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Scritto da nel Numero 31 - 16 Gennaio 2008, Politica | 0 commenti

Vecchi bulli e nuove tecnologie

Scorrendo le varie emergenze, vere o presunte, che in questi giorni attanagliano il nostro paese, una si presenta a prima vista come particolarmente inquietante: la violenza giovanile legata al cosiddetto fenomeno del bullismo. Tuttavia, scorrendo le cifre fornite da Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, queste non fanno poi così paura: il 35% dei giovani subisce continue provocazioni e scherzi pesanti, l'8,7% furti, il 5,5% addirittura percosse.

Il dato veramente allarmante, considerata la tendenza degli adolescenti allo scherzo malizioso o vendicativo, si muoverebbe quindi in una forbice del 14,2%; percentuale non irrisoria, ma che comunque non giustifica il pathos con cui molti giornali e telegiornali, dipingono una nuova arancia meccanica. E' sufficiente scorrere a ritroso nella memoria, per notare come episodi simili, lungi dall'essere una tara degli ultimi anni, abbiano invece scandito la vita scolastica del nostro paese: l'esclusivo collegio statunitense frequentato da mio nonno era a suo dire, un luogo dove lo scherzo pesante regnava incontrastato, allo stesso modo, le scuole frequentate in seguito da mio padre, erano un agglomerato dove la convivenza tra i cosiddetti figli di papà, ed i giovani provenienti da famiglie disagiate non era sempre delle migliori; ed anche la mia recente esperienza personale nel mondo della scuola si muove in questa direzione, confermando come la tendenza degli adolescenti alla prevaricazione, non sia certo una moda recente.

Il fenomeno, questo sì qualitativamente nuovo, non è tanto da ricercare nella violenza o nel piccolo furto ai danni del compagno più debole, ma piuttosto nel bisogno di comparire che spinge molti delinquenti in erba ad immortalare le loro malefatte. Coerentemente ai dettami forniti da una società sempre più imprescindibilmente legata alla logica dell'apparire, i nuovi teppisti vogliono condividere con quante più persone possibile, i frutti del loro coraggio malato, caricando, ad esempio su you tube, pestaggi o spinelli confezionati sotto il banco di scuola durante le ore di lezione. In tale prospettiva, del tutto coerentemente col modello proposto da diversi media, le nuove tecnologie possono fornire un ulteriore stimolo all'eccesso nella naturale tendenza alla trasgressione manifestata da molti adolescenti: se un aspirante esibizionista ha come spettatori una ventina di compagni di classe, può permettersi una performance modesta, ma se al contrario, aspira alla celebrità che soltanto you tube potrà fornirgli, dovrà volare molto alto (o molto basso, a seconda dei punti di vista).

Purtroppo, se da un lato questa preminenza dell'apparire sull'essere lascia inalterata la validità dell'antropologia negativa di matrice hobbesiana, dall'altro, fornisce un'ulteriore giustificazione alla logica perversa dell'homo homini lupus: mai come nella società moderna, l'imperativo categorico è coinciso con l'apparire, e qualsiasi mezzo può essere considerato funzionale a tale scopo. La scelta ricaduta sul rom Marco Ahmetovic come testimonial di una casa di moda, non è che un esempio, dei tristi moniti sulla fondatezza dell'assunto.

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