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Scritto da nel Internazionale, Numero 53 - 16 Gennaio 2009 | 0 commenti

Nazioni Unite: nessun posto al sicuro a Gaza

Non c'è via di scampo né un posto dove rifugiarsi a Gaza: così si può riassumere il Report delle Nazioni Unite relativo alla prima settimana di questo 2009 nella Striscia, martoriata dal più imponente dispiegamento di forze israeliano in Palestina dal 1967.

Il documento, diffuso dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA) di Gerusalemme, descrive una situazione drammatica: dal 27 dicembre all'8 gennaio l'operazione Piombo Fuso ha provocato la morte di 758 Palestinesi, di cui 60 donne e 257 bambini. Dai dati, confermati dal Ministero della Salute Palestinese, emerge che proprio i bambini, il 56% della popolazione di Gaza, sono le principali vittime dell'attacco israeliano.

Nei quartieri di Gaza City i combattimenti casa per casa tra miliziani palestinesi e truppe israeliane sono all'ordine del giorno, con numerosi effetti collaterali. Il documento riporta un inquietante fatto avvenuto nella zona di Zeitun il 4 di gennaio, dove soldati israeliani avrebbero chiuso 110 civili palestinesi in un edificio poi bombardato più volte nelle ore successive, provocando la morte di trenta persone oltre a numerosi feriti.

Il 7 gennaio l'esercito israeliano ha concesso una tregua di tre ore per concedere ai civili l'accesso ai servizi medici e d'assistenza; lo stesso giorno a Gaza è stato aperto un centro di coordinamento per gli affari umanitari per definire le misure atte a soccorrere la popolazione. I problemi da affrontare sono di varia natura, derivanti principalmente dagli effetti dei bombardamenti aerei e dei blocchi lungo i confini.

Il 4 gennaio il 75% della popolazione si vedeva estromesso dal rifornimento di corrente elettrica; la situazione è in leggera fase di miglioramento grazie a riparazioni alla rete e principali impianti.

L'elevato numero di feriti ha messo in crisi gli ospedali, già in difficoltà a causa dei continui black out e dell'assenza di carburante per i generatori d'emergenza. Il soccorso è reso oltremodo difficoltoso dagli scontri in zone abitate che non consentono tempestivi interventi da parte delle ambulanze, il cui numero è comunque insufficiente a gestire la situazione.

All'assenza di elettricità si accompagna quella dell'acqua corrente: importanti acquedotti sono stati danneggiati dai bombardamenti, tagliando fuori dal servizio idrico interi quartieri e campi profughi, oltre a provocare la fuoriuscita di acque di scolo in molte zone con rischi per la salute dei civili.

I rifornimenti di cibo entrano nella Striscia in modo difficoltoso ma comunque sufficiente a supportare la domanda. A Gaza City si registra un prezzo del pane raddoppiato dall'inizio dell'avanzata militare israeliana.

Per quanto riguarda l'offensiva Palestinese (il nuovo casus belli), nel periodo preso in esame, si registra il lancio di centinaia di razzi in territori israeliani mai raggiunti prima. Dal 27 dicembre sono stati uccisi 3 civili israeliani e feriti 50. L'Esercito israeliano ha visto tra le sue fila 7 soldati morti (4 per fuoco amico) e 80 feriti.

Si rimanda al Report completo e al sito dell'OCHA

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