Satira italiana
A partire dai tempi dell'antica Grecia, la satira ha rappresentato un contrappunto etico-ironico ai maggiori avvenimenti che scandivano la vita della polis e dei suoi governanti. Le commedie di Aristofane, ad esempio, costituiscono un ottimo parametro valutativo per ripercorrere la genesi e gli elementi costitutivi di un genere, che ha saputo trarre una linfa ininterrotta dalla vis-polemica espressa nei confronti dei potenti, della religione, e della morte.
Se storicamente, la satira ha rappresentato una dosata commistione di ironia, spirito carnascialesco e senso del comico, tanto da consentire al giullare la facoltà di essere l'unico cortigiano ad avere la possibilità di scherzare sul regnante, la commistione tra diverse forme espressive, e la pretesa di ogni malignità di poter essere inserita sotto l'alveo protettivo di questo macro-genere, ha creato nella contemporaneità svariati problemi interpretativi.
Tralasciando gli episodi recenti e scarsamente lusinghieri, dove i diktat, gli imperatori buffoni e i comici scadenti hanno dato il via ad una girandola del cattivo gusto, è però doveroso ricordare come l'Italia, almeno negli anni del suo fervore creativo, sia stata la patria di innumerevoli iperboli satiriche di notevolissima fattura -il cinema di Risi e Monicelli, così come l'ininterrotta fioritura tra li 1977 e il 1985 di riviste come il Cannibale, Frigidaire o il Male, dove l'indimenticabile Ugo Tognazzi, poteva, dopo la falsa notizia del suo arresto, rivendicare il suo diritto alla cazzata!- ne sono altrettanti esempi.
Se il cinema satirico d'autore varcò ben presto gli angusti confini nazionali, forse meno nota ma non per questo esteticamente meno rilevante è stata la fortuna delle riviste: era il periodo nel quale il tratto visionario ed allucinogeno di Andrea Pazienza poteva fondersi e armonizzarsi con l'irriverenza di Roberto Benigni, o con la mimica di Dario Fo, tutti, direttamente o indirettamente, coinvolti in quelle esperienze editoriali irripetibili ed al limite della legalità.
Se la satira contemporanea vuole propriamente ambire a questa definizione di genere, non può prescindere dalla ricercata unione del senso del comico ad un disegno etico predeterminato, infatti, la volgarità come la malignità fine a se stessa, lungi dal poter essere catalogate come satira, si risolve unicamente in una rozza manifestazione svincolata da qualsivoglia canone artistico: l'arresto, architettato dagli autori de Il Male, subito da Ugo Tognazzi come mandate occulto delle Br, può essere un ottimo esempio di convivenza tra l'istanza propriamente comica/carnevalesca e quella di sensibilizzare un'opinione pubblica colpita da una nevrosi collettiva. Al contrario, le invettive di Sabina Guzzanti, abituata a uno humor abbastanza ricercato, indirizzate alla volta del Ministro Carfagna, sono sembrate un litigio isterico tra ballerine del varietà.
Per chiudere questa breve rassegna, si può citare positivamente il caso di Paolo Rossi: un autore capace di rinnovarsi profondamente, e di traghettare il proprio repertorio dalla comicità demenziale degli esordi, alla raffinata ironia che accompagna le letture di Molière e del Signor Rossi e la costituzione, altrettanti esempi dove un robusto senso del comico è unito sapientemente ad un'istantanea dei molti vizi e delle poche virtù che si dipanano lungo la penisola.
Complimenti, non era facile… un intero articolo sulla satira senza citare, nemmeno per errore, il più grande autore satirico oggi vivente nel nostro Paese: Daniele Luttazzi.
Sul fatto che Luttazzi sia il più grande autore satirico italiano, mi permetto di nutrire qualche dubbio, comunque l'argomento, per i fatti di cronaca degli scorsi anni, mi sembrava talmente trito, che ho ritenuto maggiormente opportuno puntare su episodi che forse non tutti conoscevano.
Daniele Luttazzi è geniale, Giacomo, e son sicuro che anche l'autore condivide questa opinione. Ma non credo che abbiamo nè la statura nè la pretesa di proclamare il più grande autore satirico italiano, come in un concorso a premi, dal quale, tra l'altro non me la sentirei di escludere Corrado Guzzanti, per la sua capacità osservativa, per la sua ricerca maniacale del particolare, per la varietà dei suoi personaggi che secondo me Luttazzi non raggiunge.
difficile riportare in un articolo tutti i satiri italiani. io vorrei citare il caso di Spinoza.it per la sua satira pungente e per il suo diverso mezzo di comunicazione, sono il più mirabile esempio di satira sul web capace di discostarsi dal mezzo televisivo e, quindi, dalla recitazione.
Un ottimo metro di giudizio per la satira è come e quanto smaschera l'ipocrisia del Potere.
Luttazzi paga la sua arte, la sua libertà e la sua coerenza con l'ostracismo televisivo operato dal Potere.
Se dobbiamo valutare l'efficacia della satira dai suoi risultati direi che c'è poco da discutere sull'assoluto dominio del romagnolo.
Luttazzi (e caso analogo quello della Guzzanti) vengono oscurati perchè hanno raccontato la verità attraverso le armi della loro arte.
Stando così mi viene da pensare che di casi del genere nel nostro Paese non se ne parla mai abbastanza.
Luttazzi e la Guzzanti si sono martirizzati provocando il potere e per questo hanno raggiunto il successo. Non il contrario…
ci ricordiamo di Satyricon, programma banale e noioso, brutta copia di un format americano, solo per la puntata con Travaglio. E la Guzzanti, qualcuno mi dica una sua battuta storica. La conosciamo solo per essere stata cacciata dalla Rai e per aver insultato Mara Carfagna.
Apprezzo di più il fratello Paolo, poi Neni Marcore', Crozza, gente che fà ridere e fà riflettere senza offendere nessuno.
Caro Angelo, hai una bella visione distorta della realtà…
“Luttazzi e la Guzzanti si sono martirizzati provocando il potere e per questo hanno raggiunto il successo. Non il contrario…”
Dire la pura e semplice verità è “martirizzarsi”?
Poi che un programma possa piacere o meno, su questo non mi metto a discutere, tutti i gusti sono gusti.
Martirizzarsi mi sembra un termine eccessivo, utilizzabile forse per Enzo Biagi, colpito nella sua proffesionalità di giornalista. La Guzzanti e Luttazzi, autori che peraltro stimo, penso abbiano pagato lo scotto di aver travalicato un limite: da discreti comici, hanno provato a riconvertirsi in tribuni, senza peraltro possedere le informazioni e la profondità d'analisi che contraddistingue i programmi d'inchiesta. Un conto è ad esempio, Milena Gabanelli, che basandosi su dati certi, spiega al pubblico che tipo di aziende vincano gli appalti per il ponte sullo stretto, un conto è la Guzzanti, che ad una manifestazione sostiene le impagabili qualità della Carfagna nelle prestazioni orali. Premmesso che posso essere anche d'accordo, e che la Carfagna la vedrei bene a fare calendari desnudi e non il ministro, resta comunque il fatto, che questo è umorismo da bagaglino, non un esempio di satira illuminata.
visione distorta della realtà? Addirittura!
Dico semplicemente che la Guzzanti e Luttazi, secondo il mio gusto, sono comici mediocri e devono il loro successo alle disavventure televisive più che alla loro bravura.