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Scritto da nel Internazionale, Numero 63 - 1 Ottobre 2009 | 0 commenti

Mao: Padre della Nazione

C’era da aspettarselo: Hu Jintao, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese,   veste i soliti panni da uomo d’affari  alla conquista del mondo, emblema di una Cina quanto mai arrivista, per rispolverare l’uniforme maoista. In effetti cosa significa celebrare il “compleanno”della Repubblica Popolare Cinese, se non tornare ancora una volta all’indimenticato mito di Mao?

Mao Zedong fonda la R.P.C  il Primo Ottobre del 1949 e muore il 9 Settembre nel 1976, lasciando le redini del paese in mano a Hua Guofeng. Ma si tratta solo di dati storici. Non è questo che ne fa il padre spirituale della Nazione, fino alla sua completa identificazione della Repubblica di ieri e di oggi.
Sembra che Mao Zedong abbia cercato di riprodurre in scala  il modello della famiglia tradizionale cinese. Un modello rigorosamente patriarcale dove a ciascun componente corrisponde uno status preciso e indiscutibile nella successione gerarchica e dove chi sta in basso è tenuto ad obbedire acriticamente a quello che viene deciso da chi sta in alto.
Croce e delizia delle generazioni del paese, Mao si è reso fautore di un esperimento senza precedenti. Partendo dall’ ideale Sovietico,  ha portato alle estreme conseguenze il pensiero Comunista, già di per se estremizzato da quest’ultimo. Con tanto di promozione del culto della personalità, piani di sviluppo utopistici (vedi Grande Balzo in Avanti del ’58), continue campagne di rettificazione, fino al decennio della rivoluzione culturale 1966-1976. Quest’ ultima, creata sull’onda della manovra  della grande mobilitazione della massa contadina a scopi produttivi e militari, come si prefissava il Grande Balzo, considerata fallimentare dal partito, mirava a coinvolgere i grandi movimenti popolari e studenteschi, a ristabilire la centralità della figura di Mao nel Partito, in quel momento in forte calo, portando il maoismo ad essere il punto di riferimento per l’antimperialismo oltre che in Cina nel mondo intero.
 Eroe del paese in quanto suo fondatore, ma soprattutto presidente che ha saputo plasmare  il proprio popolo lasciando un impronta postuma indelebile a livello sociale.

La Cina di oggi, fatta eccezione per un economia chiamata “Social Capitalismo”,  somiglia molto alla Cina Maoista. Soprattutto per quanto riguarda la sensibilità sociale (relazioni pubblico-private, diritti civili), causa di quel pregiudizio che il mondo ha sviluppato verso la millenaria società cinese: stakanovista, ubbidiente, che non riesce ancora  a riconoscere i
diritti fondamentali. 
Anche la democraticità universale del web viene messa in discussione, ma per un paese che può cambiare le sorti economiche di molti “grandi” della terra, non rientra nell’ipocrita sensibilizzazione “democratica” dell’occidente.
Intanto nel paese delle contraddizioni si festeggia, il pil cresce e si festeggia…inneggiando a colui che ha reso possibile la creazione di una coscienza popolare o quantomeno la convivenza con queste contraddizioni.

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