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Scritto da nel Media e Cultura, Numero 57 - 16 Marzo 2009 | 0 commenti

Milioni di occhi in milioni di camere da letto

Partendo dall’assunto che ogni attività svolta solo in forma teorica risulta noiosa, diciamolo pure: parlare di pornografia è noioso.

Provate voi a farvi un giro sulla rete a caccia di informazioni sull’argomento, troverete recensioni, analisi storiche, interviste a porno star, il tutto fatto sempre con una vena di distacco, con un imbarazzo malcelato di chi scrive di un argomento e nello stesso tempo sembra dirci che questo non lo riguarda affatto. Nonostante la sfrontatezza sessuale, l’impudicizia generale e il ridicolo suscitato da valori come l’intimità e il privato, la pornografia suscita ancora un trattamento del tutto particolare, un registro nel parlarne che ricorda situazioni di arrampicate sugli specchi, di scarpe troppo strette, di coperte troppo corte. Bisognerebbe attenuare i toni, paradossalmente diminuirne l’importanza, renderla meno seria ed esplorare la sua reale natura: quella ludica.

Intendiamoci, non voglio sminuire alcunché, violenze, abusi, coinvolgimento di minori sono cose che in qualche modo sono fuori dalla pornografia stessa, fanno parte del male, della criminalità, e come tali vanno perseguite, punite, combattute. Ma la pornografia, quella vera, non è altro che divertissement, azione ludica, dove si esternano desideri, fantasie e, perché no, piccole perversioni. In questi tempi poi, dove quasi tutto è osceno, dai telegiornali alle confessioni dei personaggi di turno, la visione di rapporti sessuali, il coito filmato, espanso, diversificato e moltiplicato sembra davvero essere la cosa più innocente. Lasciate perdere i tempi di Deep Throat e dei porno anni '80 con le varie icone maschili e femminili che non sto qui ad elencare, e provate a fare un giro nella rete. Un consiglio: lasciate perdere anche i siti a pagamento e i film patinati da scaricare, anche quelli non sono poi così diversi dai porno sopracitati che mettevano in scena attori statuari e instancabili, provate piuttosto ad addentrarvi nel sottobosco del porno privato, di quella sfacciata esibizione delle proprie camere da letto che si va diffondendo e che potrebbe sorprendervi con le immagini dei vostri vicini che fanno sesso davanti a una webcam.

Niente bellezze esagerate, niente posizione da contorsionisti, solo sesso, gioco, e ovviamente tanto esibizionismo. Quest’ultimo sì: specie di malattia del nostro tempo, che nello stesso tempo pretende di mostrare quel che siamo dentro attraverso quel che siamo fuori, proprio mentre ci dedichiamo a un’attività privata e segreta come il sesso. Ma forse è anche questa masturbazione mentale. Dovevamo aspettarcela una escalation di questo genere, se può essere pornografico il giornalista televisivo con le cose che dice di fronte a milioni di persone perché mai non potrei esserlo io davanti a un paio di sconosciuti che mi osservano e chiacchierano con me dall’altro capo del mondo.

La rete ha permesso una ulteriore liberalizzazione e diffusione della pornografia sia per il basso costo del mezzo sia per l’anonimato che offre. Chi non è mai andato a comprare una rivista pornografica in un’edicola di provincia non sa di cosa sto parlando, ma vi assicuro che l’imbarazzo era un freno inibitore bello tosto. Ora nascondendosi dietro a nickname di fantasia e dietro una economicissima mascherina, l’imbarazzo si dilegua, si scioglie in un’esplosione di sfrontatezza sessuale che spinge persone di tutti i tipi a questo genere di giochi on-line.

Nel crogiolo pornografico della rete si passa dalle riprese dei visi colti nel momento dell’orgasmo all’esibizione reciproca di foto da parte di mariti a caccia di commenti forti sulle proprie mogli, dagli spettacoli di strip di ragazze della porta accanto a rapporti sessuali completi condivisi con spettatori che si limitano a osservare, oppure, di rimando, condividono le proprie prestazioni dall’altro capo del cavo a fibre ottiche.

Tutto questo poi prevede una comunicazione con l’altro, se pur effimera, una conoscenza di altri esseri umani che spesso raccontano queste pratiche come si parla di un hobby, di una cosa della vita che non è tutta la vita. La parola d’ordine sembra restare mostrare, in perfetta sintonia con la nostra beneamata società dell’immagine o dell’apparenza che dir si voglia. Mostrarsi, vedere, contemplare, e in qualche modo giudicare come se gli occhi, ancora una volta, fossero l’organo più importante del corpo umano, che dalla loro primordiale funzione di comunicare il mondo a noi stessi attraverso l’immagine sono passati a mangiare e ora anche a fare sesso. Vecchia conclusione sempre attuale, questa, che su un argomento come la pornografia mantiene comunque la sua importanza. L’occhio del resto è un grande ingannatore, soggetto a miraggi, sfocature, allucinazioni. Quel che appare dunque non è sempre vero, per questo dico di non prendere troppo seriamente la pornografia alimentando polemiche sulla degenerazione e sulla perversione.

La speranza ultima di chi scrive è che alla fine di questo articolo vi venga voglia di fare da soli un giro sulla rete a caccia di qualche navigazione piccante nel mare infinito del cyberspazio, che la prendiate come una gita a lunapark o come uno di quei grassissimi snack che trangugiate a volte senza dirlo a nessuno , solo per il gusto di mangiare una schifezza.

Almeno in questo lasciate da parte il senso di colpa, cercate di ricordare che siete umani, e divertitevi.

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