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Scritto da nel Numero 46 - 16 Settembre 2008, Scienza | 4 commenti

L' inizio della fine ?

L' inizio della fine ?

Quello compiuto a Ginevra lo scorso 10 settembre presso il Large Hadron Collider del CERN, è il primo di una serie di esperimenti i cui esiti potrebbero svelare molti dei misteri che avvolgono la natura e l’ origine della materia.


Con Atlas e Cms i fisici mirano a rintracciare il bosone di Higgs, la fantomatica "particella di Dio" che avrebbe dato massa a tutte le altre. L’ antimateria, che sembra comporre gran parte dell’ universo, verrà studiata da Lhcb, mentre con il quarto esperimento, Alice, si cercherà di capire qualcosa di più sullo stato della materia nei primi istanti di vita dell'universo.
Un progetto ambizioso, reso possibile dal colossale acceleratore di particelle, ha uno sviluppo di 27 chilometri, costruito a cento metri di profondità nel sottosuolo del Centro di Ricerche Nucleari della città elvetica.
La potenza dell’ impianto non ha mancato di suscitare polemiche, anche in ambito scientifico. Il Large Hadron Collider è progettato per lanciare fasci di particelle a una velocità prossima a quella della luce, poco meno di 300.000 chilometri al secondo, e farle scontrare fra loro. Da queste collisioni si generano temperature di miliardi di gradi, migliaia di volte più alte di quelle prodotte all’ interno del Sole.
Il timore di alcuni scienziati era che dall’ esperimento del 10 settembre potesse generarsi un piccolo buco nero, che, ingrandendosi progressivamente, avrebbe cominciato a risucchiare come un vortice il nostro pianeta fino a ingoiarlo completamente da qui a quattro anni.
Queste misteriose entità cosmiche, nell’ immaginario collettivo inquietanti già dal nome, si formano quando una stella massiccia, molto più grande del nostro Sole, esaurito il suo combustibile non riesce più a bilanciare la sua gravità interna. L’ astro comincia a raffreddarsi e contrarsi, fino a collassare su se stesso, generando un campo gravitazionale così intenso da portare la materia ad avere una densità di miliardi di tonnellate per centimetro cubo e non far passare neppure la luce: è nato un buco nero. Un punto di non ritorno, chiamato singolarità dagli astrofisici, dove non hanno più valore le leggi della fisica.
L’ esistenza di questi oggetti celesti, che non è possibile studiare direttamente dato che non emettono nessun tipo di radiazione, era già stata prevista dalla teoria della Relatività generale di Einstein. Negli ultimi decenni gli studi di Stephen Hawking, uno dei maggiori fisici del nostro tempo, hanno permesso di approfondire la loro conoscenza teorica.
Al momento sembra che l’ avvio del Large Hadron Collider non abbia originato un buco nero nostrano. La Terra risulta ancora tutta intera, smentendo le previsioni dei catastrofisti. Del resto i fisici del CERN hanno precisato come in natura ci siano continuamente collisioni fra particelle, come quelle dei raggi cosmici che colpiscono la il nostro pianeta, dalle quali si genera un’ energia maggiore di quelle creata nell' acceleratore di Ginevra.

4 Commenti

  1. Bell'articolo, semplice e chiaro.

    Una domanda: quindi se ho capito bene non si ha la certezza dell'esistenza dei buchi neri. esistono solo al livello ipotetico?

  2. I buchi neri sono invisibili, quindi la loro presenza non può essere confermata dall'osservazione diretta. Tuttavia sono individuabili tramite gli effetti che provocano nello spazio circostante.
    La materia (gas,polveri) attratta dal loro vortice gravitazionale,si scalda emettendo raggi X che è possibile individuare

  3. Grazie della risposta Enrico,
    inizio a diventare curioso sull'argomento. Ma se non riusciamo a vederli, come facciamo a sapere che la materia si scalda per quel motivo?

  4. Ovviamente non ne abbiamo la certezza, però la presenza di forti sorgenti di raggi X, come stelle di grande massa,senza che nei dintorni vi siano altri corpi visibili, è considerata un buon indizio dell' esistenza di un buco nero.

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