PetrolIran
Tutto secondo previsione. I conservatori hanno vinto le elezioni legislative nell'antica Persia. Per il presidente Mahamoud Ahmadinejad e l'ala radicale dei Pasdran, le elezioni parlamentari svoltesi questo weekend rappresentano un passaggio fondamentale per il controllo di una delle cassaforti mondiali dell'energia: il petrolio. Facciamo qualche passo indietro nella storia. Il 26 maggio 1908 venne scoperto nell'Iran meridionale il più grande giacimento di oro nero del Medio Oriente. L'anno seguente veniva costruito un oleodotto e il petrolio faceva così il suo ingresso nella società iraniana. Cento anni dopo, l'Iran ha ancora le maggiori riserve di petrolio e gas del mondo, seconde soltanto a Russia ed Arabia di Saudita.
A South Pars, è impegnata la compagnia italiana Eni con Nioc, gigante statale, circa pozzi offshore che a regime produrranno 250 miliardi di metri cubi di gas. L'intero giacimento iraniano, ha una capacità di 500 miliardi di metri cubi l'anno, un quantitativo superiore al consumo dell'intera Europa.
Dall'Iran l'Italia importa in media 3,5-3,8 miliardi di euro l'anno di prodotti petroliferi e derivati, il 7% dei nostri consumi. Fuori dalla logiche delle multinazionali, si nota il grande paradosso iraniano. Le auto di questa super potenza dell'energia viaggiano con la benzina razionata, 120 litri al mese a testa con il prezzo però più conveniente del mondo: 10 centesimi al litro! Chi rimane senza benzina deve pagare un prezzo maggiorato o rivolgersi al mercato nero, che i Pasdran chiamano Bazar Azad, mercato libero.
L'Iran ha un' industria petrolchimica di ottima qualità ma mancano le raffinerie, e questa mancanza fa si che una nomenklatura del Paese faccia affari attraverso l'import della benzina. La grande rendita petrolifera fa si che il ciclo economico iraniano sopravviva: in quanto l'oro nero paga i prezzi sussidiati, i posti di lavoro non produttivi. La chiamata al voto dei cittadini è soprattutto uno strumento di propaganda di un sistema autoritario. Tant'è che gli iraniani non sono nemmeno chiamati con regolarità a pagare le tasse. Negli anni del presidente riformista Mohammed Khatami il greggio nel