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Scritto da nel Numero 32 - 1 Febbraio 2008, Politica | 0 commenti

Un compito ingrato: spiegare la caduta del governo Prodi all'estero

Hai voglia la fortuna di vivere all'estero quando la realtà politica italiana si accartoccia su se stessa come un pezzo di carta che brucia! Concedo a chi vive in Italia l'essere più soggetto a mali di stomaco per non poter sfuggire alla truce visione dell'indecente spettacolo di un Parlamento trasformato in 'osteria', all'udire l'onorevole Mastella procedere arrogante citando Neruda (chiediamo ufficialmente scusa ai discendenti del poeta!) e, non ultimo, alle dirette conseguenze di una crisi di governo in un momento tanto critico per il Paese. Ma assicuro che spiegare ad una tavolata di allibiti amici stranieri, europei e non, le dinamiche della politica italiana, incassando con dissimulato disagio i loro commenti beffardi, è quanto di più ingrato esista al mondo. Da dove cominciare?

Un Ministro dimissionario per un caso di corruzione, che porta all'arresto della moglie e di un'altra manciata di colleghi di partito, trascina con sé nel gorgo tutto il governo. Fin qui, niente di anormale. Il Ministro del lavoro inglese si dimette in questi giorni per uno scandalo legato a finanziamenti al proprio partito, scalfendo la legittimità dell'intero governo, nonché quella dei Laburisti, e l'opinione pubblica ribolle di sdegno. Però Peter Hain si scusa pubblicamente, ammettendo alcuni errori ma promettendo di difendersi in sede giudiziaria per 'lavare il suo nome'. Clemente Mastella, invece di rispondere alla accuse, si rivolta contro la stessa istituzione, la Magistratura, di cui è il diretto responsabile politico per conto dello Stato e che ne dovrebbe garantire il funzionamento. Un ingenuo spagnolo mi chiede candidamente: “Scusa, ma perché un tale personaggio è stato nominato Ministro della Giustizia?”. Già, perché?

I governi di ampia coalizione non sono sicuramente solo una realtà italiana. Il governo belga, Paese estremamente frammentato con sistema elettorale proporzionale dotato di blande soglie di sbarramento, è sostenuto da una maggioranza di cinque partiti. Non dodici, come in Italia! E' naturale che in una situazione di maggioranza parlamentare risicata all'osso ogni componente abbia un potere di ricatto elevato alla centesima potenza. Con la conseguente facoltà di farsi nominare Ministro nel posto più gradito ai propri interessi: la natura perversa degli interessi del Ministro in questione ovviamente è peculiarità tutta nostrana. Anche il suo potere di decretare la vita o la morte di un Governo, rappresentando l'1% degli elettori italiani, ha un ché di incomprensibile. “Ma come mai non si riesce ad approvare una legge elettorale che faccia sì che non ci sia bisogno di avere maggioranze da 10 partiti?”

Eh, cari ragazzi! Chi gli spiega il senso di responsabilità verso il Paese di un tal Silvio Berlusconi? Che, approssimandosi ad una probabile sconfitta alle urne, riforma unilateralmente la precedente legge elettorale, del cui effetto semi-stabilizzatore lui stesso aveva appena beneficiato riuscendo a condurre fino alla fine una legislatura di cinque anni, creandone un'altra chiaramente propedeutica ad un'esplosione della frammentazione partitica. Solo per il piacere di mettere in grossa difficoltà il Governo successivo, aspettandone al varco la caduta e tornare a Palazzo Chigi nel più breve tempo possibile. Geniale, dal suo punto di vista! Peccato solo che l'Italia si ritrova per un qualche mese con riforme lasciate a metà, politiche strutturali in fase di elaborazione, impegni internazionali da rispettare e cose così. “E la sinistra è caduta nella trappola lo stesso, pur conscia della natura del gioco dell'avversario?”.

Sembrerà incredibile ma…sì! Prima di tutto, perché la tendenza ai settarismi è innata alla Sinistra italiana. Tanto è vero che con la stessa legge elettorale, la coalizione di centrodestra conta la metà dei partiti. Poi, perché l'unità politica dell'alleanza è stata tutta fondata su un obiettivo negativo (l'anti-berlusconismo) e mostrava ben poca sostanza propositiva comune. Terzo, perché la leadership di Prodi, benché suggellata dal voto di quattro milioni di italiani alle primarie del 2005, è sempre sembrata non proprio un asset essenziale e scontato. Infine, perché l'area centrista cattolica in Italia è una palude dominata da fitte nebbie, talmente dense da permettere solo a pochi eletti di vedere chiaramente i sommovimenti e gli striscianti intrecci di amicizie, interessi e valori trasversali agli schieramenti. I distinguo tra destra e sinistra, specialmente in una certa parte della classe dirigente cattolica, sono talmente labili da dare l'impressione che non esistano. Avere certe forze politiche nella coalizione significa mettersi una bomba ad orologeria sotto il letto.

“Che cosa succederà ora?” domanda un'americana, solidale con la mia rassegnazione. La mia umile speranza di cittadino è che questa disastrosa élite politica si assuma almeno la responsabilità di rendere le prospettive di futuro politico più rosee per l'Italia. Che almeno si formi un accordo tra i partiti più significativi destinato a decidere una volta per tutte un sistema elettorale decente in grado di conferire governabilità dalla prossima legislatura in avanti. Una legge 'stermina-nanetti'! Sperando nelle capacità di qualcuno di convincere i leader del centrodestra a considerare i vantaggi di una maggioranza sicura, al riparo da ricatti insensati, anche per un loro eventuale governo, non limitandosi quindi a godere del miraggio di un'ampia vittoria nell'immediato. Tanto, visto il terremoto nel centrosinistra, il ritorno di Berlusconi, Bossi, Fini e Casini (lo stesso team di leader dal 1994, a proposito di rinnovamento!) sembra solo questione di mesi.

Fratello svedese, è lunga la procedura per prendere la cittadinanza nel tuo Paese?

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