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Scritto da nel Arte e Spettacolo, Numero 62 - 1 Agosto 2009 | 1 commento

La tabla de Flandes

La tabla de Flandes

 Nella vita succede come negli scacchi. Facciamo un programma ma, il programma è condizionato da ciò che voglia fare, negli scacchi l’opponente, e nella vita, il destino. Le modifiche che il programma subisce con ciò sono quasi sempre tanto grandi che nella sua esecuzione a malapena risulta riconoscibile in certi aspetti più basilari.

A. Schopenhauer

Arte, letteratura, storia, musica, matematica, logica, mistero sono alcune tra le componenti del romanzo che mi fece compagnia l’estate di qualche anno fa e di cui adesso vi parlo.

Il compagno della mia estate fu “La Tabla de Flandes”. Un romanzo che trascina fino al XV secolo, quando un maestro flamenco introduce in uno dei suoi quadri, mascherato in una partita di scacchi non finita, la chiave di un segreto che poteva cambiare la storia d’Europa, lasciando inoltre un’iscrizione occulta sotto gli strati di vernice. Cinque secoli dopo, Julia una giovane restauratrice d’arte, scopre l’iscrizione e cerca aiuto da un giovane eccentrico giocatore di scacchi per risolvere l’enigma.

Dopo aver letto la storia, mi ritrovai con un altro enigma. Volevo sapere se il quadro protagonista della storia, il dipinto “La Partita di Scacchi”, e il pittore Pieter Van Huys esistessero veramente. Trovai curiosamente che con quel titolo e dalla mano dallo stesso artista, esistevano due quadri diversi, simili in quanto a personaggi e tematica, ma diversi in quanto a stile artistico e prospettiva.

          

Tornando al romanzo, non appena cominciai a leggere, mi resi conto di essermi smarrita. Volevo un libro che mi facesse compagnia durante i lunghi pomeriggi estivi, ma quel libro mi aveva subito tradito. Me ne resi conto una notte, quando per non disturbare mia sorella che dormiva nel letto accanto, non trovai modo migliore per leggere che illuminando le pagine con la luce del mio telefono cellulare, incapace di rimandare la lettura all’indomani.

Il colpevole, Arturo Pérez-Reverte (Cartagena, Spagna, 1951) non sarebbe giusto descriverlo semplicemente come un grande scrittore: laureato in giornalismo anche se ha studiato anche Scienze Politiche, corrispondente di guerra, fondatore di una rivista della quale sarebbe stato anche il capo redattore, presentatore di programmi di radio e televisione, membro della Real Academia de la Lengua Española dal 2003 e dottore Honoris Causa dell’Università di Cartagena.

L’unica critica che avrei il coraggio di esprimere su questo romanzo è che man mano che leggevo, mi accorsi che sembrava scritto come un copione cinematografico, come con i romanzi delll'ormai ben conosciuto Dan Brown. Non mi stupì per ciò quando qualche anno dopo scoprì che il romanzo era diventato film.

Lo scrittore spagnolo è ormai abituato a vedere i suoi libri riadattati per il grande schermo. Dal romanzo “Il Club Dumas” Roman Polanski trasse la trama de “La Nona Porta”. Invece “La Tabla de Flandes” fu portata al grande schermo nel 1994 dalla mano del regista Jim McBride. Ho visto il film, per curiosità e, anche se so di dire qualcosa di già risaputo, lo dirò lo stesso: il libro è molto meglio.

Buona lettura!

1 Commento

  1. Sono arrivato a pag. 75……..e non vedol’ora di finirlo!!!Misterioso

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