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Scritto da nel Numero 58 - 1 Aprile 2009, Scienza | 0 commenti

Un occhio d'aquila nello spazio

Un occhio d'aquila nello spazio

Ora che la presenza dei pianeti extrasolari non è più un'ipotesi ma una certezza – negli ultimi anni ne sono stati scoperti più di trecento – è arrivato il momento di verificare se ne esista qualcuno simile alla Terra.
Quelli individuati finora non sembrano avere molto in comune con il nostro pianeta. A parte le dimensioni, molti sono gassosi, come Giove e Saturno, oppure hanno temperature che sfiorano i mille gradi alla superficie perché molto vicini alla stella madre; altri, troppo lontani, sono dei blocchi di ghiaccio.
La speranza di rintracciare l'ipotetico gemello è affidata al telescopio Kepler, lanciato dalla base di Cape Canaveral all'inizio di marzo.
Lo strumento della NASA nei prossimi quattro anni scruterà circa 100.000 stelle della Via Lattea, concentrandosi sulla regione Cigno – Lira. La zona è stata scelta perché è opposta al Sole, così Kepler non rischierà di essere rovinato dalle radiazioni emesse dalla nostra stella. Ma oltre che per salvaguardare il telescopio, quella regione della galassia è stata scelta anche per l'alta concentrazione di astri simili al Sole.
Sembra infatti che le stelle più adatte a consentire la nascita della vita su pianeti vicini, siano quelle isolate e di piccola massa, caratteristiche tipiche del nostro astro.
Se troppo grandi le stelle si consumano in qualche decina di milioni di anni, un periodo di tempo troppo breve per dare origine alla vita. Così come i sistemi di stelle doppie, che sono la grande maggioranza di quelle esistenti, non permettono lo sviluppo di organismi viventi, perché il pianeta che si trova fra i due astri è esposto a violenti sbalzi termici.
Secondo stime della NASA è possibile che siano centinaia i pianeti con dimensioni simili alla Terra che orbitano intorno alle loro stelle madri. Dalle statistiche dell'Ente spaziale americano risulta che se questi corpi celesti fossero numerosi in fasce abitabili, Kepler sarebbe in grado di scoprirne a dozzine.
La fascia abitabile è considerata dagli astronomi quella zona di spazio intorno a una stella dove la temperatura sia tale da permettere all'acqua, elemento indispensabile per i processi vitali, di mantenersi allo stato liquido.
Nel corso della missione Kepler sarà in grado di rilevare la diminuzione di luce che periodicamente subisce una stella quando un pianeta extrasolare, situato fra la Terra e la sua stella madre, gli passa di fronte.
La sensibilità ottica del telescopio è tale da permettergli di misurare variazioni di luminosità di 20 parti su un milione. Secondo James Fanson, responsabile del progetto, se Kepler dovesse guardare la Terra di notte sarebbe in grado di rilevare la diminuzione di luce che una persona produce passando davanti ad una veranda illuminata.

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