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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 59 - 1 Maggio 2009 | 0 commenti

“Il Mago di Oz” come (forse) non l'avete mai letto

Probabilmente molti riderebbero se si dicesse loro che “Il Mago di Oz”, racconto di Frank Baum del 1900 rimasto celebre fino ai giorni nostri anche grazie alla trasposizione cinematografica che aveva come protagonista Judy Garland, può essere interpretato come una allegoria della storia politica ed economica degli Stati Uniti di fine '800. In realtà, molti studiosi (tra gli altri, Littlefield [1968] e Rockoff [1992]) hanno trovato nella storia di Oz precisi riferimenti alla lotta per la liberalizzazione dell'argento e alla parabola del movimento Populista.
Una premessa sulla situazione politica ed economica negli USA all'epoca in cui Oz fu scritto può essere d'aiuto.
A partire dagli anni '70 del XIX secolo, gli Stati Uniti entrarono in un periodo di deflazione. I prezzi, in particolare quelli dei prodotti agricoli, diminuirono rapidamente tra il 1869 e il 1880, determinando una perdita del potere d'acquisto per gli agricoltori. Negli stessi anni, molti paesi adottarono il cosiddetto gold standard: il valore della moneta emessa all'interno di una nazione era fissato in termini di oro, e l'oro stesso fungeva da base monetaria di un paese, determinando in un certo senso quante monete e banconote potevano essere emesse. Fino al 1871 il regime era stato fondamentalmente bimetallico: la valuta nazionale era fissata in termini di oro ed argento, e tra questi due metalli preziosi era fissata una parità. Il progressivo abbandono del bimetallismo a vantaggio del gold standard aumentò la domanda di oro a parità di offerta, e così, mentre il prezzo dell'argento crollava, la quantità di moneta reale si riduceva a sua volta, il che provocò la caduta dei prezzi dei beni e servizi.
Dopo una breve parentesi di aumento della domanda interna e ripresa dei prezzi negli anni '80, infatti, gli USA precipitarono nuovamente nella crisi economica. La causa scatenante fu l'ondata di panico nelle banche nel 1893, che secondo alcuni fu causata da timori che il Paese stesse per abbandonare il gold standard. Il punto più basso della recessione fu raggiunto nel 1894, con la disoccupazione quasi al 20% e crisi del settore agricolo e industriale. Per fermare l'ondata di panico, il Presidente Gover Cleveland, repubblicano, bloccò la libera coniazione dell'argento che fino ad allora era stata in vigore.
La crisi economica e del settore agricolo favorì la nascita di un movimento a favore della reintroduzione del bimetallismo, in opposizione alle politiche del governo americano. Nella convention democratica per la nomina del candidato alle elezioni del 1896 vinse William Jennings Bryan, fermo sostenitore del bimetallismo, supportato dal movimento Populista, che era fondamentalmente espressione della classe agricola.
Frank Baum era molto attivo nella vita politica del tempo: giornalista e scrittore, era vicino alle posizioni dei democratici e prese parte alla convention democratica del 1896.
Bryan, tuttavia, perse le elezioni contro il repubblicano William McKinley; quattro anni dopo, alla successiva tornata elettorale, la sfida tra i due fu ripetuta: la crisi economica era stata superata, e Bryan aveva messo da parte la tesi bimetallica in favore di altre questioni, in particolare l'antimperialismo[1], una scelta che fu molto criticata dai Populisti, che lo accusarono di codardia.
Dopo questa premessa, spiegare il “Mago di Oz” in chiave allegorica appare molto semplice. La chiave di lettura è già nel titolo: Oz, in inglese, è l'abbreviazione di ounce, che vuol dire oncia. L'oncia era l'unità di misura per il peso dell' oro[2], per cui aveva quasi un significato mistico, come evidenzia Rockoff (1992).
La storia del Mago di Oz è nota ai più. Dorothy, una ragazzina del Kansas, a seguito di un ciclone viene scaraventata in un mondo surreale insieme al suo cagnolino Toto. La sua casa precipita su una vecchia strega che viene così uccisa, la Perfida Strega dell'Est. Il cadavere della strega si polverizza, lasciando solo le sue scarpe d'argento[3]. La Strega Buona del Nord, accorsa alla notizia dell'uccisione della Perfida Strega dell'Est, consegna le scarpe a Dorothy, e le spiega cosa dovrà fare per tornare in Kansas: andare nella Città Smeralda, dove si trova il Mago di Oz; per raggiungerla, dovrà seguire una strada pavimentata di mattoni gialli. Sulla strada, a Toto e Dorothy si aggiungono tre bizzarri personaggi: uno Spaventapasseri, che sostiene di essere stupido in quanto ha solo paglia nella testa, un Boscaiolo di Latta, triste perché non ha un cuore e quindi non può più provare sentimenti, e un Leone codardo, che con i suoi ruggiti può spaventare chiunque, ma in realtà è un gran fifone. Ognuno vuole chiedere ad Oz di esaudire un desiderio: lo Spaventapasseri vuole un cervello, l'Uomo di Latta un cuore, e il Leone del coraggio. In realtà, la storia dimostrerà che i tre già posseggono le qualità che dicono di non avere.
