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Scritto da nel Internazionale, Numero 61 - 1 Luglio 2009 | 0 commenti

Zambia

Livingstone, Zambia.
Marzo 2009.

Nuvole basse si riflettono nelle verdi acque del fiume Zambesi che scorrono pacificamente generando il confine geografico tra Zambia e Zimbabwe, un tempo uniti insieme sotto il regno di Rhodes. La quiete degli ippopotami viene interrotta dal frequente passaggio di battelli carichi di turisti provocando rapide increspature che si infrangono sulle sempre più frequenti isolette. La tranquillità si trasforma poi in tumulto: il fiume si getta in tutta la sua ampiezza in una profonda gola generando quel magnifico spettacolo che sono le Cascate Vittoria, il Fiume che tuona. L'irruenza della cascata proietta in aria una densa nube d'acqua ben visibile da parecchi chilometri di distanza, segnale di fumo che indica a tutti l'attrazione della regione.
Ordinatamente i turisti, muniti d'impermeabile, scendono lungo i sentieri rimanendo abbagliati dal largo fronte d'acqua che si getta maestosamente nella gola da cui si irradiano colorati arcobaleni.
Le Victoria Falls sono il punto di riferimento del Mosi-oa-Tunya National Park (lato Zambia), fonte di sostentamento per gli abitanti del villaggio di Livingstone, a 10 km dalle cascate. Negli ultimi tempi i turisti preferiscono il versante zambiano, forse meno spettacolare ma percepito come più sicuro rispetto a quello del moribondo Zimbabwe.

Livingstone è un villaggio circondato da una savana rigogliosa. Il piccolo aeroporto è collegato al centro cittadino da una strada asfaltata invasa da sabbia e terra rossiccia. I bambini escono dalle scuole, tutti in divisa. Non si incontrano persone anziane in giro, l'età media rispecchia quella di tutto lo Zambia, 17 anni (l'aspettativa di vita è di 38 anni). La piaga del paese è l'AIDS: il 15% della popolazione è sieropositivo; si percepisce la gravità della situazione appena messo piede in aeroporto: nei bagni, a disposizione di uomini e donne, cestini pieni di profilattici da prendere gratuitamente (Help yourself!). Per le strade vecchi cartelloni di propaganda governativa invitano i cittadini a non vendere la propria tessera elettorale ad altri: votare è un diritto di tutti. Grandi villette, seppur abitate da numerose persone, sono all'interno spoglie. Svoltando a sinistra un cartello indica il presidio del World Food Programme; proseguendo dritti per alcuni chilometri si raggiungono le cascate.

All'ingresso del parco le bancarelle sono cariche di economici souvenir: l'oggetto più curioso è senza dubbio la banconota da un trilione di dollari emessa dalla Reserve Bank of Zimbabwe, plastificata e venduta come bizzarra reliquia numismatica, figlia dell'inquantificabile inflazione che ha colpito il vicino Zimbabwe sempre più in ginocchio a causa della folle dittatura di Robert Mugabe.
“Zimbabwe Money!” mi dice il venditore, sorridendo in segno di superiorità e mettendo in mostra tutto il proprio odio per il regime del paese confinante. Banconote che non servono a niente: più vantaggioso plastificarle e farci portachiavi da vendere ai turisti… acquisiscono maggiore valore!
I turisti arroccati nel Royal Livingstone Hotel o nel complesso del Sun International Hotel, abituati ad essere accompagnati da una navetta al Royal Golf & Country Club o al pontile Africa Queen per una crociera, si trovano improvvisamente costretti ad interagire col vero volto di questo paese africano.
L'intraprendenza dettata dalla disperazione spinge gli ambulanti a circondarmi e a costringermi ad estenuanti trattative per l'acquisto di qualche manufatto artigianale in legno. Vengo passato da un venditore all'altro come fossi una vacca da mungere. I dollari sono preferiti ai locali kwacha, ma, con sorpresa, non sempre: le trattative subiscono risvolti inaspettati “Non Dollari americani! Hai calzini, magliette, sapone o penne?”. Mi rendo conto che per un paio di dollari potrei comprare una bella giraffa intagliata, una maschera o un piatto, ma per una penna mi sento dire “Prendi tutto ciò che vuoi…”.
Una banconota viene accettata da chi pensa di poterla riutilizzare per effettuare un nuovo utile acquisto; ma quando non c'è niente da acquistare, la carta-moneta diventa semplice carta-colorata… nel dubbio, meglio il baratto!

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