Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Internazionale, Numero 36 - 1 Aprile 2008 | 0 commenti

PetrolIran

Tutto secondo previsione. I conservatori hanno vinto le elezioni legislative nell'antica Persia. Per il presidente Mahamoud Ahmadinejad e l'ala radicale dei Pasdran, le elezioni parlamentari svoltesi questo weekend rappresentano un passaggio fondamentale per il controllo di una delle cassaforti mondiali dell'energia: il petrolio. Facciamo qualche passo indietro nella storia. Il 26 maggio 1908 venne scoperto nell'Iran meridionale il più grande giacimento di oro nero del Medio Oriente. L'anno seguente veniva costruito un oleodotto e il petrolio faceva così il suo ingresso nella società iraniana. Cento anni dopo, l'Iran ha ancora le maggiori riserve di petrolio e gas del mondo, seconde soltanto a Russia ed Arabia di Saudita.

A South Pars, è impegnata la compagnia italiana Eni con Nioc, gigante statale, circa pozzi offshore che a regime produrranno 250 miliardi di metri cubi di gas. L'intero giacimento iraniano, ha una capacità di 500 miliardi di metri cubi l'anno, un quantitativo superiore al consumo dell'intera Europa.

Dall'Iran l'Italia importa in media 3,5-3,8 miliardi di euro l'anno di prodotti petroliferi e derivati, il 7% dei nostri consumi. Fuori dalla logiche delle multinazionali, si nota il grande paradosso iraniano. Le auto di questa super potenza dell'energia viaggiano con la benzina razionata, 120 litri al mese a testa con il prezzo però più conveniente del mondo: 10 centesimi al litro! Chi rimane senza benzina deve pagare un prezzo maggiorato o rivolgersi al mercato nero, che i Pasdran chiamano Bazar Azad, mercato libero.

L'Iran ha un' industria petrolchimica di ottima qualità ma mancano le raffinerie, e questa mancanza fa si che una nomenklatura del Paese faccia affari attraverso l'import della benzina. La grande rendita petrolifera fa si che il ciclo economico iraniano sopravviva: in quanto l'oro nero paga i prezzi sussidiati, i posti di lavoro non produttivi. La chiamata al voto dei cittadini è soprattutto uno strumento di propaganda di un sistema autoritario. Tant'è che gli iraniani non sono nemmeno chiamati con regolarità a pagare le tasse. Negli anni del presidente riformista Mohammed Khatami il greggio nel 98' crollò intorno ai 10 dollari al barile. Khatami, prometteva molto in termini di libertà e diritti civili ma aveva poco da lasciare nelle tasche dei suoi connazionali. Oggi la situazione è diametralmente opposta, un quarto dell'umanità dipende o dipenderà dalle potenzialità di Theran, il petrolio costa 120-130 dollari al barile e soprattutto le libertà e i diritti civili non sono propriamente al primo posto nell'agenda degli impegni del presidente Ahmadinejad,il quale grazie al prezzo del greggio, può sviluppare politiche di welfare che garantiscono il controllo sociale. Ed è per tutto questo che una minoranza militare può tenere in pugno un paese.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>