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Scritto da nel Internazionale, Numero 60 - 1 Giugno 2009 | 2 commenti

Elezioni europee e astensionismo. Il caso slovacco

Le ultime elezioni per il Parlamento Europeo che si sono tenute nel giugno 2004 hanno registrato la più bassa affluenza alle urne (45,6%) dal 1979, quando cioè i membri di questa istituzione sono stati per la prima volta scelti direttamente dai cittadini. Il maggiore contributo a questo risultato lo ha dato la Slovacchia, dove appena il 16,96% degli aventi diritto si è recato alle urne.

La Slovacchia è indipendente dal 1993, a seguito della dissoluzione della Federazione Cecoslovacca. Dopo il primo rilevante successo conseguito con l'adesione all'OCSE, il Paese ha fatto il suo ingresso nella NATO (aprile 2004) e nell'Unione Europea (1° maggio 2004). Le ulteriori tappe dell'integrazione europea hanno riguardato l'ingresso nell'area Schengen nel 2007 e l'adozione dell'euro il 1° gennaio 2009.
La classe politica slovacca è in linea di massima orgogliosa della cavalcata europea del proprio Paese e anche l'inevitabile aumento dell'inflazione dovuto all'adozione della moneta unica non sembra aver causato una repulsione verso l'euro, come ad esempio avvenuto per un certo periodo di tempo in Italia (c'è però da segnalare che in Slovacchia la conversione dei prezzi da corona in euro non ha subito gli «arrotondamenti» a noi familiari, con conseguente abbondante uso di monete da uno, due e cinque centesimi. Una significativa eccezione in questo senso è rappresentata dal prezzo della birra media nei pub e nei bar fuori dal centro storico: 1 euro, cifra comunque decisamente accettabile).

Così il principale obiettivo dei partiti politici slovacchi in vista della prossima tornata elettorale europea è quello di cancellare la brutta figura rappresentata dal tasso di astensione record registrato nel 2004. Da poco più di un mese è stato istituito un ufficio informazioni per il Parlamento Europeo allo scopo di dimostrare ai cittadini che votare per un candidato invece che per un altro rappresenta una scelta ben precisa tra differenti politiche per affrontare problematiche quotidiane o temi di più largo respiro come le risorse energetiche o la sicurezza. Oltre a volantini e manifesti elettorali (pochi per la verità) sono da segnalare altre iniziative d'informazione, come la costruzione di grandi display tridimensionali nel centro delle città di Bratislava, Banska Bystrica e Trnava.

Sfortunatamente, secondo diversi analisti, questi sforzi di sensibilizzazione del cittadino alle tematiche europee rimarranno vani e anche alle prossime elezioni l'affluenza alle urne sarà significativamente bassa. L'opinione degli specialisti è che evidentemente i cittadini slovacchi non solo non si sentono cittadini europei, ma non sanno neanche cosa significa esserlo e quali vantaggi (diritti) possono trarne. Inoltre non ci sono dibattiti sulle politiche europee della Slovacchia, su come il Paese contribuisca a stilare l'agenda europea e cosa essa contenga.

La responsabilità di questa situazione viene comunemente assegnata ai media e ai partiti politici. Questi ultimi, in particolare, tendono a criticare apertamente televisioni e giornali poiché, a loro giudizio (ed effettivamente è così) dedicano poco spazio alle tematiche europee, anche a elezioni imminenti, e ai lavori del Parlamento Europeo. Anzi, i partiti politici si lamentano del fatto che talvolta i media offrano l'immagine del parlamentare europeo che conduce una vita agiata senza contribuire costruttivamente al bene del proprio Paese.

D'altro lato i partiti politici slovacchi, candidando persone poco apprezzate in patria (mi viene immediatamente in mente un parallelismo con l'Italia. Vedi Cofferati o Mastella) offrono un'immagine negativa del Parlamento Europeo. Inoltre la campagna elettorale che si sta svolgendo in Slovacchia risulta poco interessante, inconsistente, per nulla appassionante. I partiti hanno un programma «europeo» scarno o non lo hanno proprio e il dibattito politico continua ad infiammarsi per questioni puramente nazionali e spesso non è neppure legato alle prossime elezioni europee, segnale di una certa indifferenza della stessa classe politica ai risultati delle stesse (come può del resto interessare l'esito di una tornata elettorale alla quale partecipano poco più di un quarto degli aventi diritto?).

Sostanzialmente la Slovacchia paga un prezzo molto alto (l'affluenza alle urne alle elezioni del 2004 è un dato veramente sconcertante per una democrazia europea, e quello previsto per le prossime non si discosta di molto) ad un problema comune a tutti i Paesi dell'UE: la scarsa informazione sull'attività delle istituzioni europee e su come questa possa realmente incidere sulla nostra vita quotidiana. La domanda che si pone la maggior parte degli slovacchi: «Come posso votare per qualcuno se non so nemmeno cosa farà nel caso venisse eletto?» è quella che, credo, si pongono anche la maggior parte degli italiani, dal canto nostro ancora più confusi dalla presenza nelle liste elettorali di candidati che hanno già annunciato di rinunciare al seggio europeo in caso di vittoria (non si può non menzionare qui il caso limite del capolista PdL Berlusconi).
Scorrendo i dati delle ultime elezioni parlamentari (2006) e presidenziali (2009) si può altresì notare una certa disaffezione degli slovacchi verso la principale forma di partecipazione poltica: l'affluenza alle urne è stata in entrambi i casi di poco superiore al 50%. Lo stesso referendum per l'adesione all'UE del 16-17 maggio 2003 si é concluso con un alto responso positivo (92.46%) dei votanti effettivi, ma con una partecipazione al voto del 52.15% degli aventi diritto. In questa occasione, tra l'altro, per la prima volta nella storia del Paese è stato raggiunto il quorum richiesto per la validità di un referendum. Non si può quindi non prendere in considerazione questo ulteriore elemento di carattere generale nell'analizzare «l'astensionismo europeo» degli slovacchi.
Ad ogni modo, se i dati sulla partecipazione al voto degli europei tra il 5 e il 7 giugno prossimi sarà simile o peggiore rispetto a quella del 2004, ritengo si sia persa un'occasione per informare i cittadini europei dell'istituzione più «progressista» del continente. Per quel che riguarda la Slovacchia, un'ulteriore «brutta figura» potrebbe finalmente indurre la classe politica e i media a compiere uno sforzo concreto per far sentire gli slovacchi veramente cittadini europei.

2 Commenti

  1. Come volevasi dimostrare: affluenza alle urne in Slovacchia al 19,6%, ancora una volta record negativo dell'UE. Anche la partecipazione al voto generale di tutti i Paesi UE però ha registrato un record negativo, aggirandosi attorno al 43%

  2. ….e l'ignoranza dilaga….

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