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Scritto da nel Internazionale, Numero 65 - 1 Dicembre 2009 | 0 commenti

Libano: prove di democrazia





A quasi cinque mesi dalle elezioni e dal conferimento dell'incarico per formare un governo di unità nazionale, il primo ministro designato Saad Hariri sembra finalmente riuscito nell'impresa di mettere tutti (o quasi) d'accordo. Da lunedì 9 novembre, giornata di incontri serrati, il Libano ha un esecutivo. Quindici i ministeri nelle mani della maggioranza, dieci, molti dei quali strategicamente fondamentali, sono andati all'opposizione guidata da Hezbollah e cinque sono stati invece nominati dal Presidente della Repubblica Michel Sleiman pescando da una lista di indipendenti. Lunedì sera Hariri è stato ricevuto dal generale Sleiman nel palazzo presidenziale e dopo un'ora di colloqui per formalizzare definitivamente la squadra di governo, i due hanno raggiunto il presidente del parlamento Nabih Berri che in diretta televisiva ha dato lettura del decreto.

“Finalmente – ha detto Hariri nel corso di una conferenza stampa – il paese ha una guida condivisa e pronta a lavorare per servire gli interessi del Libano e dei libanesi. Riformare le istituzioni, rilanciare l'economia e risolvere il problema del debito pubblico in continua e inesorabile crescita saranno le nostre priorità”. Non un accenno invece alla politica estera e ai rapporti con Israele, Siria e Iran anche se molti analisti hanno sottolineato quanto il nuovo esecutivo sia figlio più del bene placet di Damasco più che degli accordi interni tra le forze politiche libanesi.

Cinque, come detto, i ministri scelti dal Presidente Sleiman: Ziyad Baroud e Elias Murr rispettivamente agli Interni e alla Difesa (entrambi riconfermati), Mona Ofeish, Adnan Sayyed Hassan e Adnan Qassar Ministri di Stato (in rappresentanza di tre diverse confessioni, Greci Ortodossi, Sciiti e Sunniti).
Quindici quelli scelti dalla coalizione del 14 Marzo, tra cui Raya Haffar alle Finanze, Tareq Mitri all'Informazione, Ibrahim Najjar alla Giustizia e Ghazi Aridi ai Lavori Pubblici.
Dieci infine sono i ministeri andati all'opposizione.
Il movimento sciita, Amal, mantiene il suo feudo storico al Ministero degli Esteri che sarà guidato dal fedelissimo di Berri (e di Assad) Ali al Shami) e conquista anche quello della Salute, a Mohammad Jawad Khalifeh e dello Sport, assegnato a Ali Abdullah. Il Partito per le Riforme e il Cambiamento, guidato dal generale Michel Aoun, si ritrova numericamente a dominare la scena con ben cinque dicasteri chiave: Telecomunicazioni (Charbel Nahhas), Industria (Ibrahim Dedeyan), Energia (Jibran Bassil), Turismo (Fadi Abboud) oltre a un Ministero di Stato in rappresentanza dei Cristiano Maroniti.

Non deve ingannare invece il fatto che Hezbollah abbia deciso di mantenere un basso profilo “accontentandosi” di due poltrone: Hussein Hajj Hassan all'Agricoltura e Mohammad Fneish allo Sviluppo. Il decreto presidenziale che ha dato formalmente vita a questo governo di unità nazionale contiene, infatti, un paragrafo in cui esplicitamente si fa riferimento al movimento guidato da Hassan Nasrallah e al suo diritto fondamentale alla resistenza armata per difendere il paese dalla minaccia israeliana.

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