Dopo la casta arriva la questua
In libreria dallo scorso 15 maggio La questua (Feltrinelli, 2008) è il libro-inchiesta di Curzio Maltese sul costo delle istituzioni ecclesiastiche. Con la precisione di un cronista e il freddo sguardo di un assertore del reale, l'editorialista de “La Repubblica” rielabora e completa cifre e dati che furono già alla base dell'inchiesta pubblicata a puntata sul quotidiano diretto da Ezio Mauro.
La complessa indagine di Maltese prende il via da una domanda quasi banale nella sua semplicità: “Quanto costa la Chiesa cattolica ai contribuenti italiani?”. Ciò che non è altrettanto banale e di certo poco semplice da spiegare sono le risposte che ne derivano. Un miliardo di euro dai versamenti dell'otto per mille. 650 milioni per gli stipendi degli insegnanti di religione. 700 milioni per le convenzioni su scuola e sanità. 250 milioni per il finanziamento dei Grandi Eventi. A queste cifre sarebbe poi necessario aggiungere gli enormi sgravi fiscali concessi al Vaticano, oggi per altro al centro di un'indagine da parte dell'Unione Europea, primo tra tutti il mancato incasso dell'Ici, ma anche l'esenzione da Irap e Ires e l'elusione consentita per attività commerciali e turistiche. Un “tesoretto” da circa 4 miliardi di euro, che l'assai più pessimistico Piergiorgio Odifreddi in Perché non possiamo essere cristiani, e meno che mai cattolici (Longanesi, 2007) stimava in 9 miliardi, insomma, altro che questua o elemosina che dir si voglia! Inoltre come la Conferenza episcopale italiana non teme di dichiarare, lasciando che un pensiero colmo di devozione voli sino all'arcano concetto di pietas cristiana, solo un quinto di questa esorbitante cifra è destinata a interventi di carità e assistenza sociale. E il resto verrebbe da domandarsi? Mistero della fede.
Quel che Curzio Maltese con il suo sguardo disincantato vorrebbe far emergere, non è tanto l'aspetto etico del costo della Chiesa italiana, che tuttavia trattandosi di un'istituzione religiosa sarebbe a mio avviso un aspetto non trascurabile, quanto piuttosto concetti quali la laicità dello Stato, la lealtà fiscale, la corretta gestione delle risorse pubbliche, concetti fondanti di uno stato che voglia dirsi democratico. Conoscere chi gestisce il denaro che ogni anno passa dalle casse dello Stato alle istituzioni ecclesiastiche e sapere a cosa è destinato questo denaro, non è una questione di fede ma un diritto di ogni contribuente, primo tra tutti il contribuente cattolico, che potrebbe anche dissentire dall'uso che viene fatto del suo versamento dell'otto per mille.
Nella prefazione a La questua, quanto costa la Chiesa agli italiani, il giornalista dichiara: “La vera differenza fra un governo di centrodestra e uno di centrosinistra non sta tanto nella difesa dei valori cattolici o laici – assai timida nel secondo caso, almeno rispetto agli altri paesi europei. La differenza reale sta nel diverso atteggiamento nei confronti della perenne 'questua' di danaro pubblico da parte del Vaticano. Si tratta di un do ut des fra due caste, quella dei politici e quella ecclesiastica, che passa sulla testa dei cittadini. Gli italiani spendono per mantenere la Chiesa più di quanto spendano per mantenere l'odiato ceto politico. Ma non lo sanno”.
Dopo La Casta (Rizzoli 2007) di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo un altro libro-inchiesta promette di scuotere le dormienti coscienze del fedele popolo italiano; chissà se anche questa volta all'iniziale j'accuse di un giornalista seguirà un primo e solenne atto di pentimento destinato a risolversi a tarallucci e vino nel solito salotto televisivo? Buona visione a tutti.
