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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 48 - 16 Ottobre 2008 | 2 commenti

Viaggio in Emilia Romagna – Mario Soldati

C’è chi usa la verde, e chi usa il diesel. Chi il gpl, chi il metano. Mario Soldati per viaggiare, non usava niente di tutto ciò: usava il vino, meglio se posto su una tavola ben imbandita.

Viaggio in Emilia Romagna è il racconto, da nord ovest a sud est, della terra che più di ogni altra ha legato la propria anima alla tavola: l’Emilia Romagna.

Questa regione, che guardandola dalla cartina sembra un triangolo in cui i due cateti sono rappresentati dall’acqua: a nord il Po, a est il mare adriatico; come ipotenusa, la dorsale appenninica.

Scorrendo la via Emilia, “ipotenusa” parallela alla dorsale appennica, Soldati racconta le differenze, i diversi tratti somatici delle genti che popolano questa grassa terra.

Innanzitutto, scovando innumerevoli sfaccettature che vanno ben oltre le due anime distinte ma fraterne, quella emiliana e quella romagnola, perché Soldati afferma che questa terra, più di ogni altra, è la più varia. Si l’Italia e connaturata per sua natura alla diversità, ai cambiamenti linguistici e paesaggistici, ma l’Emilia Romagna, ne rappresenta appieno questo tratto.
Addiritura Soldati afferma che nel cuore della regione, là dove l’Emilia diventa Romagna, a Imola, batte un cuore fortissimo, che racchiude al suo interno molte delle caratteristiche che si possono trovare diversamente sfaccettate nel popolo italiano, in quello del centro Italia in primis.
A dare più forza a questa teoria il fatto che l’Emilia Romagna sia solo una parte del viaggio che ha compiuto in tutta Italia e, soprattutto, il fatto che Soldati non sia un autoctono, bensì un Piemontese.
Niente di autoreferenziale quindi, sia ben inteso.

L’impressione è che Soldati si diverta tantissimo a compiere questo viaggio, vuoi perché è una scusa per trovare e ritrovare amici di nuova e vecchia data, vuoi anche perché a tavola Soldati ci sta proprio bene, così come in cantina.
Ma l’impressione fondamentale che accompagna la lettura del libro, è che il vino e il cibo per Soldati non rappresentino il fine, come può esserlo stato per un grandissimo, anzi, il più grande, come Veronelli, ma un mezzo.

Un mezzo con cui cogliere l’essenza di un popolo, conoscerlo a fondo, in una parte si pubblica, spesso di aggregazione e socializzazione, ma pur sempre una parte intima, dove la quotidianità di mostra nuda.
Perché più di ogni altro aspetto della quotidianità, è attraverso il vino ed il cibo che affollano le tavole che si possono capire le persone e i loro pensieri, i loro valori, i loro ritmi di vita.

Vino e donne, cibo e donne: oltre all’enogastronomia, questo libro è l’elogio continuo alla femminilità emiliano romagnola: un inno alla sdaura e all’azdora, alla rezdora e alla zdora, tutte donne che se “solo fossi stato più saggio, avrei preso in moglie”.
Ed anche perché, ad esempio solo guardando il pane, i richiami alle curve femminili sono sempre ben evidenti.

2 Commenti

  1. Caro Ciacco se scrivi come mangi, ho voglia di mangiare con te!! Guarda c'ho anche una bottiglia di passito di Pantelleria (100% naturale) che ti sto tenendo da parte. Leggerò con piacere questo libro anchè perchè sono curioso di leggere la descrizione che Soldati dà dei varii Emiliani e Romagnoli… anche se secondo me gli Imolesi sono definitivamente romagnoli! Secondo me il centro è Bologna… è qui che ho notato la concentrazione dei pregi e dei difetti delle due “etnie”. Viva la azdora!

  2. Caro Angelo, che gli imolesi siano romagnoli non c'è ombra di dubbio, però secondo me “guardano” più di frequente Bologna che Ravenna o Cesena. Per quanto riguarda come mangio posso assicurarti che mangio molto più lentamente di come scrivo, accetto volentieri il Passito di Pantelleria e rilancio con un Albana Passito!

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