I quattro, con Toto, attraversano un mondo a tratti meraviglioso, a tratti terribile, per poi arrivare finalmente alla città Smeralda, una città così brillante di colore verde che, per non accecarsi, è necessario indossare occhiali a loro volta verdi. Oz, in realtà, si rivela un imbroglione; la città Smeralda è verde solo perché tutti sono costretti ad indossare occhiali verdi, e Dorothy riuscirà a tornare a casa usando le sue scarpe d'argento: il vero potere magico era in esse, e la soluzione a tutti i problemi era quindi sempre stata a portata di mano.
Da questa breve panoramica della storia, alcuni elementi allegorici sono già evidenti: in particolare, la strada gialla, che simboleggia il gold standard e le scarpe d'argento, il sistema argenteo. Secondo l'interpretazione che è stata data alla storia, Dorothy simboleggia i valori tradizionali della società americana; “Toto” era un'abbreviazione per teetotaler, appellativo per i membri del movimento Proibizionista: quest'ultimo era favorevole al sistema bimetallico e sosteneva altre battaglie popolari, ma era un gruppo poco importante e generalmente tenuto poco in considerazione.
Lo Spaventapasseri rappresenta la classe agricola, tacciata di ignoranza dalle élite intellettuali ed economiche, che snobbavano la battaglia per l'argento ritenendola ridicola. Alleata degli agricoltori era la classe operaia, che risentiva profondamente della crisi economica a metà degli anni '90, era stata impoverita e snaturata dalle élite del capitalismo e, nel racconto, è personificata dall' Uomo di Latta[4]. Il Leone è William Jennings Bryan: grande oratore (allo stesso modo in cui il Leone è bravo a ruggire), ma da molti considerato un debole. La Strega dell'Est sembra rappresentare Grover Cleveland, il presidente uscente, che, con l'abolizione della libera coniazione dell'argento, aveva portato in rovina la classe agricola, o le potenti organizzazioni finanziarie e industriali della costa orientale, che sfruttavano la classe operaia: allo stesso modo, la fine della Strega dell'Est può simboleggiare il crollo del sistema bancario del 1893.
Dopo aver lasciato definitivamente la città Smeralda (Washington D.C., dove le élite conservatrici della finanza costringono tutti a guardare il mondo attraverso il denaro, il “biglietto verde”) e prima di scoprire, con l'aiuto della Strega Buona del Sud, come tornare a casa, Dorothy e gli altri si imbattono in un paese molto buffo: il Regno di Porcellana (The Dainty China Country): per entrarci, devono scalare un altissimo muro, e tutte le persone e gli animali sono fatti di porcellana. Inconsapevoli della delicatezza delle persone del luogo, i visitatori provocano dei danni; questa parte del racconto descrive i danni provocati dall'imperialismo occidentale in estremo oriente, in particolare in Cina (notare che in inglese “China” vuol dire sia Cina che Porcellana), e l'alto muro che Dorothy deve scavalcare rappresenta la Grande Muraglia.
Quelle descritte sono solo alcune delle presunte allegorie di Oz. E' necessario sottolineare, tuttavia, che Baum non dichiarò mai nulla che lasciasse intendere che Oz era una allegoria. Gli scritti che hanno reinterpretato la storia sono tutti successivi alla sua morte; tuttavia, da uomo che partecipava attivamente alla vita politica del suo Paese, è ragionevole aspettarsi che sia stato quantomeno ispirato dalle vicende che viveva, leggeva e raccontava sui giornali.
Bibliografia
L. Frank Baum, “Il Mago di Oz”
H. Rockoff (1992) “The Wizard of Oz as a Monetary Allegory” Journal of Political Economy 98:4
H. Littlefield (1968) “The Wizard of Oz: Parable on Populism” in H. Cohen (a cura di), The American Culture:Approaches to the Study of the United States, Houghton Mifflin, Boston.



[1] In quegli anni, gli Stati Uniti negarono l'indipendenza alle Filippine, sopprimendo in modo sanguinoso alcune rivolte.
[2] Anche nel gold exchange standard, più noto come sistema di Bretton Woods, entrato in vigore nel 1944, il valore del dollaro (e delle altre valute) era fissato usando l'oro come unità di misura: 35$ per un'oncia di oro.
[3] Nella trasposizione cinematografica le scarpette sono rosse.
[4] Quando Dorothy e lo Spaventapasseri incontrano l'Uomo di Latta, è abbandonato a se stesso, arrugginito ed immobilizzato.

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