La complessa indagine di Maltese prende il via da una domanda quasi banale nella sua semplicità: “Quanto costa la Chiesa cattolica ai contribuenti italiani?”. Ciò che non è altrettanto banale e di certo poco semplice da spiegare sono le risposte che ne derivano. Un miliardo di euro dai versamenti dell'otto per mille. 650 milioni per gli stipendi degli insegnanti di religione. 700 milioni per le convenzioni su scuola e sanità. 250 milioni per il finanziamento dei Grandi Eventi. A queste cifre sarebbe poi necessario aggiungere gli enormi sgravi fiscali concessi al Vaticano, oggi per altro al centro di un'indagine da parte dell'Unione Europea, primo tra tutti il mancato incasso dell'Ici, ma anche l'esenzione da Irap e Ires e l'elusione consentita per attività commerciali e turistiche. Un “tesoretto” da circa 4 miliardi di euro, che l'assai più pessimistico Piergiorgio Odifreddi in Perché non possiamo essere cristiani, e meno che mai cattolici (Longanesi, 2007) stimava in 9 miliardi, insomma, altro che questua o elemosina che dir si voglia! Inoltre come la Conferenza episcopale italiana non teme di dichiarare, lasciando che un pensiero colmo di devozione voli sino all'arcano concetto di pietas cristiana, solo un quinto di questa esorbitante cifra è destinata a interventi di carità e assistenza sociale. E il resto verrebbe da domandarsi? Mistero della fede.
Quel che Curzio Maltese con il suo sguardo disincantato vorrebbe far emergere, non è tanto l'aspetto etico del costo della Chiesa italiana, che tuttavia trattandosi di un'istituzione religiosa sarebbe a mio avviso un aspetto non trascurabile, quanto piuttosto concetti quali la laicità dello Stato, la lealtà fiscale, la corretta gestione delle risorse pubbliche, concetti fondanti di uno stato che voglia dirsi democratico. Conoscere chi gestisce il denaro che ogni anno passa dalle casse dello Stato alle istituzioni ecclesiastiche e sapere a cosa è destinato questo denaro, non è una questione di fede ma un diritto di ogni contribuente, primo tra tutti il contribuente cattolico, che potrebbe anche dissentire dall'uso che viene fatto del suo versamento dell'otto per mille.
Nella prefazione a La questua, quanto costa la Chiesa agli italiani, il giornalista dichiara: “La vera differenza fra un governo di centrodestra e uno di centrosinistra non sta tanto nella difesa dei valori cattolici o laici – assai timida nel secondo caso, almeno rispetto agli altri paesi europei. La differenza reale sta nel diverso atteggiamento nei confronti della perenne 'questua' di danaro pubblico da parte del Vaticano. Si tratta di un do ut des fra due caste, quella dei politici e quella ecclesiastica, che passa sulla testa dei cittadini. Gli italiani spendono per mantenere la Chiesa più di quanto spendano per mantenere l'odiato ceto politico. Ma non lo sanno”.
Dopo La Casta (Rizzoli 2007) di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo un altro libro-inchiesta promette di scuotere le dormienti coscienze del fedele popolo italiano; chissà se anche questa volta all'iniziale j'accuse di un giornalista seguirà un primo e solenne atto di pentimento destinato a risolversi a tarallucci e vino nel solito salotto televisivo? Buona visione a tutti.
ciao Lorella, teme che la risposta sia nascosta tra le file della domanda stessa,no? ho appena letto di fila pescandoli a caso questo articolo e quello su padre pio. sono trasversali, ma vi siete messi d'accordo sul tema o è stato il caso? tra i due mali, temo più questo aspetto della chiesa che la tendenza al vanna marchismo di cui scrive Antonio. begli articoli, ciao
ciao Stefano, il tema degli articoli è una coincidenza del tutto casuale e la domanda finale, purtroppo, è retorica… spero comunque che questo articolo possa essere uno spunto di riflessione su quello che, personalmente, ritengo sia un problema che perdura da troppo tempo…
ciao Lorella, mi spiace aver letto gli articoli dopo aver caricato il numero..l'argomento dei due articoli emritavav di essere citato in maniera più esplicita nel sommario..l'assenza di Tobia si fa sentire e l'avvio di questo numero mi ha richiesto più tempo del previsto.
REDAZIONE, ci si vede a questo giro (15 giugno) per caricare il prossimo numero??
Ciao Stefano, per il sommario no problem, andava benissimo così, per quanto riguarda il resto invece io proporrei una cena di redazione il 15, che ne dici?
vada per la cena, un classico ormai..ma niente salsicciae peperoni (almeno a sto giro che manca tobia)..pensimao ad un menù più estivo
saluti
ragazzi per la cena io ci sono (sempre se sono invitato ! Porto dolci e digestivo…