Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Scritto da nel Internazionale, Numero 63 - 1 Ottobre 2009 | 0 commenti

Uiguri contro Han: i problemi della Cina multietnica

I disordini nella regione dello Xinjiang negli ultimi mesi, hanno riportato violentemente in auge presso la comunità internazionale la questione mai chiusa dei diritti umani e del rispetto delle minoranze etniche in Cina, con il Presidente Hu Jintao addirittura costretto ad abbandonare anzitempo il G8 aquilano, per affrontare di petto la crisi. La repressione nei confronti di forze centrifughe nella Regione Autonoma dello Xinjiang-Uyghur non è cosa nuova: conflitti tra la maggioranza uigura e amministrazione cinese si protraggono da decenni, con alti e bassi in termini di violenza.

Cina insieme di popoli

Il più significativo tra i problemi per Pechino nella gestione del proprio vastissimo e variegato territorio, è che i Cinesi non sono tutti uguali: il 91% della popolazione è costituita da Han (o Cinesi puri), mentre il 9% vede 55 diverse minoranze etniche, più di 100 milioni di individui, distribuiti sul 60% dell'area totale del Paese. In verità, gli stessi Han non sono un gruppo etnico omogeneo ed è sbagliato considerarlo come tale, sarebbe come parlare di unica “etnia” nel caso del popolo italiano; più corretto il termine nazione, con notevoli differenze culturali e linguistiche al proprio interno. Nel gruppo rientrano ad esempio Cantonesi, Hakka, Fujianesi, uniti da una storia comune e da un'dea di civiltà comune ma totalmente diversi per quanto riguarda lingua (almeno 8 differenti), cibo e costumi.

Il Governo cinese ha sempre prestato attenzione particolare alle minoranze, principalmente per motivi strategici piuttosto che disinteressato rispetto per esse. Il fatto che la maggior parte di tali gruppi viva in zone periferiche del paese e lungo importanti confini, pone un serio problema di sicurezza e di coesione nazionale; l'amministrazione centrale è quindi solita alternare durissime repressioni (come nel caso dello Xinjiang) a provvedimenti concilianti, come programmi di assistenza allo sviluppo economico o l'esenzione dall'obbligo del figlio unico.
Una simile insicurezza ha posto le basi per costituire un paese che fa del centralismo autoritario la propria essenza. Obiettivo del regime è sempre stato quello di “creare una nazione cinese unita attraverso il consolidamento del riconoscimento dell'etnia han come una maggioranza unita”



ovvero di incorporare “l'idea dell'unità han in una ideologia marxista del progresso, con i Cinesi han all'avanguardia dello sviluppo e della civiltà”2 in contrapposizione alle minoranze, primitive e poco civilizzate.

Chi sono gli Uiguri?

Gli Uiguri dello Xinjiang, o Turkestan Orientale, sono l'esempio più calzante di eterogeneità etnica all'interno del territorio cinese: la diversità risulta evidente a cominciare dai tratti somatici tutt'altro che asiatici, a cui si aggiunge una lingua simile al Turco e la religione islamica praticata da gran parte della popolazione. Gli attriti tra Uiguri e Cinesi sono storicamente molto forti, trattandosi, quella uigura, di una civiltà molto antica e peculiare nel cuore dell'Asia. Il problema però non è semplicemente etnico, ma coinvolge il Turkestan Orientale tutto: la regione si è trovata essere punto d'incontro e rifugio sia per popolazioni turcofone come Kirghisi (nella Prefettura Autonoma di Kizilsu) e Kazaki, sia per etnie tipicamente asiatiche di religione islamica. E proprio la difesa di lingua e religione è il tema di scontro cui si è trovato di fronte il Governo cinese, con un fallimento dell'approccio marxista del Regime che non è riuscito a omologare l'identità musulmana, aliena rispetto alla struttura socio-culturale che ha unificato il paese3. In sintesi, i veri fattori che rendono unita la regione sono la lingua e la religione, piuttosto che l'etnia.

