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Scritto da nel Energia e Ambiente, Numero 41 - 16 Giugno 2008 | 0 commenti

Uno sguardo alla politica ambientale tedesca

Grazie alla posizione strategica della Germania, alle sue dimensioni, all'elevato numero dei suoi abitanti ed al costante fabbisogno energetico del paese, il mercato energetico tedesco è considerato uno dei più importanti a livello europeo e gioca un ruolo di primo piano nel settore delle politiche energetiche europee oltre a perseguire obiettivi energetici nazionali ambiziosi.
Fonti energetiche diversificate contribuiscono oggi all'offerta totale di energia primaria del paese (TPES). Secondo alcuni dati dell'Agenzia Internazionale per l'Energia aggiornati al 2005, il petrolio contribuisce per un terzo al TPES, il carbone per il 24% seguiti dal gas naturale (23%) e dal nucleare (12%). Vento, sole, energia geotermica e biomasse contribuiscono per l'8,5% al TPES. Ciò dimostra che, nonostante il contributo delle fonti alternative sia ancora relativamente basso rispetto alle altre fonti energetiche, la Germania sia tra i maggiori produttori di energie rinnovabili, e sottolinea gli enormi sforzi sostenuti dai diversi attori politici, economici e sociali tedeschi a sostegno dello sviluppo di nuove tecnologie che aumentassero gradualmente le potenzialità energetiche delle fonti alternative.
Nonostante il considerevole sviluppo di risorse rinnovabili nel corso degli anni, il governo tedesco si trova oggi ad affrontare sfide energetiche considerevoli e lo sfruttamento delle risorse alternative dovrebbe essere ulteriormente sostenuto per far fronte, almeno in parte, alle nuove problematiche energetiche del paese. La sicurezza energetica, l'efficienza economica, la sostenibilità ambientale e la creazione di un mercato energetico competitivo sono all'ordine del giorno, nonostante la volontà del governo federale di smantellare gradualmente le centrali nucleari, di ridurre l'utilizzo del carbone e le emissioni di gas inquinanti, come previsto dagli accordi di Kyoto e dai Burden Sharing Agreement.[1] La Germania mira inoltre a consolidare la liberalizzazione del mercato nazionale dell'energia elettrica e ad imporsi come leader mondiale nella produzione ed esportazione di tecnologie rinnovabili. La sfida energetica che i governi tedeschi hanno accettato è di grandissima portata e vede la costante concertazione di diversi fattori istituzionali, politici, economici e sociali tesi al raggiungimento di ambiziosi obiettivi ed alla necessità di rispondere alle diverse esigenze del paese nel breve e nel lungo periodo. Ovviamente la sfida va oltre le risorse rinnovabili, ma in questo campo la scommessa è più forte che mai ed un considerevole incremento nell'uso di energie alternative potrebbe dare un forte contributo allo sviluppo energetico del paese grazie alla possibilità di aumentare la percentuale di energia prodotta entro i confini nazionali, permettendo al paese una maggiore stabilità energetica, più sicurezza negli approvvigionamenti ed un ampliamento del mercato interno ed internazionale, nel rispetto delle direttive europee e degli obiettivi ambientali internazionali.
È possibile notare che a partire dal 2000 il contributo delle fonti rinnovabili al TPES è aumentato notevolmente. Ciò grazie tra le altre al contributo delle legge tedesca sulle energie rinnovabili varata nel 2000 (Erneuerbare Energien Gesetz, EEG) ed emendata nel 2004. Tale legge modificò e migliorò la precedente legge federale tedesca del 1991 (Stromeinspeisungsgesetz, StrEG) che obbligava gli operatori attivi nelle varie fasi della rete elettrica a comprare energia da fonti rinnovabili e ad immetterla nella rete pubblica. Con questa legge le grandi compagnie di energia elettrica pagarono percentuali che variavano dal 65% al 90% ai produttori di rinnovabili in particolare e ciò attirò pesanti critiche da parte degli operatori di rete costretti a comprare energia alternativa anche qualora non fosse loro conveniente.
La StrEG venne così sostituita dalla EEG, che prevedeva tariffe basate non più sul prezzo medio al consumatore quanto piuttosto sui diversi costi delle fonti rinnovabili. Le tariffe, decrescenti nel corso del tempo, si differenziavano a seconda della fonte, della tecnologia utilizzata, della localizzazione e della grandezza dell'impianto e si stabilì l'obbligo di revisionarle ogni due anni e di aggiornarle in base allo sviluppo dei costi tecnologici e del mercato energetico.
Le leggi emanate, il sostegno di partiti e coalizioni di governo alle tematiche energetiche ed ambientali, la sensibilizzazione di associazioni industriali, gruppi di pressione e dell'opinione pubblica ad un sistema energetico alternativo ed i finanziamenti indirizzati alla ricerca ed allo sviluppo di nuove tecnologie a sostegno delle fonti rinnovabili, hanno permesso alla Germania, nel corso degli anni, di affermarsi come uno dei maggiori produttori di energia alternativa in Europa e di concepire le fonti rinnovabili come una possibile soluzione ai propri problemi energetici.
L'esperienza tedesca insegna come il contributo energetico delle rinnovabili sia possibile ed auspicabile, e come possa rappresentare una delle possibili soluzioni ai problemi energetici globali. Tuttavia per permettere al mercato delle rinnovabili di svilupparsi ulteriormente saranno necessarie ulteriori politiche di lungo periodo, l'attenzione delle diverse forze politiche, economiche e sociali, e consistenti contributi economici alla ricerca tecnologica per permettere ai produttori di energie alternative di inserirsi in modo concorrenziale nel mercato energetico tradizionale, dato che le sfide che oggi attendono il settore delle rinnovabili sono ancora molte. Il mercato energetico tradizionale è basato su combustibili ad alta efficienza energetica e l'intero sistema è fortemente consolidato in tutte le sue fasi e gestito quasi monopolisticamente da operatori di rete ben integrati in tutti i livelli della produzione energetica. Sarà quindi molto difficile, ma vantaggioso, rendere possibile la diffusione e l'introduzione sul mercato energetico di sistemi ed attori energetici nuovi anche se questi comporterebbero una riduzione dei costi economici e sociali. La sfida è ancora aperta.


[1] BSA, accordi europei siglati nel 1998 con lo scopo di ripartire tra I diversi stati membri dell'Unione Europea le quote di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Gli stati membri che non dovessero rispettare tali limiti potrebbero essere soggetti ad una procedura di infrazione su iniziativa della commissione. Al contrario il Protocollo di Kyoto non prevede sanzioni economiche dirette agli stati firmatari non adempienti.

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