesia attribuita a Pablo Neruda (seguita da smentita della Fondazione omonima) chiude l'ultimo Governo di Romano Prodi, colui che aveva sconfitto per due volte su due l'Invincibile si ritirerà a trascorrere la propria vita da nonno. Così come arrivato, in punta di piedi con tono sommesso e idee chiare, se ne va.
La moglie del lettore delle strofe è agli arresti domiciliari e il marito non se ne va, anzi, sta proprio mettendo sul piatto un carico perlomeno pari alla posta che il banco (la magistratura) gli aveva chiesto per leggere le due carte. Clemente Mastella, ex Ministro della Giustizia, saluta il centro sinistra e se ne va a casa, a trovare la moglie, insieme ai vecchi compagni di un partito cattolico e di un centro che si guarda intorno.
Il Rospo, brutto come allora, adesso è anche cattivo – da quando nessuna bella principessa lo bacia più – e se ne va, salta fuori dallo stagno e torna sulla terraferma dalla quale era partito.
Veltron, eroe delle primarie, aspirante controfigura di un Kennedy all'amatriciana, pronto ad andare da solo contro tutto e tutti, proprio nel momento in cui tutti lo stanno per abbandonare lungo la sua grande e nuova autostrada che si chiama Partito Democratico.
I sette piccoli firmatari sono felici e contenti per le 500.000 firme che finalmente in primavera avrebbero portato alla fine di questa miriade di partitini.
E tanti tanti altri ancora. 'Non sono stato io', 'L'ho offeso ma non ho sputato', 'Elezioni elezioni', e poi brindisi festeggiamenti mortadelle in fondo al gargarozzo.

Cari telespettatori, adesso con la televisione digitale ci siamo ormai abituati al televoto. Ognuno si sarà già fatto un'idea propria ma proviamo a pensare che forse forse forse…..

Forse la persona meglio in grado di innalzare la bandiera del Partito Democratico, con l'orgoglio di chi mai l'ha ammainata davanti alla sfiducia dei trasformisti era proprio il Nonno, che dopo essersi presentato alle Camere avrebbe dovuto presentarsi davanti a chi lo aveva eletto. Anche se forse non ne sarebbe valsa la pena.
Forse è difficile inquinare le prove, se le prove sono un'intercettazione telefonica. E allora potrebbe venire il dubbio che l'ultima scoria dei rifiuti campani che stava per sommergere Bassolino si sia rivoltata nelle aule di giustizia e poi da lì sia rimbalzata nelle aule parlamentari. Mors tua vita mea.
Forse chi si riempie la bocca di decaloghi di riforme, liberismo e proposte serie appena può gira l'angolo.
Forse non aveva tutti i torti chi difendeva 'L'Ulivo che c'è' (che c'era?) e 10 anni fa, in questo stesso punto della vita, si caricava sulle spalle la responsabilità dei voti di Mastella, la fine della propria immagine di vincente e portava a termine la legislatura.
Forse non aveva così ragione chi, nel nome di un fantomatico Partito Democratico, ferocemente gli dichiarava guerra per poi raggiungere questo obiettivo e perdere il Governo e le prospettive.
Forse chi per rafforzare Prodi aveva firmato il referendum aveva fatto i conti senza l'oste. Il che non è reato, ma tanto basta.

Il circuito mediatico che ci governa e che si muove sull'esegesi della filigrana dei segni nascosti non parla di voltafaccia, oggi, come ne parlava 10 anni fa. Oggi si parla di crisi politica, di implosione, di responsabilità e leggi elettorali. Si teme il ritorno della Verità, di chi ha appena vinto il Campionato Mondiale per Club e nonostante ci sia qualcosa che non funziona (un campionato o una regione), è ancora lì ad alzare la voce, ad esaltare i suoi e a spingere gli altri alla rassegnazione.

Chi fino ad adesso ha governato con tenacia e coraggio non commetta l'errore, di nuovo, di vergognarsi e tacere. Alzate la voce, alzate la testa, sventolate le nuove bandiere e guardate dritti negli occhi gli elettori: caro centrosinistra, la vita continua.

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