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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 62 - 1 Agosto 2009 | 1 commento

Per l'avventuriero, un libro

La strada non ha colpe
e neanche pietà”

(Francesco A. Zabini)
Angelo Valenza della congiura dei siciliani un giorno di luglio mi fa: Bisogna scegliere il proprio vacanziere 'tipo' e consigliargli una lettura – che mi sembrava all'inizio come quella volta che a una settimana di scadenza dalla consegna dell'articolo, a fine maggio, essendo il numero successivo dell'Arengo a tema Bologna, mi proponeva di andare a cercare e intervistare Ermanno Cavazzoni. Roba da matti. Mi suonava così all'inizio la proposta del dottor Valenza della congiura dei siciliani, di consigliare un libro per l'estate: una roba da matti, al pari di quella faccenda primaverile di Cavazzoni da scovare e intervistare in sette giorni.


Mi sembrava all'inizio una roba da matti, ma poi il giorno dopo, un giorno di fine luglio a Bologna, m'è capitato di uscire per le vie e non trovar nessuno, nessuno nessuno, e poi al lavoro la sera vergognarmi del lavoro che faccio; perciò invaso dalla solitudine e dalla vergogna ho perso buona parte del contatto con la realtà e ho deciso di scrivere questo benedetto articolo, questo consiglio di lettura, e ho preso l'impegno col dottor Valenza: una strada senza ritorno.


C'era quindi da scegliere la categoria di viaggiatore o vacanziere, ho scelto l'Avventuriero. C'era una lista ben fornita che il professor Valenza mi ha sottoposto all'attenzione. L'Avventuriero, io c'ho la mia idea di cos'è. Io intendo quello che va – per lo più solitario – in autostop o camminando, che evita la rettilinearità e l'autostrada, dorme in tenda con accampamento selvaggio, disconosce le banche, ha solo uno zaino con sé e con ogni probabililtà pochi soldi nelle tasche. Dunque nel mentre che come ogni sera svolgevo le mie vergognose mansioni in un ristorante, nel mentre ripensavo a tutti i libri che per i miei quattro anni di vagabondaggio ho letto e riletto, ma nessuno di questi mi è sembrato consigliabile in senso assoluto. Piacevano a me, insomma. Mi sono ricordato del mio amico poeta Ciccio Zabini che un giorno partiva, ha detto: Auguro a tutti…niente: non auguro niente a nessuno, non me la sento – lo stesso pensavo io, nella vergogna del mio impiego, e mi tacevo.


Passavano i giorni a questa maniera e il 25 luglio, giorno di scadenza per la consegna di questo articolo di suggerimenti, il 25 luglio si faceva sempre più vicino. Avevo promesso il consiglio per l'Avventuriero al signor Valenza, ormai non potevo tirarmi indietro. Ma pensa che ti ripensa mi sono ricordato di un libro che sempre era con me in viaggio, un libro che consiglierei in senso assoluto, questo sì, e ho attaccato a scrivere: “Nello zaino ci vogliono almeno due libri e uno di questi due dovrebbe essere Geografia di Franco Farinelli.” – m'è sembrata astuta questa maniera di svincolarmi, che il libro uno se lo sceglie da solo (com'è giusto) a seconda delle circostanze, dell'interesse del momento, delle affinità personali eccetera, poi io dico: portati in più Geografia, di Franco Farinelli. Che pesa poco, anche. È peraltro un libro rassicurante, perché ci vuole tempo a leggerlo tutto e non si arriva mai a capirlo fino in fondo, quindi lo si legge e rilegge all'infinito, lungo gli anni. È ideale anche come intermezzo mentre si legge altro, ad esempio un romanzo. E si legge un capitolo in pochi minuti, magari una mezz'ora, ci si può riflettere per vari giorni.

Il mio dilemma è che un avventuriero che si mette in viaggio solo per l'estate, per il mese di agosto, e poi torna a casa, io non so. Non so s'è un equivoco in termini. Quindi il consiglio per la lettura d'agosto, per un Avventuriero, che significa? – mi chiedevo, lavando i piatti nella cucina di un ristorante per quattro soldi.
(Non riuscirete mai a leggere definitivamente Geografia di Franco Farinelli in un mese).
Insomma, si diceva: Geografia, di Franco Farinelli. È un discorso di duecento pagine che spazia tra la filosofia, la mitologia, l'esegesi, la geometria, la letteratura, la tecnologia, la cartografia – per capire innanzitutto che la mappa non è il territorio. E che cos'è quindi il territorio? E che cos'è una mappa? È un inganno, la mappa, o uno strumento marziale? E che dire del paesaggio? il soggetto che osserva non è parte del paesaggio osservato? È possibile una considerazione scientifica del mondo?
Si parla di tavole (bidimensionalità per spiegare e manovrare un mondo che non è a sole due dimensioni: semplificazione utile) e ogni capitolo, a eccezione del capitolo zero introduttivo di tre pagine, ogni capitolo è una tavola: inizia in alto nella pagina pari e finisce nell'ultima riga della pagina dispari successiva.

Geografia è anche un libro divulgativo (e introduttivo) per cui, pur sfiorando ripetutamente la filosofia astrusa, rimane di piacevole lettura. Già si può riconoscere il buon gusto per le parole nei titoli. Titoli come 'Erodoto a Berlino e il soggetto misterioso' o come 'L'asse nella Manica'. Nel capitolo 68 'Taxi!' entra in scena Torquato Tasso ossessionato dalla novità dei suoi tempi: la città. E pagina dopo pagina risulta chiaro che, come per un linguista tutto è linguaggio o per un chimico tutto è chimica, per un geografo tutto è geografia. Già nella prima frase: 'Ogni manuale, e questo è a suo modo un manuale di geografia, si fonda s'una duplice fiducia: che quello di cui si scrive abbia un ordine e che tale ordine sia riproducibile su carta, sulla pagina. – sta scrivendo un trattato o una mappa?
O è la stessa cosa?
Geografia – un'introduzione ai modelli del mondo di Franco Farinelli è pubblicato nella Piccola Biblioteca Einaudi, Struzzi Filosofia, PBE 248. L'edizione di riferimento è quella stampata per conto della Casa editrice Einaudi presso la Estroprint, Tezze sul Brenta (Vicenza) nel mese di ottobre 2003.

1 Commento

  1. mmm… fortemente incuriosita…. forse potrei trovarvi degli spunti interessanti…terrò a mente il consiglio…. merci!

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