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Scritto da nel Internazionale, Numero 60 - 1 Giugno 2009 | 4 commenti

Perchè le Elezioni europee sono poco sentite dagli Europei

Perché l'istituzione che dovrebbe coronare i sogni di unità europea, che dovrebbe sancire la fine di secoli di conflitti e battaglie, che dà voce a cinquecento milioni di europei secondo quel principio democratico tanto millantato a simbolo della civiltà occidentale, viene snobbata dai cittadini europei che la ritengono poca cosa al punto da non scomodarsi neppure per andarne a votare i rappresentanti?

È così, i sondaggi mostrano che solo il 34% dei cittadini europei ha dichiarato che andrà a votare, forse. Perché?

Si possono riscontrare alcuni fattori principali, e soprattutto si possono smorzare alcuni luoghi comuni per far spazio ad argomenti di discussione più profondi.

Alcune cause apparentemente plausibili, perdono infatti la loro profondità se inquadrate in una prospettiva più amplia. Mi riferisco alle classiche motivazioni dei disaffezionati della politica, ed ai sostenitori dell'inutilità dell'Europa, e nel particolare del suo organo democratico. Sicuramente tali argomentazioni possono giocare oggi una certa influenza tra la popolazione – o i popoli – europea. Ma non si possono assumere a regola generale sempre valida.

La questione del Parlamento Europeo, ad esempio, è sempre stata molto sentita dai cittadini della Comunità sin da quando non era ancora Unione. Se alla sua creazione con il Trattato di Roma del 1957 mancava il legame diretto con il popolo, l'introduzione nel 1974 del Suffragio Universale Diretto gli diede una fortissima legittimazione democratica, cui ne è riprova l'alta affluenza – quasi il 70% degli aventi diritto al voto – con cui i cittadini europei accolsero le prime elezioni europee nel 1979.

Anche sull'inutilità di tale organo ci sarebbe da opinare. Se è vero infatti che l'Unione Europea è ancora assente, o presente in misura minore, in alcuni ambiti della vita politica – ad esempio la politica estera – la sua importanza in altri settori è totale – i cosiddetti ambiti comunitarizzati -, come fondamentale è il ruolo del Parlamento. Oltre ad essere l'organo rappresentante della Democrazia, il Parlamento ha anche poteri chiavie per l'azione comunitaria, in primis quello di poter approvare o respingere il bilancio comunitario, cioè ha voce su come vengono utilizzati i nostri soldi. Esso può inoltre bocciare la nomina del Presidente della Commissione e del suo gruppo tecnico, come accadde, con grande onore per l'Italia, alla Commissione Barroso che si vide rifiutata la scelta di Buttiglione come commissario alla giustizia, libertà e sicurezza per le sue dichiarazioni relative all'omosessualità.

Dove sono allora da ricercare le cause del disinteresse dei giorni nostri? Beh, possiamo distinguere tra limiti strutturali e limiti storico-politici dell'Unione.

I primi sono di facile intuizione, e riguardano principalmente la bassa conoscenza tra i cittadini europei del Parlamento e dei suoi compiti. A cui è da aggiungersi la bassa visibilità mediatica che la competizione elettorale europea spesso ha nei suoi paesi membri, soprattutto perché l'Unione stessa manca di un apparato mediatico proprio (non esiste una televisione europea) e deve appoggiarsi sugli apparati nazionali divenendo spesso succube delle dinamiche interne ai vari paesi.

Le ragioni storiche presentano invece dinamiche più complesse. Principalmente riguardano una perdita di legittimità del progetto europeo sotto la prospettiva morale che aveva caratterizzato il processo d'integrazione fin dalle origini. Ovvero di quella particolare visione della dialettica tra pace-economia-diritto che la comunità doveva rappresentare e divenire spazio.

Dopo la fine della grande contrapposizione fredda tra Occidente e Oriente – e quindi delle grandi ideologie – l'UE è rimasta ancorata più al parametro economico che a quello morale o identitario, in un periodo di globalizzazione e benessere generale. Gli anni 1990 hanno visto inoltre l'Unione compiere enormi passi avanti, con le riforme dei trattati iniziate con Maastricht nel 1992, i continui allargamenti e la decisione di adottare l'Euro. Decisioni non sempre pienamente legittimate dalla popolazione e spesso strumentalizzate dagli stessi governi nazionali che le sfruttavano come capro espiatorio per problemi generali.

