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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 56 - 1 Marzo 2009 | 0 commenti

Josè Saramago presenta Fernando Pessoa

Fondata nel 1949, la BUR festeggia il suo sessantesimo compleanno con una mini collana da collezione. Sessanta classici, selezionati all'interno di un ampio catalogo storico, che usciranno nella misura di sei volumi al mese per tutto il 2009. BUR 60 (questo il nome della collana), comprenderà opere che variano dai testi latini e greci sino alla letteratura contemporanea, italiana e internazionale, la peculiarità di ogni libro sarà però rappresentata dalla prefazione, scritta per l'occasione da celebri personaggi. Tra le opere “in uscita”, per citare alcuni esempi: Sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli (con prefazione di Ascanio Celestini), Ritorno a Malo di Luigi Meneghello (con prefazione di Marco Paolini), Dizionario dei luoghi comuni di Gustave Flaubert (con prefazione di Michele Serra), Poesie di Fernando Pessoa (con prefazione di Josè Saramago).

Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, nella sua prefazione descrive così lo scrittore portoghese: “Era un uomo che conosceva le lingue e scriveva versi. Si guadagnò il pane e il vino mettendo le parole nel posto delle parole, scrisse versi come i versi si devono scrivere, come se fosse la prima volta”. Di Pessoa ricorda la grande sensibilità, spesso celata da un'apparente stravaganza, il profondo disagio di chi si sente sempre al posto sbagliato, nel momento sbagliato, di chi non reputa proprio il mondo che lo circonda e talvolta stenta persino a riconoscere la propria immagine riflessa in uno specchio. Quel senso di inadeguatezza che non ti abbandona mai e per questo ti incita, o quasi ti costringe, a inventare un altro te.

Da questo senso di non appartenenza, dall'incapacità di riconoscere e riconoscersi nasce quella che fu considerata la peculiarità estetica di Pessoa, la sua personale creazione: gli eteronimi. Álvaro de Campos, Alberto Caeiro, Ricardo Reis (da cui il L'anno della morte di Ricardo Reis dello stesso Josè Saramago), per citarne solo alcuni, sono personaggi d'invenzione, autori fittizi, ma tutti dotati di una propria personalità, ben distinta da quella del loro creatore (l'ortonimo). Il primo eteronimo ideato da Pessoa risponde al nome di Chevalier de Pas e fa la sua comparsa nell'età infantile, attraverso di lui l'autore portoghese ancora bambino inizia a scrivere lettere a se stesso. Per tutta la vita dunque questi personaggi lo accompagnarono, i loro volti si confusero col suo, le loro voci si sovrapposero, le loro anime si mescolarono.

Nella prefazione a Poesie Saramago ci descrive un Pessoa intento nell'osservare la sua immagine riflessa nello specchio, ogni volta in quella stessa immagine l'autore rivede uno dei suoi eteronimi, le tante facce di una stessa medaglia. Saramago ricorda, infine, come le ultime parole di Pessoa furono, “Dammi gli occhiali” e a tal proposito riflette: “Finora nessuno ha mostrato interesse a sapere per che cosa li volesse, al tal punto si ignorano o disprezzano le ultime volontà dei moribondi, ma potrebbe essere abbastanza plausibile che la sua intenzione fosse quella di guardarsi in uno specchio per sapere, infine, chi vi fosse lì. Non gli dette tempo la parca. Fra l'altro, neanche c'era uno specchio nella stanza. Questo Fernando Pessoa non riuscì mai a essere davvero sicuro di chi fosse, ma grazie al suo dubbio possiamo riuscire a sapere un po' di più di chi siamo noi”.

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