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Scritto da nel Internazionale, Numero 65 - 1 Dicembre 2009 | 0 commenti

Mafia: questa sconosciuta

Forse è un accostamento un po´ azzardato, ma io vedo la mafia un po´come un grande esercito, come potrebbe essere quello americano, di cui la parte che più ci colpisce è quella che fisicamente compie la guerra, partendo dai generali fino ad arrivare ai soldati che con le
loro armi di vario tipo seminano morte e distruzione. Ma è la parte oscura quella più devastante, quella che manovra e che dirige: è quella ipocrita dei politici e di quelle brave persone che non sono come quei ..”pazzi soldati fomentati..” (poi da chi, ci si dovrebbe chiedere). La forza della mafia è proprio la sua, chiamiamola così, alterata percezione.

Mi chiedo, per esempio, come si possa pensare che, nella complessità non solo ingegneristica della strage di Capaci, non fosse stato indispensabile, l´apporto di una serie di tecnici e di “qualcuno” che possa aver permesso il posizionamento di esplosivi in un´autostrada trafficata giorno e notte? Persone che non incarnano certo lo status di mafioso “medio”, da fiction televisiva, che neanche sanno che cosa possa essere un circuito elettronico. Come per tutte le grandi opere ingegneristiche, dalla costruzione di un cavalcavia a un piccolo rifacimento stradale, sono necessarie specifiche professionalità e complicità degli apparati. Così anche per quello che riguarda, la Camorra, la `Ndrangheta, la Sacra Corona Unita, che flagellano le regioni di relativa appartenenza.

Il vero business, è più su, laddove però non si avverte quella violenza, quel disagio sociale e quella corruzione di anime e istituzioni causa dei più gravi disastri ambientali (anzi questo forse è uno degli aspetti che li unisce). Giù troviamo “l´esercito” ma la base logistica e i cervelli sono altrove.

La storia, più o meno accomuna tutte le mafie del mondo (per quelle di esportazione italiana le cose sono diverse). Esse sono nate quasi come un evento sociale sospinte da miseria e disperazione, partendo da Cosa Nostra per arrivare ai mungiki (legati in qualche modo ai mau mau Kenioti), diventando poi più violente e dannose degli eventi che hanno pensato di risolvere o combattere.

Nel caso italiano, soprattutto dopo l´assesto di un governo democratico, con una costituzione moderna, si sono sostituite a coloro che, nei primi decenni del `800, portarono quelle persone ad unirsi in cosche, esasperate da violenze ed estorsioni. L´assenza di uno stato, divenuto poi complice e quel codice d´onore che fa leva anche su un machismo assai diffuso e che, anche se non scritto, è rispettato sacralmente, sono una grande arma. Questo è uno dei motivi per cui riescono a godere dell´appoggio di una popolazione, di persone che, sia per timore, che per il fascino che emana questa sorta di stato parallelo, ne diventano un puntello. Tanto che questo “legame” fu molto importante addirittura per lo sbarco degli americani in Sicilia, durante la seconda guerra mondiale. Un accordo con alcuni boss italo-americani, in cambio della loro scarcerazione, rese molto più agevole infatti il passaggio delle truppe sull´isola.

Le cose poi si evolvono. Un surreale mix , tra paura e fascino, dovuto anche alla romanticizzazione cinematografica della mafia e alla suggestione “figa” alla Tony Montana, che trova sicuramente terreno fertile sulla mediocrità tipica italiana e non solo, creano quella “leggerissima” alterazione del fenomeno Mafia che intanto dilaga e cambia sempre di più il suo aspetto, oggi legato come mai alla vita quotidiana. Il tutto sorretto anche da un´informazione che ne parla alterandola, rendendola confusa e che canta spesso vittoria, dopo l´arresto di un boss, come se….

Quasi quasi anche quell´”oscuro legame” con lo stato, quei complotti raccontati come in un film americano sono affascinanti, tanto che, nell´animo di quelle persone che all´estero si sentono dire “Italia mafia, pizza e mandolino” nasce una sorta di identificazione e di collante culturale. E qui subentra un altro dramma: la rassegnazione. La stessa che nel corso della storia ha giocato più volte in modo determinante all´evolversi del destino di vasti gruppi di persone.

In questi tempi così contraddittori, guarda caso si sono triplicati gli arresti dei soliti boss. Non fraintendetemi, quando vedo quei gruppi di persone, soprattutto ragazzi, che fanno festa insieme ai poliziotti, perché uno Stato anti-mafia esiste, sono entusiasta, ma è quotidianamente sotto i nostri occhi il fatto che, grazie a scelte economiche e politiche molto discutibili, dalla costruzione dell´alta velocità, a cantieri di vario genere, nella sanità ancor più grave a leggi confezionate con tanto di fiocco (vedi processo breve e altre che quasi nenche vengono dette ), per questa gente si consuma la vera tragedia.

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