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Scritto da nel Numero 38 - 1 Maggio 2008, Tempo e spazio liberi | 0 commenti

Le libere Associazioni di Dee

Cosa sarebbe oggi la nostra repubblica se un giorno qualcuno non avesse assaggiato un pezzo di pecorino accompagnato da uno spicchio di pera? Mai, come in quel caso, il concetto di libera associazione trovò sostanza (e forma..). E non ho niente da dire a chi, fine sociologo, mi rammenta che in quel caso, come in innumerevoli altri, prevalse in ultima istanza la plurisecolare tendenza all'esclusione, al classismo, al particolarismo delle nostre genti e che si fa verbo in quell' “al contadino non lo far sapere” che pare echeggiare da mai sopito spirito di ancièn régime. Che si obietti pure che tanta premura trova paternità in un virtuoso senso di affetto verso il villico e una ben precisa volontà di preservarlo da gozzoviglie e future gotte. Quale sarebbe il senso di questa affermazione? Si vuol forse insinuare che solo il contadino dispone di una quantità di pere e pecorino tali da fare di un piacevole gusto una sciagurata dipendenza? Qualcuno può forse ragionevolmente credere che vi sia complementarità tra le due produzioni alimentari? Ebbene, si voglia ammettere che in questo paese non è la forma che diviene sostanza ma la sostanza che è costretta a farsi forma, per sopravvivere.

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