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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 35 - 16 Marzo 2008 | 0 commenti

Nuove Frontiere

Il mondo del vino allarga sempre maggiormente le sue frontiere.

Nuovi consumatori di vecchie terre preferiscono la bevanda cara a Dioniso alle loro tradizionali bevande, nuovi consumatori di nuove terre scoprono la bevanda cara a Dioniso.

Nuove terre si mettono a produrre vino e perfino vecchie terre dai climi un tempo considerati non appropriati si mettono a produrre vino.

L’Italia quindi ha seguito strade diverse per conquistare tutti questi nuovi consumatori e rispondere ai nuovi concorrenti: produrre vino con nuovi metodi produttivi, abbassare i prezzi, puntare sui vitigni autoctoni o seguire il gusto internazionale.

C’è anche chi ha scelto di allargare la propria produzione investendo all’estero.

È quello che ha deciso di fare l’azienda veneto-friulana Fantinel, investendo 4,5 milioni di euro per l’acquisizione dell’azienda balcanica Suareka Winery, a cui seguirà un investimento complessivo che si ipotizza essere intorno ai 30 mln di euro (8,5 nella sola fase di start up).

Balcanica? Kosovara per la precisione. Infatti

la Fantinel è tra le prime aziende occidentali ad investire nella neonata Repubblica Kosovara, con una delle operazioni di mercato rilevanti nella storia di questa giovane repubblica.

La Suareka Winery può vantare un un’estensione di 1.280 ettari, una cantina della capacità di 120 ettolitri e oltre 10 milioni di bottiglie prodotte all’anno.

Inoltre, come spiega Marco Fantinel, l’area Kosovara gode di ottima reputazione nell’area danubiana, essendo considerata più adatta alla coltivazione della vite rispetto alla Moldava e alla Romania. La Fantinel, che in passato ha già effettuato operazioni importanti in Canada e a Cuba, spera così di conquistare un mercato finora poco battuto, assumendosi però i rischi che l’indipendenza appena ottenuta può causare.

 

 

Cambiamo versante del globo terrestre e volgiamo lo sguardo verso gli states.

Il comune pisano di Crespina si è gemellato con l’isola newyorkese di Staten Island.

Fin qui niente di strano, considerate i miliardi di gemellaggi con posti dai nomi impronunciabili che si incontrano lungo i cartelli dei comuni italiani.

Niente di strano se sindaco e presidente di Contea sembrano essere usciti da “C’era una volta in America”: Thomas D’Addona e James Molinare.

Più strano è il risultato di questo accodo: la costruzione di una vigna toscana in terra statunitense.

Sulla Staten Island nascerà infatti il primo vigneto tosco-statunitense: verrano impiantate 2.100 piante per una superficie che presumo non supererà i 0,5 ettari.

 

 

Infine rivolgiamo lo sguardo all’Italia per segnalare quella che può essere considerato per certi versi una nuova frontiera: il ritorno alla vittoria, dopo 20 anni di assenza e per la seconda volta nella storia, di una donna all’ambito titolo Miglior Sommelier d’Italia.

Ad aggiudicarselo è stata la sorrentina Nicoletta Gargiulo a soli trentadue anni, dato che da ancora più importanza all’affermazione se riferito ad un mestiere nel quale l’esperienza può solo aiutare.

 

 

 

 

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