Libertè Egalitè Fraternitè
I francesi sono giustamente orgogliosi della “loro rivoluzione” estesa a tutto il mondo col motto “LIBERTÉ, EGALITÉ, FRATERNITÉ”, esposto su tutte le facciate dei loro municipi locali, simbolo di emancipazione e di unità nazionale, un po' quello che per noi è la croce…
Ah lo stato laico! Quel motto fu pronunciato per la prima volta all'assemblea nazionale da Massimiliano Robespierre, quando Massimo Troisi non era ancora nato, altrimenti lo avrebbe consigliato a cambiare nome, magari Ugo…! Ma allora forse la storia avrebbe preso un'altra svolta ?
I francesi oggi, pur non amando troppo l'autoironia arrivano a “sfregiare” quel sacro motto, sminuendolo, per adattarlo ai vari problemi in auge.
“Liberté, Egalité, Telé” : nel caso si tratti di sensibilizzare la società al problema dell'invasione televisiva che condiziona i ragazzi nelle case.
Oppure “Liberté, Egalité, Obesité” , motto chiaramente destinato a scoraggiare l'eccessiva mala alimentazione sempre degli addo'…!
Assidui frequentatori dei vari MacDo'… ma veniamo alle cose serie!
Edgar Morin, grande sociologo e grande spirito universalista, si è recentemente cimentato nella revisione di quel sacro motto, entrando nel merito e affrontando i contenuti mettendo i tre valori in relazione tra loro: “Libertà, Uguaglianza, Fraternità” comportano una contraddizione interna.
La libertà da sola nuoce all'uguaglianza, e imporre l'uguaglianza nuoce alla libertà. Solamente il terzo termine della formula permette la dialettica dell'insieme. In queste condizioni, dovendo privilegiare un termine oggi, sarebbe dunque la fraternità…”
In base a questa riflessione, Edgar Morin auspica l'istituzione in ogni città di Francia, in ogni quartiere, di una casa della fraternità… fino a costituire una rete nazionale arrivando a riformare le amministrazioni pubbliche e private divenute ormai inumane… si tratterebbe di proporre il meglio e non il “plus”, di puntare alla qualità della vita. In questo senso, la sfida ecologica può aiutare a uscire dalla crisi, abbandonando una civilizzazione che privilegia l'esteriorità, la materialità e la quantità. Per tutto questo dobbiamo operare un cambiamento di mentalità e rigenerare in profondità la politica.
Adesso forse possiamo capire meglio il titolo dell'articolo: “Rinunciare al migliore dei mondi non é rinunciare a un mondo migliore”!!!