Tale tendenza è andata accelerando con l'inizio del nuovo millennio. Di fatto il frettoloso allargamento del 2004, che ha visto passare l'Unione da 15 a 27 paesi, e le continue liberalizzazioni dei servizi hanno reso ancor più delicate questioni che già allertavano la popolazione – caso esemplare è la concorrenza sul lavoro che porta a rischi di xenofobia come succede da noi con la questione rumeni - finendo per far percepire l'Unione come una presenza sempre più ingombrante e scomoda.

Imputabile alla Comunità da questo punto di vista è l'aver voluto porre rimedio a una frattura che divideva l'Europa da cinquant'anni in maniera superficiale, confidando troppo nei lati positivi di un periodo di generale crescita economica e dei benefici che l'appartenenza all'Unione avrebbe portato ai paesi dell'est, sottovalutando l'importanza di questioni culturali, storiche e d'identità, ovvero il problema della condivisione di una memoria storica comune su cui costruire un futuro comune.

Infine, riagganciandomi a quanto detto prima, la strumentalizzazione dell'Unione come fattore di delegittimazione della stessa mi sembra aspetto da non sottovalutare. Come possiamo ben vedere in Italia, già dal decennio precedente l'Istituzione è stata identificata, o si è cercato di identificare da entrambe le sponde politiche, come espressione, se non baluardo, di una parte politica del paese. E soprattutto in quest'ultima legislatura questa tendenza sta degenerando. Il fatto che si parli di Unione Europea come unica opposizione a Berlusconi non giova a nessuno se non a Berlusconi stesso. Di conseguenza, infatti, la sinistra si mostra sempre più asciutta e vuota, mentre l'Unione perde credito agli occhi della maggioranza del paese, che sta con il premier e che quindi è portata a vedere l'Unione come nemico. Esplicito a riguardo è il cartellone elettorale del PD che afferma:






L'Europa si occupa di chi perde il lavoro. Berlusconi no

Inutile chiedersi dove sia il PD in tutto ciò.

Tale contrapposizione non dovrebbe e non deve esistere. Per questo è importante andare a votare per il Parlamento Europeo e farlo consapevolmente. Per ridare vigore e albore a una delle più grandi conquiste del popolo europeo. Per svincolarlo dalla piccolezza della politica nazionale e nazionalistica. Per far fronte ai problemi che ci accomunano in quanto europei. Per far fronte ai disastri che rovinano il nostro mondo. Per diventare finalmente grandi.

4 Commenti

  1. Scusa, ma da buon “euroscettico” volevo esporti alcune considerazioni maturate al tempo del referendum in Francia sul trattato europeo , grazie ad un proficuo dibattito a cui ho partecipato : tanto per cominciare partendo da una pesante valutazione di LE f**aRO che in quel periodo denunciava (confermate poi anche da Panorama giu.2008): “La potenza delle lobbies a Bruxelles…piu' di 15.000 organizzazioni hanno per scopo d'influenzare le decisioni comunitarie. In Francia, alcuni parlamentari si preoccupano e reclamano regole di trasparenza ed etica.”
    Per continuare con la valutazione che non si puo' far derivare l'unione politica da quella monetaria, ma é esattamente il contrario, come possiamo verificare nelle attuali divisioni, alla…luce della crisi ! Ma entrando nel merito della gestione dei fondi strutturali, basterebbe esaminare la contraddizione degli aiuti forniti in tanti anni alla Spagna (una vera manna…) che l'hanno resa particolarmente vulnerabile alla crisi, avendo sviluppato unicamente un' economia di consumo e non produttiva ! E che dire dei fondi agricoli corrisposti in Inghilterra, principalmente alla Regina d'Inghilterra e al principe Carlo, divenuto ecologista : “god save the queen” !? Mentre in Francia il principale beneficiario pare sia una multinazionale…
    Ma torniamo all'euro, moneta che la BCE non é abilitata ad emettere al fine di impedire il deprezzamento del dollaro. L'ironia di questa storia é che (come afferma il mio amico economista Norman Palma, di cui ti consiglio la lettura del suo Blog) :
    “l'euro é divenuto in qualche modo …la corda con la quale il dollaro sta per impiccarsi. Ma il peso di chi sta andando verso la propria negazione é tale che che non puo' che provocare la rottura della corda…!”
    Cio' significa che il deprezzamento all'infinito del dollaro, non potrà che provocare il super-apprezzamento dell'euro e quindi il soffocamento della capacità produttiva di questa zona monetaria…Una sana preveggenza dell'attuale crisi ?
    E' utile ricordare che il trattato non é propriamente una costituzione, perché non fonda uno stato, non ha ordine giuridico…serve solo a rimediare alle assurdità del trattato di Nizza (dic. 2000) basato sul principio di unanimità per le grandi decisioni, e che esclude il principio di maggioranza, fondamento della politica. Termino con gli interrogativi che si poneva a quel tempo (mars.2005) Max Gallo, anche loro di piena attualità :
    “Economia sociale di mercato ? Essa si chiama delocalizzazioni, dumping sociale (e perché no quello fiscale ?) inesistenza di una politica economica comune (vedi FIAT-OPEL…). Concorrenza delle produzioni extra-europee, nel dubbio chiedere agli operai del settore tessile”
    Coraggio, che gli esiti della partecipazione al voto europeo non sono stati cosi' pessimisti come temevi !?…Sic !
    Cordiali saluti, alessio possenti

