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Scritto da nel Letteratura e Filosofia, Numero 64 - 1 Novembre 2009 | 0 commenti

Il Muro russo contro l'informazione. Dalla caduta del muro alla repressione mediatica

Con la caduta del muro di Berlino la Russia post-sovietica si preparava ad un periodo di tolleranza e libertà informativa che caratterizzò il governo Eltsin, in carica dal 1991.
Tra il 1991 e il 1992 il governo russo garantì, con la stipulazione di alcuni decreti, la libertà di stampa e l'abolizione di ogni tipo di censura per quanto riguarda i mass-media. Fu questo l'inizio di un periodo particolarmente fiorente per l'informazione russa che lanciò alcuni fra i suoi migliori nomi in campo giornalistico.
La situazione peggiorò quando nel 1999 Eltsin fu costretto per motivi di salute a dare le dimissioni a favore dell'allora sconosciuto ex agente del Kgb Vladimir Putin. Quest'ultimo impose fortissime restrizioni agli organi di informazione che, attraverso la stipulazione di alcuni decreti particolari, vennero supervisionati direttamente dal Cremlino.
Tra questi l'istituzione di un nuovo organo di controllo dei media ed in particolare della rete internet; il governo sta tuttora lavorando ad una bozza di legge per affermare ancora più insistentemente il proprio potere sulla rete avvalendosi della possibilità di bloccarla qualora lo ritenga necessario.
Putin comincia la sua campagna repressiva scagliandosi contro le tv indipendenti quali Ntv, Tv-6 e Tvs che in pochi anni saranno sottomesse al controllo di Gazprom, il più grande ente russo nella produzione di gas naturale e sotto il cui controllo convergono anche società bancarie, mediatiche, assicurative, agricole e costruttive. L'azione di Gazprom influirà drasticamente sulle tv acquisite, indirizzandone le politiche editoriali a favore del Cremlino e limitandone le caratteristiche di indipendenza che le avevano da sempre contraddistinte.
Ma il rigoroso controllo di Putin non si limita alla promulgazione di leggi, esso si sviluppa anche attraverso una rete amicizie e persone di sua fiducia che acquistano le principali reti televisive permettendo così il totale appoggio dello strumento televisivo al Cremlino.
Ad oggi la televisione russa è uno strumento al completo servizio del governo; in ogni telegiornale è presente almeno un servizio di propaganda positiva nel confronti del governo e sono inesistenti i programmi di approfondimento politico imparziali.
La situazione cambia lievemente se parliamo della carta stampata; in quest'ambito alcuni giornali cercano di mantenere una propria autonomia consapevoli, tuttavia, dei rischi a cui vanno incontro.
La rappresentante principale della schiera del giornalismo indipendente rimane Anna Politkovskaya. Giornalista del Novaja Gazeta, è stata portavoce per sette anni degli abusi e delle corruzioni della politica russa in Cecenia. Vittima di persecuzioni e minacce a causa delle informazioni che cercava di diffondere, è stata assassinata da un sicario mentre faceva ritorno a casa.
Un omicidio rimasto impunito e che ha sollevato non poche polemiche riguardo alla politica repressiva del governo Putin, ma che non resta un caso isolato. Negli ultimi anni almeno altri 13 giornalisti indipendenti sono stati uccisi e il governo non ha fatto nulla per assicurare alla giustizia i loro assassini.
A vent'anni dalla caduta del muro pare che la Russia sia tornata indietro agli anni della repressione dittatoriale, agli anni dei metodi da KGB per eliminare personaggi scomodi.
In questo clima di repressione informativa e indifferenza giudiziaria l'informazione russa appare tra le meno libere al mondo, tanto da collocarsi 173esima su 195 nella classifica della libertà di stampa redatta dall'organizzazione statunitense Freedom House.

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