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Scritto da nel Numero 51 - 1 Dicembre 2008, Scienza | 0 commenti

Un astro imprevedibile

Per esploratori e naviganti dell’emisfero boreale la Stella Polare è stata fin dall’antichità il punto di riferimento celeste più importante.
Trovandosi quasi perfettamente allineata con l’estremità settentrionale dell'asse di rotazione terrestre, che individua il polo nord celeste, Alfa Ursa Minor (questo è il suo nome scientifico) sembra essere l’unica stella immobile nel cielo. Osservandola è quindi possibile orientarsi con facilità.
Pur non essendo un astro particolarmente luminoso, la Stella del Nord, che appartiene alla costellazione dell’Orsa Minore, o piccolo Carro, ha il vantaggio di essere facilmente individuabile nel firmamento. Per trovarla basta prolungare di cinque volte la linea ideale di congiunzione fra le due stelle anteriori del Gran Carro, Merak e Dubhe.
Recentemente la stella, distante dalla Terra circa 430 anni luce, ha riservato una sorpresa al team di astronomi australiani, scozzesi e statunitensi che la tiene sotto osservazione. Inaspettatamente le variazioni periodiche della sua luminosità, che da tempo diventavano sempre più lievi, hanno ripreso a crescere.
Un cambiamento al quale non è ancora stato possibile dare una spiegazione, anche se i ricercatori hanno formulato due ipotesi da verificare nel tempo. Per la prima Alfa Ursa Minori sarebbe all'inizio di una nuova fase di instabilità, secondo l’altra la stella potrebbe essere soggetta a due diverse oscillazioni, che hanno una periodicità simile ma non perfettamente identica.
I mutamenti periodici di luminosità sono caratteristici delle variabili Cefeidi, categoria di stelle a cui appartiene la Polare. All’interno di questo tipo di corpi celesti avviene una serie di fenomeni che fanno espandere o comprimere ciclicamente i gas presenti nell’atmosfera stellare, modificando così la luminosità dell’ astro.
Nel caso della Stella del Nord questa variazione periodica si compie nel giro di quattro giorni. Il cambiamento di luminosità si era ridotto dal 10% di un centinaio di anni fa al 2% della fine del secolo scorso. Dall’analisi di questi dati gli astronomi supponevano che il corpo celeste stesse per uscire dalla sua fase di instabilità.
La stella Polare ha invece stupito tutti coloro che si aspettavano di coglierne l’ultimo respiro, invertendo quella che sembrava una tendenza inarrestabile.
Il corpo celeste sta aumentando di nuovo la sua attività, al punto che la differenza tra i picchi di maggiore e minore luminosità è risalita al 4%.
Un comportamento insolito, soprattutto per la rapidità con cui è avvenuto il fenomeno. Nel corso della sua esistenza una stella attraversa diverse fasi evolutive, ma questi cambiamenti si misurano su una scala di milioni di anni.

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