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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 40 - 1 Giugno 2008 | 0 commenti

L'eutanasia dell'ignoranza

I recenti fatti di cronaca, e il moltiplicarsi, o meglio il continuo riemergere di morti tragicamente simili nella loro stupidità, impone una seria riflessione sulla legittimità di quella fattispecie comunemente detta medicina alternativa.

Premesso che ovviamente, accanto alla medicina tradizionale, esistono discipline millenarie e medici competenti, che dopo la laurea hanno intrapreso lo studio di queste, è altrettanto ovvio che un mucchio di ciarlatani propongono balsami e lozioni, causando nei casi più gravi la morte dei loro pazienti, come è avvenuto poche settimane fa all'ospedale Meyer di Firenze, dove, dopo aver sospeso la terapia a base d'insulina in seguito ai suggerimenti della santona Marjorie Randolph, si è spenta tragicamente un' adolescente affetta da diabete.

In primo luogo, si potrebbe notare, come in questo caso “l'eutanasia involontaria” o l'omicidio volontario (a seconda dei punti di vista), risulti se possibile doppiamente tragico, infatti, la giovane era minorenne, e quindi, la decisione ultima riguardo alla terapia da intraprendere è stata presa dai genitori. Questo aspetto, apparentemente secondario, riveste invece un elemento di fondamentale importanza nel dibattito sulla libertà di cura, e in alcuni casi estremi, sulla libertà di sospendere la terapia o ricorrere a terapie alternative o para-scentifiche.

Il pensiero laico e liberale di chi scrive, è che al contrario dell'ininterrotto vociare metafisico sul valore trascendente della vita, nel caso di un individuo maggiorenne e in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, la parola ultima sulla propria esistenza e malattia spetti soltanto a questo, anche se talvolta può compiere scelte quanto meno discutibili da un punto di vista terapeutico. Un caso emblematico, è ad esempio riscontrabile nell'estremismo di alcune diete vegane, e di come queste possano produrre effetti devastanti sull'organismo di chi le pratica. Tuttavia, una libera scelta individuale, e la successiva adesione volontaria ad un regime alimentare nocivo o ad una medicina scientificamente inefficacie, seppur rappresentino opzioni sconsigliabili, non possono essere aprioristicamente condannati dai sostenitori di un diverso tipo di cura o alimentazione.

La prospettiva libertaria brevemente tracciata, s'inverte radicalmente dove subentri la malafede e l'inganno da parte del presunto guaritore nei confronti di una persona psicologicamente debole a causa della malattia, o dove, ed è il caso peggiore ma purtroppo non isolato, queste decisioni ultime sull'esistenza vengano prese non dal diretto interessato, ma da invasati od ignoranti che pensando di compiere il bene del malato, lo conducono talvolta con trent'anni d'anticipo al cimitero.

Stabilire, come nel drammatico caso di Marjorie Randolph, dove finisca la malafede ed inizi l'ignoranza sarà compito della magistratura, quello che resta da rilevare con sconcerto, è il fatto che nell'Italia contemporanea, svariati individui continuino ad affidare la vita di altri al paragnosta della porta accanto.

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