Nel corso degli anni si sono susseguiti momenti di tensione ad altri di relativa tranquillità . Nella prima metà del XX Secolo ci furono i primi tentativi di dare origine a un vero stato indipendente uiguro approfittando dello scompiglio creato dalla Guerra Civile Cinese. Il progetto abortì nel 1950 con la vittoria di Mao e l'annessione della Repubblica del Turkestan alla nuova Repubblica Popolare Cinese.
Attualmente il Governo Cinese ha individuato nell'attivista Rebiya Kadeer l'anima del movimento uiguro: processata nel 1999 per aver rivelato segreti di stato, è esule negli Stati Uniti e presidente del Congresso Mondiale Uiguro. In verità si hanno forti dubbi sull'effettiva influenza esercitata dalla Kadeer in madrepatria: in Turkestan Orientale hanno preso piede negli ultimi anni molteplici gruppi secessionisti, pacifici e armati, alcuni panturchisti (per una Grande Turchia), altri con documentati legami con il vecchio regime dei Talebani in Afghanistan e con Al Qaeda (l'ETIM ne è un esempio: presente nella lista dei gruppi terroristici delle Nazioni Unite). Ovviamente il Governo cinese considera tutti i gruppi secessionisti uiguri come terroristi; inoltre, la presenza di gruppi fondamentalisti islamici, fa rientrare la repressione, dal 2001, nell'ambito della “guerra internazionale al terrorismo”.

Gli Uiguri al centro di equilibri di forza internazionali

Lo Xijiang è considerato da Pechino una zona altamente strategica e di fondamentale importanza per due motivi: in primo luogo in quanto confinante con Russia, Paesi ex sovietici, Kashmir, Mongolia e Tibet; inoltre il territorio, un tempo utilizzato per test nucleari, si è rivelato essere ricchissimo di risorse energetiche. Il Governo sta quindi incoraggiando la migrazione di massa di Han nella regione, tentando inoltre di convincere nativi uiguri ad abbandonare la zona.
All'inizio del 2008 è stata avviata la costruzione del gasdotto WEPG 2, con una stima di 30 miliardi di metri cubi annui, alimentato dalla pipeline tra Turkmenistan e Cina; lo Xijiang è anche al centro del prolungamento della rotta trans-pakistana prevista dal progetto bilaterale tra Iran e Pakistan4.
Nel 2008 nella regione si sono prodotti 27,4 milioni di tonnellate di greggio, oltre ad aver fornito un terzo del fabbisogno nazionale di gas5 .

Il Turkestan Orientale è al centro di una guerra fredda tra superpotenze: un disegno teso ad indebolire l'inarrestabile progresso cinese sulla scena internazionale. La questione uigura vede coinvolti più o meno direttamente, oltre alla Cina, almeno altri tre paesi: Russia, Stati Uniti e Turchia.
La Russia appoggia apertamente la Cina: un eventuale successo uiguro, e islamico, avrebbe dei riflessi devastanti sulla fragilissima coesione territoriale della Federazione, nel Caucaso in primis. Mosca considera la faccenda come una questione interna alla Cina, invitando altri paesi a non intervenire.
Gli Stati Uniti hanno un atteggiamento ambiguo sulla questione: da un lato, feriti dagli attentati dell'11 Settembre, non possono che condannare la presenza di gruppi terroristi collegati ad Al Qaeda, sostenendo quindi la Cina; per contro, appoggiano apertamente l'opera della Kadeer, denunciando in più sedi le gravi violazioni dei diritti umani di Pechino.
Ma la posizione più delicata è indubbiamente quella della Turchia: il Primo Ministro Erdogan si trova nella difficile posizione di condannare le repressioni nei confronti dei “fratelli” uiguri, cercando però di evitare di indispettire i Cinesi. Sollecitato dall'opinione pubblica e dagli esuli uiguri, Erdogan si è spinto fino a parlare di “genocidio”, sollevando le accese proteste di Pechino6. La Turchia non può ovviamente sostenere apertamente i gruppi separatisti, pena i preziosi accordi economici con la Cina; si aggiungerebbe inoltre un pericoloso precedente che avallerebbe le mire secessioniste curde.




  1. Dru Gladney, China's ethnic tinderbox, BBCNews, 9 jul 2009
  2. ibidem



  3. Si veda: Akif Emre, Eastern Turkistan' s future, World Bulletin, 9 jun 2009
  4. Robert Cutler, Xinjiang's Energy gateway, Asia Times




  5. Stefano Casertano, Cina: Xinjiang tra petrolio e sommosse, Limes 11/7/09



  6. Semih Idiz, A crisis PM Erdogan could have done without, Hurriyet

Scrivi un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>