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Scritto da nel La Cantina del Viaggiatore, Numero 64 - 1 Novembre 2009 | 0 commenti

La Pizzaiola

Schizzi di salsa fuoriuscivano dalla padella messa sul fuoco, macchiando il fornello e il pavimento tutt'intorno. Affianco, la pentola piena d'acqua, era quasi sul punto di bollire. L'odore di pomodoro, aglio e origano si era diffuso per la stanza, mescolandosi a quello dolce delle candele alla vaniglia, accese sulla tavola apparecchiata.

Erano un paio di giorni che avevo voglia di mangiare “la carne alla pizzaiola”: un piatto con pochi ingredienti, semplice, che, preparato con la dovuta calma, era delizioso. In teoria basterebbe, buttare la carne in un soffritto d'aglio, aggiungendo poi pomodoro e origano; ma io volevo sperimentare un procedimento differente.

Presi due fettine di vitello e le tagliai a piccoli pezzi. Poi, in un piatto fondo, le bagnai con un po' di vino rosso, aggiungendo aglio sminuzzato, pepe e origano e amalgamando il tutto con le mani. Passata una mezz'ora, feci soffriggere due spicchi d'aglio schiacciati(così che non scoppiassero), e non appena quelli si indorarono per bene, li tolsi per mettere la carne. Dopo averla fatta rosolare per un po', aggiunsi una bottiglia di salsa di pomodoro; questo perché, a differenza della ricetta tradizionale, a me, con il sugo della pizzaiola, piace condirci la pasta.
 
Dopo, bastava aspettare un'ora che il tutto cuocesse a fuoco lento, ed ecco pronto un buon primo e un ottimo secondo.

Proprio mentre stavo per spegnere la fiamma, sentii la porta di casa che si apriva e si chiudeva. Il profumo della sua pelle si impose su qualsiasi altro aroma presente nella stanza. Ma c'era qualcosa che stonava, sembrava che avesse portato con sé un freddo che prima non avevo sentito. Il passo svelto, lo sguardo sfuggente, il bacio rapido e indifferente che mi diede, mi suggerirono che stava succedendo di nuovo…

Sentivo sempre quando veniva su il muro… era così che mi piaceva chiamare quella parete trasparente,  gelida e al limite dell'invalicabilità, che ogni tanto la circondava… poteva succedere in qualsiasi momento, per qualsiasi motivo, molto spesso in maniera inspiegabile. Era una sorta di dubbio, indecisione, forse paura, che la coglieva all'improvviso, e allora ecco il muro.

Quando succedeva me ne rendevo conto subito… l'aria si rarefaceva, la temperatura cambiava, nemmeno le mosche avevano il coraggio di volare, perché sembrava che un rumore qualsiasi, anche minimo, potesse far venir giù una valanga.

Quella sera non fu diverso. Mangiammo quasi in silenzio. Le pennette, cotte al dente e piene di sugo erano una goduria per il mio palato. La carne dal sapore pepato, si scioglieva non appena toccava la lingua. Lei espresse per quel cibo la stessa emozione che avrebbe espresso per un piatto di insalata scondita. Le risposte alle mie domande su come era andato il giorno furono brevi e secche. Il muro, che tagliava la tavola a metà, era così gelido che potevo vedere il mio fiato trasformarsi in vapore. Finito di mangiare, presi un libro, accesi la lampada vicino la poltrona e mi misi a leggere. Bisognava essere pazienti, aspettare di vedere una crepa.

Fin'ora avevo sempre trovato una maniera per abbatterlo… riuscivo sempre a trovare una parola che attraversasse la barriera, che facesse aprire uno spiraglio. Poi bastava che riuscissi ad avvicinarmi, piano piano, e alcuni gesti facevano che il muro si sciogliesse da solo. Fare l'amore, dopo queste piccole crisi, era una cosa meravigliosa, un piacere estremo, pura felicità… come se fosse per l'ultima volta.

La osservai mentre lavava i piatti… una ciocca ribelle di capelli continuava a caderle sugli occhi nonostante i tentativi di lei di domarla con il polso… Si asciugò le mani e li tirò indietro, rivelando un gruppo di nei disposti a triangolo, che aveva tra orecchio e nuca. Il mio triangolo delle bermuda – pensai. Quante volte avevo visto da vicino quel punto, quante volte lo avevo baciato, e mi ci ero perso dentro… Chiusi gli occhi, aspirai profondamente per raccogliere anche la più piccola particella del suo profumo che c'era nella stanza e mi abbandonai alle fantasie assaporando con la mente ciò che sarebbe avvenuto dopo.

“Io vado a dormire” disse lei, interrompendo il mio sogno a occhi aperti.

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