Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Internazionale, Numero 50 - 16 Novembre 2008 | 0 commenti

Obama e l'altra America

Il mondo intero e quello virtuale celebrano Obama, il primo presidente afro-americano della storia degli Stati Uniti d'America. Tutti nutrono aspettative per il nuovo presidente: per molti Obama non può fallire, per altri Obama è la speranza di un nuovo corso, per altri ancora con Obama non cambierà poi molto. Tra coloro che pensano che Obama non può fallire c'è l'America Latina. Le due amministrazioni Bush non hanno registrato rapporti privi di turbolenze. L'antiamericanismo guidato da Hugo Chavez si è inasprito, con la cacciata dei reciproci ambasciatori e non solo, cui si va ad aggiungere il tema caldo dell'immigrazione soprattutto per quel che riguarda il confine con il Messico.
Obama non è mai stato in America latina, però hanno fatto tutti il tifo per lui, mentre McCain negli anni '80 è stato coinvolto da Ronald Reagan nella guerra sporca in Centro America.
Su Cuba Obama afferma che non si può continuare a ripetere la stessa politica fallimentare per 50 anni senza modificarla mai. La prima misura dovrebbe essere quella di liberalizzare i viaggi a Cuba per i cubano-statunitensi (oggi ne è permesso uno ogni tre anni) e rendere più facile l'invio di rimesse nell'isola. Tuttavia per Obama un'eventuale ristabilimento delle relazioni è molto lontano e condizionato da cambiament concreti nell'isola.
Il principale consigliere di Barak Obama per l'America latina è Frank Sánchez, che fu già inviato speciale di Bill Clinton per le Americhe e sottosegretario ai trasporti. Nonostante Sánchez sia nato in Florida non è di origini cubane ma spagnole. La prima preoccupazione per lui è fugare l'idea che il fatto che Obama non si sia mai occupato della regione voglia dire disinteresse: infatti Bush è andato ben nove volte ma non per questo ha evitato che prendessero spazio personaggi politici tipo Chávez. Obama ha più volte fatto intendere, ricambiato da Chávez, che è disposto a dialogare a patto che cessino i toni antiamericani.
Sulla Colombia Barak Obama è perplesso per motivi sindacali interni sul Trattato di Libero Commercio tra Stati Uniti e Colombia ma considera la Colombia l'alleato chiave degli Stati Uniti. Appoggia il Plan Colombia, investirà ancora più soldi in questo anche se si aspetta un miglioramento della legalità nel paese. Con il messico invece Obama è molto preoccupato per la questione droga, la guerra tra narcos in Messico non è stata oggetto della campagna.
Circa l'immigrazione Obama ha dichiarato che non fa parte del piano dei suoi primi cento giorni, il che lascia intendere che non sia una
primissima priorità, ma afferma che il percorso degli immigrati deve portare alla piena cittadinanza degli stessi.
In conclusione è difficile affermare che l'America latina sia centrale nei programmi dei candidati, anche se un ruolo nuovo potrebbe ricoprirlo il presidente brasiliano Lula che ha avuto subito parole di incoraggiamento per Barack Obama, definito dal presidente brasiliano “L'uomo che non può fallire”, chiedendo in qualche modo rassicurazioni sui piani finanziari, con l'auspicio che si dia vita ad una nuova politica, che parta innanzitutto dai più poveri e con l'invito non ultimo di togliere l'embargo a Cuba che ormai, secondo Lula, non ha più nessuna ragione di esistere.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>