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Scritto da nel Itaca, Numero 60 - 1 Giugno 2009 | 0 commenti

Itaca – Capitolo Primo

Itaca
Romanzo a puntate
Capitolo Primo
Dove il vaccaro Autòlico s'inguaia per una questione di zoccoli
e Laerte non capisce come vanno le cose


Le tue vacche proliferano come fanno i conigli! – non si credeva a quel che si vede, vedere come le mandrie di Autòlico, il vaccaro, che l'anno prima riempivano appena le stalle, adesso dormono per metà a cielo aperto. Laerte, il principe dell'isola, così di sorpresa era andato una mattina a fargli visita, s'era preso la briga di salire la montagna per un'ora almeno, cosa che raramente si mette in testa qualcuno di fare, un po' per la pigrizia dei piedi e un po' per il carattere schivo e solitario di Autòlico, che sta lassù con la figlia sua e le sue vacche che a dire di Laerte proliferano come fanno i conigli – …le mie vacche invece sono sempre di meno, ogni tanto ne scompare qualcuna, un giorno troveremo nell'isola qualche angolo pieno di carcasse, dove le vacche vanno a morire – Autolico, che non aveva ancora detto una sola parola, a sentire questo che dice il principe, quest'ipotesi delle vacche a morire, si mette allora a inventarsi di una possibile comunità di vacche indipendenti, libere, in qualche angolo di Itaca; il re un po' infastidito da quest'idea, ma anche divertito, ch'erano ancora i tempi che ci si poteva scherzare, con Laerte: Tu sei un uomo fortunato, Autolico – gli dice – e prospero a quanto vedo, e ti dico così su due piedi che non c'è niente che mi piacerebbe di più che …mescolare il mio sangue con il tuo – dice – e proprio per questo sono venuto a farti visita: mio padre ormai è vecchio, sta morendo, e mi serve una sposa per diventare re, e tua figlia Anticlea è cresciuta, ed è bella, ed è figlia tua, possiamo preparare un bel matrimonio e Anticlea diventerà regina, che ne pensi? – Autolico lui era piuttosto infastidito dalla sincerità e dalla freddezza del principe che gli parla così di sua figlia, quasi avrebbe preferito che se la prendesse zitto zitto con la forza invece che tutta quella mercanzia, ma pur sempre del principe si tratta e già la sera a cena comincia a preparare Anticlea all'idea di lasciare la casa e andaresene a diventare regina.

Proprio mentre si fa questa cena, con Autòlico che spiega tutto alla figlia, quella sera stessa si presenta a casa un mendicante. Senza infastidirlo con troppe domande lo s'era messo a tavola e messo a sua disposizione un letto per riposare in tutta tranqullità, e solo la mattina dopo Autòlico gli chiede chi è e da dove viene. Il mendicante però non è che ha molta voglia di spiegarsi, Non sono nessuno – dice – questi stracci che mi vedi addosso sono tutto quello che ho e non ho una terra mia e sicuramente non ho le tue vacche, sono un mendicante, come vedi, non sono nessuno – a guardarlo bene c'era però qualcosa che Autolico, che non era nato dell'ultima pioggia, gli veniva come un prurito per capirci meglio. Ch'è come una nobiltà e una maniera di muoversi per niente da straccione malarico come questo dice di essere. Allora Autòlico non ci dormiva la notte, si gira e si rigira, c'aveva un'insonnia tanto che in una di queste notti di rigiramenti si decide a uscire dalla sua stanza e farsi una passeggiata nelle stalle e nel cortile per salutare le sue nuove vacche appena rubate, anche perch'è così contento del suo lavoro ben fatto di cambiare il colore del pelo a tutte, e trasportate da così lontano, è così contento che spesso ci pensava a quella bell'impresa sua, e spesso gli viene come la voglia di passare a guardare quel suo capolavoro furbesco, ma quella notte nella stalla ci trova lo straccione suo ospite, lui con Anticlea tutti spogliati a far la bestia a due schiene, ci rimane male tanto che già s'era messo a cercare un bastone per spezzare il collo allo straniero quando prende a soffiare un vento così forte che si ritrova spinto a terra, Autòlico. Le porte sbattono e ribattono, le vacche mugugnano, lo straccione si alza tutto nudo e cammina dritto come se il vento nemmeno che gli muove i capelli, gli si avvicina, Se qualcuno ti chiede di chi è figlio il figlio di Anticlea – dice – tu digli ch'è figlio di Sisifo, il re di Corinto, che l'ha presa per la sua vendetta, per il bestiame che gl'è stato rubato – e così dicendo gli mostra lo zoccolo di una delle vacche nuove dove sotto c'è inciso “Rubata a Sisifo” – …visto? pane con pane non intinge, caro Autòlico – proverbio che risulta non del tutto veritiero, visto che Anticlea alle nozze con Laerte il re di Itaca è già incinta.

Laerte, ch'è di spirito innocente, non avrebbe mai capito come sono andate le cose. Che subito così gli nasce un figlio, così presto, lui così poco dotato di mezzi, questo a Laerte gli sembra una fortuna dovuta di certo alla prosperità di famiglia che Anticlea ha ereditato dal padre, e chiama il bambino Cefalo, com'era il nome di suo nonno amante dell'Aurora secondo quel che si diceva. Nemmeno capisce da chi ha preso quel suo figlio così bugiardo fin da bambino e così blasfemo in gioventù, visto che lui Laerte è uno che dice sempre la verità costi quel che costi, e sempre gli pare d'aver vissuto onestamente e rispettato gli dei credendoci o meno non gl'importava, e anche Anticlea gli sembra un esempio di purezza, a lui, questo figlio qui invece se n'inventa una ogni giorno, è bugiardo anche di fronte all'evidenza, la bugia di un giorno ne contraddice un'altra del giorno prima, e non rispetta nessuno e figurarsi gli dei, tu nemmeno ti puoi girare sulla sedia a pranzo che ti ruba dal piatto a tavola, e che poi, malato di solitarismo al pari del nonno materno, si sarebbe messo a vivere sulla montagna, nel bosco, con un cane ch'è la specie degli animali più indegna e sull'isola non ce n'erano mai stati, e a fare il poeta; sembra come se ci prende gusto a mettersi in ridicolo, Cefalo, che si mescola poi solo con i visitatori dell'isola più svergognati, vagabondi filosofi e satiri, che nemmeno accetta il nome che gli è stato dato, il nome del bisnonno amante dell'Aurora, e va in giro facendosi chiamare con un altro nome e sarà contro suo padre per coinvolgere Itaca in delle imprese deliranti, che sposerà una donna selvatica dell'isola dei lupi, che stermina i sacerdoti e si mescola con gl'indigeni e gli schiavi, lui Laerte questo figlio non capisce proprio da dove gli viene fuori.
(continua…)

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