  2. Sono molto deluso dalla piega presa dall'UE, che rappresentava una speranza, addirittura un'utopia, nel Novecento per diversi personaggi di grande caratura intellettuale. Ma è troppo facile metterne in evidenza gli aspetti negativi oscurando quanto di positivo ha portato e porterà ai cittadini europei. E poi, quale sarebbe l'alternativa degli euroscettici? tornare algli stati nazionali in feroce competizione reciproca tra di loro? e cosa ne sarebbe di un Paese con una classe dirigente priva di qualsiasi etica, incivile e senza scrupoli come è l'Italia, senza il recinto normativo europeo? Allora meglio partecipare attivamente, ad esempio votando,per migliorare l'UE.

  3. condivido le argomentazioni di Dario.

    Inefficienza c'è e ci sarà sempre nel publico come nel privato, nel nazionale come nel sovranzaionale. Soprattutto dopo che un sistema dalla forte carica rivoluzionaria (nnchè anarchica) come quello democratico ha soppiantato sistemi statici e monolitici basati su valori (aristocrazia, nobiltà, grandeur dello stato) che oggi ci fanno quasi ridere, ma che sono stato sostituiti dai non troppo virtuosi Potere e Denaro.
    penso che la strada intrapresa sia quella giusta, solo abbiamo ancora molto da imparare per raggiungere mggior efficienza e maggior giustizia

  4. scusate, non voglio essere insistente e prolisso ma vorrei solo mettere in evidenza la corrispondenza di analisi fra specialisti di alto valore ed esperimentati, avendo previsto la crisi attuale, citando un capitoletto del libro “Le grand échec européen” scritto da Pierre Leconte nel…lontano aprile 2005 :
    “L'euro, doveva costituire uno scudo per affrontare le recessioni economiche e le crisi delle borse (sic !)…L'Europa avrebbe dovuto evitare gli incidenti di percorso che subiva l'America. L'euro doveva rimpiazzare il dollaro nel ruolo di moneta di scambio e di riserva internazionazle. La stabilità dei cambi doveva favorire gli investimenti delle imprese…Ma i fatti sono là, dal 1999 l'Euro ha perso piu' del 30% del suo valore di fronte al dollaro…nel caso, come pensano alcuni specialisti, se l' Euro salisse a 1,50 sarebbe la Bérézina economica in tutta la zona dell'Euro !”
    Per ora secondo il blog di di Norman Palma del 21-06-09 la Lettonia é ai bordi del fallimento, ma questo forse é trascurabile ed é giusto porsi il problema del che fare ? Leggo solo il titolo di un capitoletto del libro di Norman Palma “Le capitalisme malade de sa monnaie” intitolato – Rifondare un ordine monetario internazionale fondato sulla giustizia – …verso questa riforma, un primo passo forse é stato compiuto il 16-06-09 a Iekaterimbourg in Russia dove si é riunito il BRIC (Brasile-Russia-India-Cina) a cui é stato dato scarso rilievo.
    Se son rose…fioriranno !
    Scusate ancora, Alessio Possenti

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