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Scritto da nel Numero 35 - 16 Marzo 2008, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Le parole della città

Dapprima mentre ancora risaliva vide al di là della collina una nube grigia, poi quando fu sulla sommità scorse in tutto il suo fiero grigiore la tanto attesa Città. Una coltre di nube lo guardava, anzi era lui a guardare questa nube che di per sé non guardava proprio niente e non ascoltava proprio nessuno. Se ne accorse quando vi fu sotto, tanto vicini che non ci si vedeva l’un l’altro.  

Passeggiando lungo le tangenziali, poi lungo i vialoni ed infine nelle viuzze del centro, il signor Q fu attratto da quei tanti cartelloni colorati che invitavano la cittadinanza a partecipare al grande evento.   

La comunità inaugurava una strana piazza dove tutti erano invitati a partecipare, era possibile portare da casa da bere, da mangiare, la roulotte per campeggiare, sarebbero stati allestiti bagni pubblici e installati chioschi per le vivande di chi non avesse preparato il pranzo al sacco e la disposizione dell’area prevedeva anche delle sedie per chi avesse voluto accomodarsi.  

Sul palco erano attesi gli interventi oratori delle autorità cittadine, un concerto dei gruppetti di ragazzi della città, l’esibizione di musicisti e cantanti, circensi e cinefili in erba che avrebbero potuto proiettare i propri cortometraggi. Ognuno avrebbe potuto prendere la parola, avrebbe potuto parlare dai 3 ai 5 minuti, oppure contandole esporre tra 3000 e 5000 caratteri, con un po’ di tolleranza certo, ma con la responsabilità comune di esprimere chiaramente un concetto ed argomentarlo. 

 L’orario d’inizio pomeridiano avrebbe previsto il proseguimento durante la serata, e chi ne avesse avuto piacere avrebbe potuto fermarsi lì.  

Il signor Q aveva la tenda ed avrebbe volentieri assaggiato il barbecue che la cittadinanza si accingeva ad offrire ai Viaggiatori. Era in programma infatti che chiunque avesse mostrato di gradire avrebbe potuto accorrere alla grande griglia sulla quale l’azienda locale avrebbe arrostito bricioline, salsicce e costolette. Una piccola offerta libera avrebbe anche consentito l’autofinanziamento dell’evento. 

 Sorrise il signor Q e pensò di essere arrivato proprio in una bella città. Si sarebbe accampato in quell’area e avrebbe davvero volentieri contribuito allo sviluppo di quella comunità. Chissà, pensò, se riuscissi anche ad innamorarmi quasi quasi potrei fermarmi qui.

Giunse nell’area e la trovò piuttosto affollata.

Trovò di tutto, vide anche di più e potè ascoltare così tante parole che non avrebbe mai immaginato potessero esistere, tutte insieme nella stessa piazza. 

 

Fu attratto da uno sguardo e lo seguì. Si ritrovò ai piedi di una scaletta, salì un paio di gradini e non appena vide dall’alto quell’area capì che era davvero immenso tutto quello spazio e davvero tante quelle persone cui non avrebbe mai stretto la mano. 

 Una mano sbucò nel suo campo visivo e la colse. La stretta era seria e serena, la signora lo trassè verso di sé e con un azzurro sorriso biondo gli si rivolse: ‘Benvenuto, dev’essere nuovo. Vuole partecipare?’ Il signor Q rimase colpito ma non si irrigidì, anzi mosse un passo verso quella simpatica voce e trasse a sé la mano che lo stringeva.

 

Fu un attimo e quella mano divenne un microfono, quella scaletta un palco e quel sorriso una miriade di occhi che lo scrutavano.

 

‘E’ adesso il turno del nostro ospite, il signor Q, Viaggiatore, cui tutti insieme facciamo un bell’appaluso di benvenuto nel nostro Arengo’

 

La palla gli stava rimbalzando tra i piedi e quel battimani lo incoraggiò.

 

 

 

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