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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 50 - 16 Novembre 2008 | 1 commento

Penone al MAMbo

Penone al MAMbo

Un'ottima occasione per riflettere sull'incontro-scontro tra la presenza umana e il suo habitat (Barilli) mi è stata offerta dalla
mostra personale del piemontese Giuseppe Penone, curata da Gianfranco Maraniello per il MAMbo di Bologna.

Penone, nato in provincia di Cuneo nel 1947, è uno dei protagonisti dell' “arte povera”, l'esperienza artistica teorizzata e
battezzata nel 1968 dal critico genovese Germano Celant, e che promuoveva il ricorso a materiali poveri, naturali,
antiartistici, per evidenziarne l'energia e analizzarne i processi naturali.

Maraniello, il curatore, ci informa che questa mostra non vuole essere una retrospettiva, “le opere, infatti, vengono proposte
come parte di un discorso in evoluzione e non come elementi di una sequenza cronologica.”
E forse sarebbe anche il caso di parlare di una mostra a tema, dato che l'elemento ricorrente, il filo-rosso che unisce tutto
il percorso espositivo è il concetto di impronta, legata ora all'impressione, ora alla pressione, ora al segno.

Impronta-impressione che inizia con la successione di diapositive “Rovesciare i propri occhi” (1970, fig. 1), dove troviamo lo stesso Penone
immortalato da un fotografo che, alla stregua dei “Coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck (1434), ritroviamo specchiato negli
occhi-specchi del soggetto fotografato, in un gioco di impressioni reciproche, dove l'impressione fotografica lascia il segno sul corpo del fotografato
nello stesso momento in cui essa viene segnata, a sua volta, dall'effige di quest'ultimo.

Impronta-pressione lasciata dalla mano su un pezzo di creta, il quale, ingrandito cento volte, oltre a palesarci il torto subìto, ci svela
anche l'effige del suo carnefice, effige consistente nel calco della mano stringente di Penone, rimasta a grandezza naturale e conservata
a mo' di reliquia dentro un solido geometrico in metallo appoggiato sul pezzo di creta ingrandito, quasi a volere rimarcare il vantaggio
'teo-tecnologico' che ha l'uomo sulla natura. “Geometria nelle mani” (2003, fig. 2).

Impronta-segno lasciata sul tronco di un albero sul quale Penone si è arrampicato, e dato che un'innocua arrampicata non lascia all'albero nessun
ricordo, Penone pensa bene di lasciare il segno della performance legando un grosso filo di rame stretto ai punti del tronco da lui toccati, così “L'albero
crescendo ricorderà i punti del mio contatto” (1968, fig. 3).
Non contento di questo intervento, qualche anno più tardi (su un altro albero) applicherà il calco della sua mano nell'atto di stringere (1978, fig. 4).
Queste ultime due testimonianze fotografiche dei suoi interventi sulla natura, fanno parte della serie “Alpi marittime” (1968-'78).

L'elemento naturale dell'albero ricorre di frequente nella poetica di Penone, in quanto, come ci suggerisce lo stesso autore: “…l'albero è un elemento
vivo che si costruisce come si costruisce la scultura, e per di più memorizza la sua forma [...] per cui all'interno del legno si trova la forma dell'albero.”

Proprio questa rivelazione lo ha esortato a realizzare la serie “Alberi” (dal 1969, fig. 5) un'operazione a metà tra scultura e falegnameria, compiuta in diversi anni su
diversi alberi (uno per anno), tramite la quale Penone ha dato, ad ogni singolo albero, l'età da lui portata nel momento in cui realizzava tale operazione.
Da grandi pezzi di legno destinati ad uso industriale, ha eliminato i cerchi del tronco rispettandone i nodi e i relativi rami, lavorandolo non a tutto tondo
ma lasciandogli attaccato, a guisa di piedistallo, la parte di legno lasciata al grezzo per l'uso industriale, parte che ci permette oltretutto di fare il confronto
e trarne le debite riflessioni.
A tal proposito, l'allestimento del MAMbo, si è spinto decisamente oltre, installando nella manica lunga del museo una prospettiva costituita da 13 di
questi “Alberi” realizzati dal 1970 al 1985, per una lunghezza totale di 100 metri e l'illusione di una linea retta infinita.

L'esposizione è visitabile fino all' 8 dicembre nei seguenti orari: martedì – domenica 10 – 18, giovedì 10 – 22, lunedì chiuso.

1 Commento

  1. organizziamo una visita assieme al museo..è anche un pò che non ci si vede

    cià

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