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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 55 - 16 Febbraio 2009 | 0 commenti

Nessuno si aspetta l'Inquisizione spagnola

Compiacente a' colloqui del cicisbeo
che a dame maturate porgeva qui la mano!
Qui il Tacco rosso al Neo sospirando dicea:
Oritia, o Clori, o Nice, incipriate
vecchiette e imbellettate io vi bramo,
ed anzi sol per questo, forse, io v'amo!
Tal dei tempi è il costume!
(Andrea Chénier, Atto I, Scena I)


Il nobile Salotto settecentesco non è luogo, ma concetto: vi trovano asilo i fortunati “pataccati”, ovvero coloro che ricevono, in cambio del sé, una scintillante patacca, che per loro parla, che in tutto li rappresenta, e che garantisce illimitata licenza come fosse libertà. Presenziavano il Salotto, quello storicamente inteso, Dame Maturate, Ambigui Nobiluomini, Cicisbei, Prelati; tutti per grazia del Re e di Dio esentati dal rendere conto della propria “inutile” e frivola diversità. Sopravvive oggi a quel luogo un'allegra, transoceanica comunità di incauti, scintillanti e naturalissimi diversi, che non reclamano alcun diritto, ma vivono in perenne quarantena e femminea, subalterna, centralità. Ebbene, questo fenomeno di nicchia relativa, reclama adesioni da più parti, tanto che si fa industria, industria di salotto. E c'è una ferma volontà di produrne in serie, e di ricondurre al vacuo paradigma, la galassia di libere espressioni e di fieri modi di esistere controvento. Mi capita così di incrociare distrattamente immagini e parole che tutte rimandano alla leggerezza del vivere dolosamente complici di un sistema sdoppiato, prossimo al collasso culturale, civile, economico, in cui la rappresentazione di sé ormai dista anni luce dal sé. Non è solo decadenza, smarrimento, nichilismo. È, fondamentalmente, menzogna a buon mercato. E tutti noi, tutti tutti, alla fine finiamo per acquistare qualcosa al mercatino delle nostre icone-patacca. Le appendiamo sull'uscio di casa, ci impacchettiamo bene e, in attesa dell'Inquisizione spagnola, facciamo festa.


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