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Scritto da nel Economia e Mercati, Numero 62 - 1 Agosto 2009 | 0 commenti

La Banda dei Brocchi di Jonathan Coe

Un viaggio nell'Inghilterra degli anni settanta: La Banda dei Brocchi di Jonathan Coe

Birmingham, inizio anni settanta. Nella cornice di un liceo elitario della piccola cittadina inglese cominciano le vicende che ruotano attorno a Benjamin Trotter, Philip Chase, Doug Anderton e Harding, e alle rispettive famiglie. Ciascun personaggio viene raccontato per volta nei suoi tentativi di destreggiarsi tra alterne fortune. Si comincia con la famiglia Trotter, il carattere introverso di Benjamin e la storia d'amore fra la sorella Lois e Malcom. Ci si sposta poi nel complesso industriale di Longbridge dove Bill Anderton, padre di Doug, è capo sindacalista. Le vacanze estive in Danimarca della famiglia Trotter. Il ritorno a scuola dopo la pausa estiva, il ruolo de La bacheca, la rivista scolastica ai cui articoli è affidata parte della narrazione. Al giornale si lega la nascita dell'idea del Circolo Chiuso, gruppo segreto di ispirazione politica, oltre che l'esternalizzazione di conflitti razziali interni all'istituto. Attorno al giornale si svolgono allo stesso tempo le vicende che portano all'inizio della storia d'amore tra Benjamin e Cicely.
Ciascun personaggio e ciascuna vicenda sono inseriti e conseguentemente indivisibili dal contesto storico e culturale in cui si trovano. Quello stesso contesto storico-culturale che porta a cambiare le idee, le relazioni inter-personali, ne trasforma le basi o le consolida. Sono gli anni di lotte politiche, di lotte per i diritti umani e di lotte sindacali. Sono gli anni del terrorismo dell'Ira. E sono anche gli anni della rivoluzione culturale che porta all'avvento del punk.

Nella Banda dei Brocchi, Coe non solo recupera e descrive i dieci anni di storia britannica che hanno preceduto l'elezione di Margaret Thatcher. Il romanzo trasmette una serie di messaggi su cui oggi non ci si può non soffermare. Un elemento fra tutti ricorre nel romanzo: il lavoro. In primis il lavoro come diritto fondamentale, indispensabile per garantire una vita dignitosa. Ma anche il lavoro come mezzo per non cadere in una perdita d'identità personale, familiare e sociale.
I fenomeni di razionalizzazione delle aziende (“un doloroso ma necessario processo di riduzione del personale [...] nell'ordine di dodicimilacinquecento posti di lavoro”) vengono descritti con una franchezza disarmante. L'intreccio fra i cambiamenti nelle dinamiche economiche, politiche e demografiche e modificazione del lavoro è il processo alla base delle lotte sindacali degli anni settanta che sfociano in scioperi di massa per migliorare le condizioni di lavoro. Cambiamenti e modifiche che influenzano il presente ma che si proiettano anche nel futuro. E si proiettano principalmente nell'incertezza delle generazioni più giovani e nella crescente sfiducia nei principi affermati fino a quel momento (“Un servizio sanitario pubblico, gratuito per chiunque ne avesse bisogno. Una diversa distribuzione della ricchezza attraverso le tasse, con una politica fiscale equa. Pari opportunità. Belle idee [..] nobili aspirazioni… ma non doveva succedere. Se mai c'era stato un momento in cui poteva succedere, quel momento se ne stava andando. Il momento anzi era già passato. Diamoci un taglio”- Doug Anderton).
Nell'Inghilterra degli anni settanta il lavoro di un operaio era molto precario come i suoi mezzi di sostentamento. Non si trattava certo di un fatto isolato come non si tratta di un discorso circoscrivibile a un'epoca passata. Tale precarietà ha portato all'affermazione e al consolidarsi di sentimenti razzisti, definiti da Coe endemici. L'incertezza per il proprio futuro si trasforma in odio per chi apparentemente rischia di prendere il tuo posto sul luogo di lavoro e nella società. Come testimonia la progressiva diffusione – dall'inizio degli anni settanta – nelle fabbriche inglesi di sentimenti anti-irlandesi, neri e asiatici e la maggiore frequenza di conflitti sociali. Conflitti che gli stessi sindacati non riescono a placare.
Il romanzo di Coe è uno spunto per riflettere sul ruolo del lavoro nella società moderna, su come cambiano i processi produttivi in momenti economicamente sfavorevoli e su come le parti sociali sono chiamate a intervenire perché non sia proprio chi ogni giorno contribuisce alla produzione nazionale a sostenere i costi più alti di un cambiamento. Tematiche che ancora oggi sono all'ordine del giorno.

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