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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 50 - 16 Novembre 2008 | 0 commenti

Suoni in laguna

Sabato 18 ottobre 2008 si è chiusa a Venezia la cinquantaduesima edizione della biennale di musica contemporanea. Il menù della serata offriva: ore 19 EXIT_01 Party Sintomatico, a seguire Fatima Miranda in uno scenografico spettacolo di contorsionismo vocale intitolato Cantos Robados (prima esecuzione italiana). Lo scenario, quello a dir poco mozzafiato dell'arsenale. Entrando nel teatro delle Tese, un'anticamera contornata da installazioni visive dove lo spettatore diventava protagonista in quanto, chiunque avesse voluto anche solo per un attimo mostrarsi sotto i riflettori, veniva automaticamente spogliato della sua immagine che appariva riflessa e proiettata come una semplice ma suggestiva aurea spettrale sulla parete della stanza. Avvolti da suoni elettronici che rimbalzano nell'aria grazie all'effetto del dolby surround, ci addentriamo in teatro dove luci soffuse e palchetti multipli disorientano per un attimo lo spettatore indeciso sul dove accomodarsi. Le postazioni dei musicisti, in effetti, sono poste l'una alle spalle dell'altra. Le atmosfere sonore di Alva Noto, Deathprod, Biosphere, William Basinski, Olivia Block e Scanner si diluiscono, mentre le luci s'intensificano sull'ensemble Alter ego. Gli strumenti acustici in glissando dell'ensemble acquistano nuova linfa vitale nel momento in cui si fondono con i suoni sintetici di Scanner. La musica contemporanea necessita di suoni in cui il fruitore possa ritrovare, sublimata, la sua quotidiana emotività; ed è per questo che il sodalizio fra queste due differenti realtà ha un sapore alquanto fresco.

Segue il Quartetto Arditti in un reumatismo d'archi.

E' dal buio del palcoscenico del teatro delle Vergini che emerge, invece, lentamente, sospesa a mezz'aria, la sublime figura della spumeggiante voce di Salamanca. Afferrato un corno galleggiante a pochi centimetri dalle sue labbra, lo spettacolo ha inizio proiettandoci nell'atmosfera sacrale del rito iniziatico dove la voce intensa e viscerale di Fatima ci condurrà nei meandri di un mondo misterioso, scettico, ironico ma credente. L'apparato scenografico è fondamentale, e imbelletta le indiscusse qualità sonore della musicista che ci appare sotto una veste teatrale e che si esibisce ora in un simpatico flamenco, volteggiando dall'alto di una scala mobile che costituisce lo scheletro invisibile del suo iniziale costume di scena (dove la scala è rivestita da un'enorme ed elegante gonnellone); ora in un canto solitario dove passeggia per il palcoscenico con una valigia che canta al suon della fisarmonica; ora in un dissacrante ed ironico rito religioso, facendo suonare un recipiente ricolmo d'acqua, sfregando le mani bagnate sui manici.

Mentre i carillons suonano, le luci si abbassano e la magia sfuma in dissolvenza.

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