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Scritto da nel Energia e Ambiente, Numero 35 - 16 Marzo 2008 | 1 commento

Biodiesel e Inghilterra

E' ormai un dato di fatto che non tutti i bio combustibili diminuiscono emissioni di Co2. La Comunita' Europea sta vagliando l'opportunita' di escludere quelle materie prime particolarmente controverse dall'utilizzo per biocombustibili. Per fare cio si sta utilizzando una serie di barriere indirette, dal momento che il ricorso ad altro tipo di ostacoli andrebbe contro a regole del WTO.

In questo panorama il Regno Unito e' un passo avanti rispetto all'Unione Europea e sta implementando uno schema che mira a monitorare l'impatto ambientale e sociale della creazione del biodiesel. Tale schema e' chiamato RTFO, ed opera secondo pochi chiari principi.

Vi e' l'obbligo da parte dei produttori di miscelare ai combustibili tradizionali una certa percentuale di bio combustibile; tale percentuale crescera' nel tempo. Inoltre vi e' l'obbligo di riportare le emissioni rilasciate per ciascuna partita di biodisel durante tutta la catena di produzione. Con cadenza annuale l'Autorita' pubblichera' i risultati riportati da ciascuna azienda, cosicche' l'opinione pubblica sapra' quali aziende piu' si impegnano nel rispetto dell'ambiente. Sempre in base a tali relazioni saranno poi rilasciati Certificati Verdi commerciabili cosi come avviene per l'ETS.

La prima osservazione riguarda il livello minimo di combustibili biologici da miscelare ai fossili. Infatti tale soglia e' per ora fissata al 2.5% e corrisponde piu' o meno, per quanto riguarda il biodiesel, all'impiego del 30 per cento dei semi oleosi prodotti in Gran Bretagna; il target del governo e' fissato a 5% per il 2010, il che corrispondera' al 60% del seme prodotto. Dal lato dell'offerta invece e' difficile immaginare che essa possa crescere in tali proporzioni.

Che dire poi dell'obbligo di riportare le emissioni rilasciate nell'ambiente? E' chiaro che l'informazioine trasmessa nei report da parte delle aziende avra' un valore economico. Quale sara? Chissa. E' altrettanto chiaro nel frattempo che essa avra' un costo, ed un rischio. Infatti gli operatori della filiera dovranno porre in atto un sistema di contabilita' efficace e assumersi la responsabilita' di rilasciare i dati, dal momento che l'informazione rilasciata dall'azienda a valle sara' prima verificata da una societa' eterna solidale e poi trasmessa all'Authority. Nel caso in cui l'informazione sia giudicata non veritiera dalla Authority, i Certificati Verdi non saranno rilasciati. Il produttore di carburanti incorrera' dunque una perdita, e tentera' di trasferire tale perdita a chi, lungo la filiera, ha generato l'informazione erronea. E' quindi un problema di allocazione del rischio lungo la filiera produttiva, ed il legislatore lascia le forze di mercato libere di trovare una soluzione. Quale sara'?

Altra conseguenza di tale schema e' che la materia prima agricola con le migliori credenziali ambinetali sara utilizzata dal settore energetico. Ed il settore alimentare sara' felice di utilizzare i prodotti piu' inquinanti? Effettivamente potra' nascere una competizione tra i due settori.

In conclusione il problema di fondo di queste politiche sui bio combustibili rimane, ovvero che nel breve periodo creano una serie di costi per il sistema produttivo ed un enorme squilibrio tra domanda e offerta di materie prime, metre i benefici che dovrebbero arrecare in futuro sono basati su fondamentali economici poco solidi.

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