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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 34 - 1 Marzo 2008 | 3 commenti

Ciao Darwin…

Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza.

Aveva un bel da sgolarsi il povero Dante nella sua Commedia: Virtù e Conoscenza come valori irrinunciabili, nobili mete a cui l'uomo deve aspirare per elevarsi dalla condizione ferina alla quale l'ha relegato una Natura matrigna ed indifferente.

E'sufficiente una capacità ordinaria di discernimento per prendere atto della propria piccolezza infinitesimale d'innanzi a quanto ci sovrasta enormemente: la favola antropocentrica per secoli ha accompagnato per mano un uomo impaurito, che si voleva con presunzione “misura di tutte le cose”, tuttavia questa weltanschaung fortemente ottimistica non poteva reggere il passo di una scienza onnivora ed in continua evoluzione. La sconfinatezza del cosmo, come l'elevata mortalità di un bacillo avente pochi micron di diametro, sono indizi che remano prepotentemente nella direzione inversa, ovvero quella della caducità, inconsistenza ed in ultima analisi fragilità di quel gioco chiamato vita.

Il nichilismo è una libera scelta che richiede insieme al coraggio un'amara consapevolezza esistenziale, infatti, dopo aver ripulito i panteon e spento gl'incensieri, quello che resta è un uomo solo, in precario equilibrio con le altre forme di vita cha animano l'universo; al contrario, non occorre un particolare coraggio per rincorrere chimere che permettano in modo miope di fomentare la propria presunta grandezza. In questa ottica non stupisce la tendenza strisciante del conservatorismo americano, avvallata per la verità anche dai cattolici intransigenti di casa nostra, di rivisitare nelle scuole l'obsoleto e a-scientifico creazionismo cristiano, a scapito della teoria dell'evoluzione di matrice darwiniana.

Tali tendenze regressive, insite nella società contemporanea, devono molto al fenomeno che potremmo definire la dimensione onnivora della religione, ovvero, una tendenza mai sopita nei moderni monoteismi, con cui il trascendente, fattosi immanente, interessa trasversalmente svariati ambiti della società civile. In un recente pamphlet, Piergiorgio Odifreddi ravvisava in modo provocatorio, ma non troppo, il ritardo patito dalle nazioni dove il cristianesimo è religione di stato. Il fallimentare referendum sulla procreazione assistita, i recenti dibattiti, ed infine la moratoria prenatale animata dall'ex liberal Giuliano Ferrara, sono, a prescindere dal sentimento religioso che li anima, chiari indici di come un'etica soggettiva ed aprioristica tenti di sostituirsi al progresso scientifico, ed in ultima analisi, ad una dimensione morale libertaria di cui è frutto.

Nessuno potrebbe mettere in dubbio il nobile blasone che ammanterebbe l'umanità se questa discendesse dal soffio vitale divino, tuttavia, le scimmie sono pur sempre animali simpatici, ed anche se la discendenza e poco lusinghiera, è comunque auspicabile che nelle scuole si continui a studiare Darwin.

3 Commenti

  1. Così, a naso e a spanne, ho l'impressione che l'imponente polemica intellettuale sulla e intorno alla scienza, non sia riducibile alla semplice contrapposizione illuminati-oscurantisti.

    Esiste un'arroganza e una supponenza autoreferenziale del pensiero scientifico (meglio, scientista) che personalmente mi indispone almeno quanto l'astrusa e ottusa compiacenza di un creazionista evangelico.

    Il problema, naturalmente, non è quello di disconoscere l'importanza fondamentale della scienza nello sviluppo e nel progresso umano. E', invece e semmai, quello di capire se la scienza possa sempre bastare a se stessa, e se la materiale realizzabilità di qualunque oltranza tecnica possa bastare a legittimarne, da un punto di vista morale, etico, umano, anche la sua effettiva messa in opera.

    Benissimo che l'uomo discenda dalla scimmia. Molto meno bene, che l'intera sensibilità e l'intero sentimento del sapere umano si attardino allo studio delle migliori tecniche per salire e scendere dagli alberi.

    Parafrasando quel tale, il sonno della scienza genera mostri. Ma la sua insonnia, anche.

    Il darwinismo è uno di quei casi. Giusta e illuminata teoria (sia pure con molti se e molti ma) dell'evoluzione umana, lasciata a se stessa e ai suoi agitati idolatri può avere anche orripilanti ricadute di tipo biologico, e di tipo sociale. Senza bisogno di scomodare Hitler, che amava perdutamente Darwin e ritenne persino di metterlo in pratica con orrende politiche eugenetiche, basta fermarsi allo stesso Darwin, e alla sua idea vagamente razzista degli uomini e delle loro diverse appartenenze etniche.

    P.S. Odifreddi è un simpatico divulgatore accademico, che ogni tanto la fa fuori dal vaso. Dire che il “cristianesimo religione di stato” abbia ritardato lo “sviluppo delle nazioni” mi sembra, sinceramente, un'olimpica s*****ata, che butta allegramente a mare almeno due millenni di umanesimo cristiano, con tutto ciò che esso comportò in termini di progresso, anche scientifico.

    Basterebbe, ad esempio, considerare quel che un filosofo notoriamente ateo ed anticristiano come Schopenhauer diceva a proposito del cristianesimo, e della sua importanza fondamentale nello sviluppo del pensiero scientifico moderno, illuminista, galileiano.

  2. Intervengo per inciso nella mia colossale ignoranza in materia, sia sulla filosofia che su Darwin.

    Mi limito semplicemente a ritenere che secondo me la teoria di Darwin non viene messa in pratica da Hitler, ma che la teoria di Darwin possa spiegare Hitler (che applica una politica di potenza e sterminio che nulla ha a che fare con conseguenze logiche o morali della teoria darwiniana).

    Occorre distinguere tra la macchina e il pilota: Darwin cerca di spiegare come va la macchina del mondo (e secondo me ci prende alla grande, soprattutto per le riflessioni che genera) e come possono comportarsi i 'piloti' (gli uomini) ai quali spettano comunque le scelte morali.

    Sono del tutto d'accordo dunque che 'la materiale realizzabilità di qualunque oltranza tecnica NON possa bastare a legittimarne, da un punto di vista morale, etico, umano, anche la sua effettiva messa in opera'.
    Non credo neanche che lo pensasse darwin.
    Ciò non toglie che non lo neghi a priori.

  3. Non sono uno scienziato, e neppure un filosofo, ma solo un avvocato che si diletta (male) di letture scientifiche, e di letture filosofiche. La mia impressione è che non tutto Darwin sia all'altezza di Darwin. In altre parole, non tutto ciò che Darwin ha scritto è all'altezza del santino ideologico, e a tratti adorante, che una parte della vulgata scientifica tradizionale gli ha costruito intorno.

    E' un fatto che qualche teorizzazione darwiniana sfiori, o addirittura varchi senza troppi problemi, il limite del razzismo.

    E' un altro fatto che molte delle teorie eugenetiche novecentesche, anche prehitleriane, tragga (o pretenda di trarre) da scritti di Darwin la propria fondamentale struttura concettuale. In qualche caso, purtroppo, anche riuscendoci.

    E da lì che io torno ad affermare il dovere della scienza, e la vigilanza sulla scienza.

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