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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 46 - 16 Settembre 2008 | 0 commenti

E poi vedi il mare

Torra con cussu ‘inu? Eo gerezo buffare sa birra!” si lamentava Luca Luche, amico perfughese mentre mi accompagnava a Valledoria, dove ha sede un’enoteca di rivendita diretta di vini dell’azienda Paolo Dettori.
Entriamo. Sulla sinistra piccoli silos in cemento per la vendita diretta di vino sfuso, a destra scaffalatura dove alloggiano tutti i vini dell’azienda in compagnia di alcuni Champagne e Prosecco.
Colore predominante: il verde; arredamento: scarno.
Mentre racconto a Luca i vini che avevo già avuto la fortuna di bere ci avvicina un signore baffuto: tanto gentile e affabile tanto incompetente in fatto di vino. All’ennesima domanda da pseudo "esperto“ il signore sorridendo ci dice: “mi piace berlo ma non sono un gran esperto di vino. Ti conviene fare queste domande a quel signore, sicuramente ti sa rispondere!”
Là. Tombola. Il signore è niente po po di meno che Paolo Dettori in persona. Ha inizio una simpatica chiacchierata nella quale per soddisfare la mia curiosità non lesino domande.
“Guarda che se non ci credi puoi venire a trovarmi in azienda” “Sarebbe fantastico!” “Vieni quando vuoi, per me va bene anche domattina” “Domattina arrivo”.
Perfugas-Sennori: viaggio attraverso il nord sardegna, dall’Anglona alla Romangia. Terra arida, secca. Ma comunque gentile, che mi avverte quando sto arrivando a Sennori: cambio repentino di paesaggio, oltre all’onnipresente macchia mediterranea si aprono distese di vigneti (rigorosamente ad albarello) e oliveti.
Colline ricoperte di vigneti, verdi e ordinate, come tante altre viste in vita mia. Da questo punto mi reputo abbastanza fortunato: tesi nelle Langhe, mesi di stage nel Chianti Classico, ora le colline di Dozza che mi danno il buongiorno ogni giorno tanto per fare degli esempi.
Ma qui cammini per i vigneti, giri, ti perdi, ti volti, e poi vedi il mare.
Non è la stessa cosa!
La cantina è in fase di grande ristrutturazione ed ampliamento: dove c’era un tempo la cantina ora stanno adibendo una sala d’accoglienza e assaggio.
“Non mi sono posto obiettivi di tempo. Ho chiamato quel signore" (e mi indica un muratore indaffarato)"…è un artista…per finire ci vorrà il tempo che ci vuole.”
La cantina è, ad eccezione del lato dell’entrata, completamente interrata, il che permette di avere una temperatura ottimale. Inoltre in cantina è presente una delle poche tecnologie dell’azienda: macchinari per il controllo della temperatura, fondamentali per il controllo delle fermentazioni.
È un ambiente particolarmente alto. Sopra i silos in acciaio sono presenti della aperture che si affacciano direttamente al piano superiore, da cui le uve/vinaccie arrivano per caduta.
I grappoli sono selezionati uno ad uno direttamente da Paolo e Alessandro Dettori, padre e figlio.
Grappoli tra l’altro figli di una selezione estrema già in vigna. Sono infatti presenti vigne di 40, 50, 60 anni e perfino di 100 anni. La naturale conseguenza è la riduzione della quantità di uva prodotta o favore di una qualità nettamente superiore. Altre operazioni come diradamento portano all’eccesso questa funzione naturale della pianta: se la media aziendale la si può sommariamente stabilire sui 50 quintali per ettaro in alcuni vigneti si arriva addirittura a produrre solamente 18 q./ha.
Facile capire come i vini di Dettori riescano a raggiungere gradazioni alcoliche altissime e corposità inaspettate su tutta la gamma. Di conseguenza si spiegano anche i prezzi di questi prodotti: sicuramente cari, ma si tratta di fiori rari.
Le vigne vedono come forma di allevamento principale l’alberello. Questa tipologia di allevamento ha origine antichissime in Sardegna: da un lato perché ben si concilia con l’esigenze di sua maestà il Maestrale, che bacia di continuo l’isola a forma di impronta; dall’altro perché la viticoltura dell’isola era molto povera, e tutti i supporti che oggi contraddistinguono i vigneti erano un tempo autentici lussi.
Le vigne sono coltivate secondo i dettami della natura, per certi versi seguendo i dettami della biodinamica: niente irrigazione, cosicché le radici debbano andare a ricercarsi l’acqua in profondità. Solo tre passate di trattamenti a base di rame in un anno come unico trattamento contro eventuali parassiti, malattie e funghi.
Quest’anno non è stato un anno particolarmente fortunato: le vigne appaiono duramente colpite dalla peronospora, con danni evidenti alle foglie che si ripercuoteranno sulla produzione totale. “Non so ancora quanta uva riuscirò a produrre quest’anno. Ho già avvertito tutti gli importatori. Magari farò un unico vino e lo chiamerò disgrazia!”.
Alla domanda se non avesse voglia in momenti come questi di strizzare l’occhio alla chimica ha risposto “Non credere che le aziende che fanno trattamenti chimici quest’anno siano stati immuni dalla peronospora. “
Dimenticavo: le viti sono tutte a piede franco. Si può dire che l’età avanzata le ha portate a sviluppare difese naturali contro la filossera.
Tornando alla cantina i vini vengono a contatto solamente con acciaio e per l’affinamento al cemento. Sono presenti anche una piccola batteria di barrique, ma tutte quante hanno già fatto talmente tanti passaggi da non dare le classiche caratteristiche di legno al vino.
Chiedendo per quale motivo l’azienda si fosse avvicinata a questo tipo di agricoltura, sono emersi due differenti aspetti: da un lato la volontà di fare il vino secondo natura, dall’altro la voglia di fare qualcosa di diverso.
Agricoltura che per molti aspetti si rifà alla biodinamica, ma che mostra alcune sostanziali differenze.
“Utilizzate anche quelle stregonerie di Steiner per concimare il terreno?” “Macchè, c’è un mio amico pastore che mi porta qualcosa di molto più efficace”.
Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascon i fior.
Degna conclusione della mattinata, “colazione” a base di Moscadeddu. Nettare allo stato puro, una persistenza che ha dell’incredibile. Colore ambrato, quasi velato (non si fa filtrazione).
“Ora mi ci vuole proprio un tuffo in mare…”.

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